E' ormai il terzo post che dedico a Chesterton; i primi
due sono stati visitati poco e non hanno raccolto lo straccio di un commento,
ma non demordo, perchè diffondere i suoi capolavori per me equivale a una
piacevolissima missione.
Si sa che amo questo scrittore, e ribadisco che è stato
il più grande narratore di storie poliziesche di tutti i tempi; assente nelle
classifiche ufficiali perchè troppo “vecchio” o perchè nel genere poliziesco si
è espresso solo con racconti e non con romanzi, fatto sta che Chesterton era un
titano della letteratura che si cimentò nella letteratura di genere, un
autentico grande artista che, come Poe e Stevenson, “discese nei generi bassi”
lasciandoci, come loro , dei capolavori assoluti.
Definito da John Dickson Carr uno dei testi
fondamentali della letteratura poliziesca, definito dai due cugini Manfred Lee
e Frederic Dannay ( ovvero i due autori che si firmavano come Ellery Queen) il
“Libro-miracolo del 1911”, questa prima delle avventure di Padre Brown è
senz'altro la più grande raccolta originale di racconti polizieschi mai uscita;
nessun'altra, da “Le avventure di Sherlock Holmes” a “Hercule Poirot indaga”
alle “Avventure di Ellery Queen” possono anche solo sperare di accostarvisi.
Un libro miracolo, è vero, che a 102 anni dalla
pubblicazione non ha perso un filo di smalto, una libbra del suo peso per la
storia del genere; racconti imitati, talvolta perfino plagiati, ma mai
raggiunti.
Questo per due fattori; una prosa da grandissimo artista
che è impossibile ritrovare nella letteratura di genere ( dove non mancavano i
veri talenti artistici, da Chandler alla Sayers alla Tey...ma nessuno come GKC
) e delle trame poliziesche che sono delle vere bombe, con delle soluzioni
sbalorditive ancorché sempre plausibili e logiche, che giustamente fecero
saltare sulla sedia Carr, Queen, la Christie e tutti i futuri titani.
Come diceva Jorge
Luis Borges, Chesterton è l'unico vero erede di Edgar Allan Poe, solo che io
credo che l'allievo abbia ampiamente superato il maestro; Poe non ci dice chi è
la misteriosa apparizione alla fine della maschera della Morte Rossa,
oppure quale sia il delitto dell'uomo
della folla; sono racconti fantastici che restano tali. Chesterton andò oltre,
lui riuscì a spiegare razionalmente eventi che parevano del tutto
soprannaturali, pur lasciando, sempre parafrasando Borges, un'inquietante
ambiguità di fondo che non si scioglie nemmeno dopo la spiegazione finale;
questa magia, questo misticismo giustifica appieno la grande ammirazione che
Franz Kafka e Italo Calvino avevano per lo scrittore.
Mesi fa (post del 30 luglio) avevo analizzato il
racconto a cui sono più affezionato, ovvero l'uomo invisibile; ma ora mi sono
ripromesso (con i dovuti tempi) di fare per le storie di Padre Brown il lavoro
che sto facendo per i racconti di Sherlock Holmes, ossia un'analisi di tutti i
racconti (e perdonatemi la tempistica da giustizia Italiana, ma il tempo è poco
e le cose vanno fatte per bene).
Anche perchè la saga di Holmes e quella del piccolo
prete hanno più di un punto in comune; sono raggruppati entrambi in cinque
raccolte, la lunghezza è sulle venti pagine, e anche il numero di racconti è
quasi identico (56 di Holmes contro 51 di Padre Brown).
Spiace dire che le analogie di fermano qui (ne ho
un'altra; sono di piacevolissima lettura) perchè Conan Doyle era un ottimo, robustissimo
narratore positivista e scientifico (lasciamo perdere che poi diventerà un
credulone spiritista) mentre Chesterton era un artista che risolveva gli enigmi
non col solo raziocinio ma anche con ragionamenti teologici e filosofici, e
soprattutto scavando nella coscienza di vittime e colpevoli, mettendo a nudo i
loro sentimenti. Infatti, molti racconti con padre Brown sono anche commoventi,
in quanto mostrano realtà meschine e desolate di carnefici che sono al tempo
stesso anche vittime; e quella di Chesterton non è la compassione poco
partecipe che si ritrova negli autori ottocenteschi (vedi anche lo stesso Conan
Doyle, con le sue melodrammatiche storie di forzati accusati ingiustamente e
vendette passionali, che magari giustificano ma senza comprendere), è
un'autentica pietas derivata dalla consapevolezza che essere uomini tra gli
uomini è importante quanto e più che essere preti e credenti; in questo sta la
grandezza di Padre Brown, sapere di essere un uomo prima ancora che un ministro
di Dio, e sapersi calare nei panni del criminale, come se i crimini li avesse
commessi lui stesso.
In questa prima raccolta, uscita come detto nel 1911,
sono presenti 12 racconti, scritti dal 1908 in poi e pubblicati, come
consuetudine dell'epoca, in giornali e riviste.
Come sempre, all'analisi di ogni racconto seguirà il
giudizio, da uno a cinque asterischi; vi garantisco che stavolta cercherò di
applicare un metro il più possibile severo per cercare di essere credibile, in
quanto la tentazione di dare 5 stelline a tutti i racconti è fortissima.
Un’ultima cosa; per ogni racconto sarà precisata
l’ambientazione dello stesso, in quanto mentre Sherlock Holmes si muoveva quasi
solamente tra Londra e la campagna Inglese Padre Brown invece lo si poteva
trovare con estrema disinvoltura sia in Inghilterra che in Francia, Spagna,
Sudamerica e anche Italia. Quindi ambientazioni molto varie, un vero valore
aggiunto.
1- LA CROCE AZZURRA
*****
Renato Rascel e Arnoldo Foà nei panni di Padre Brown e Flambeau; perfetti
3- GLI STRANI PASSI
*****
5- L'UOMO INVISIBILE
*****
6- L'ONORE DI ISRAEL GOW ****
La cosa curiosa è che questo racconto nelle antologie
di quasi tutti gli altri autori di gialli sarebbe una punta di diamante e in
questa invece è un “parente” povero, una cosa incredibile.
7- LA FORMA ERRATA ****
In questo
racconto si hanno numerosi riferimenti al passato di Flambeau, ormai amico
inseparabile dei Padre Brown, il quale gli dice una frase meravigliosa, che
vorrei sentirmi dire anch’io almeno una volta nella vita; “Flambeau, sei il
solo amico che ho al mondo; vorresti sederti accanto a me per parlare, oppure
tacere, assieme?”
8 – I PECCATI DEL PRINCIPE SARADINE *****
9 – IL MARTELLO DI DIO
*****
L’idea del delitto impossibile e apparentemente
ultraterreno sarà poi imitata, e
senz’altro superata, da maestri quali John Dickson Carr o Ellery Queen;
certamente come ingegnosità sono andati oltre, ma con Carr e Queen non ci si
commuove.
10- L'OCCHIO DI APOLLO
***
11 – ALL'INSEGNA DELLA SPADA SPEZZATA *****
Con una maestria impareggiabili, l’autore, usando il
principio che “ per nascondere al meglio una foglia bisogna metterla in una
foresta, e la foresta non esiste bisogna crearla appositamente” Smonta la leggenda di un immaginario fiero
condottiero che la storia inglese glorifica senza riserve da generazioni.
Racconto adorato da Borges, il quale lo avrà ben presente quando deciderà di
scrivere il suo breve, folgorante racconto
“Tema del traditore e dell’eroe”.
12 – I TRE STRUMENTI DI MORTE ****
Un altro racconto esemplare sulle false apparenze, in
cui niente è ciò che sembra; un uomo, considerato da tutti un benefattore e
l’allegria fatta persona, viene trovato morto dopo essere caduto da una
finestra della sua casa; conoscendo la persona nessuno pensa al suicidio e si
scatena una caccia all’assassino, e ben due uomini innocenti saranno
sospettati; meno male che Padre Brown, impareggiabile conoscitore della natura
umana, riuscirà a far emergere una verità insospettabile.
Termino con dei "consigli per gli acquisti"; se siete interessati, vi consiglio di evitare la raccolta delle edizioni Paoline, perché è piuttosto costosa, con una traduzione bella ma antiquata e poco fluida e inoltre manca l'ultimissimo racconto della saga, "Il vampiro del villaggio". Io vi consiglio di andare sull'edizione Newton, ben tradotta e a prezzi abbordabili (vi sono compresi tutti e 5 i volumi della saga), ossia questa;
Bellissima sarebbe anche l'edizione della Morganti editore curata personalmente da Paolo Morganti nella sua bellissima collana "Chestertoniana"; costa 15 euro, ma è l'eccellenza.