mercoledì 11 marzo 2015

"LACRIME INNOCENTI" DI RHYS BOWEN


 

Una delle funzioni del giallo Mondadori, e comunque di tutte le collane di libri da edicola Mondadori (Urania, Segretissimo, Romanzi sentimentali) è quello di fornire libri di facile appeal a poco prezzo a chi deve partire per un lungo viaggio in treno, aspettare un aereo che non arriva, fare una veglia all’ospedale per lavoro o per assistere un parente, o comunque per ingannare il tempo in situazioni di potenziale disagio. Ci sono libri che è bello gustare nel silenzio della propria stanza o nel verde di un parco, ma ci sono anche libri capaci di farci compagnia nel caos, e in questo le edicole sono come delle oasi in un deserto di caos e confusione, e non a caso non mancano mai in stazioni e ospedali.

Questo mese nei Gialli sono usciti, tra gli altri, un inedito di Richard Austin Freeman e “Lacrime innocenti” libro del 2012 (Titolo originale Hush now, don’t you Cry) scritto da Rhys Bowen, scrittrice ormai navigata anche nel campo del poliziesco, grazie alle serie di Evan Evans, Lady Georgianna Rannoch e questa con protagonista Molly Murphy, la detective in gonnella di origine Irlandese trapiantata a New York.
 
 

E se il libro di Freeman (e ora mi riallaccio al noioso preambolo di qualche riga fa) rappresenta per me un’eccellenza da gustarsi in religioso silenzio io-dentro-una stanza-e-tutto-il-mondo-fuori, il romanzo della Bowen l’ho preso perché lo credevo il perfetto “libro da treno e/o turno di notte”, un testo da leggere per puro svago, senza nessuna aspettativa.

Così avevo letto due libri della serie di Lady Georgiana, due simpatiche spy-stories abbastanza puerili come intreccio ma pervase di un umorismo pungente e quasi dissacrante che rende la lettura veramente gradevole, e a tratti irresistibile.

Col medesimo stato d’animo, quindi, mi sono preparato a questo “Lacrime innocenti”,ma, forse perché come detto non avevo grandi aspettative, questo titolo mi ha sorpreso, e non poco, in positivo.

 
 
Essendomi perso la scorsa estate “L’ultima illusione” era il  mio primo approccio alla serie di Molly Murphy, qua purtroppo già al suo decimo capitolo, visto che, al contrario che per Lady Georgiana, non si è tradotta la serie dal primo libro e in ordine cronologico, ma è stato proposto prima il nono, poi l'undicesimo romanzo; peccato, perché la Molly di Lacrime innocenti è ormai una donna sposata col capitano della polizia di NY  Daniel Sullivan, e visti i continui riferimenti ai romanzi passati, coi quali la scrittrice mantiene la continuity, ci siamo persi tutto l’evolversi del personaggio di Molly e del suo rapporto con Daniel; a quanto pare, durante la saga i due sono giovani di belle speranze che si conoscono in circostanze burrascose, si odiano, poi si innamorano, e tra mille difficoltà si sposano; tutto questo purtroppo può darsi che non lo sapremo mai, ed è un gran peccato. Si, dispiace perché questa serie è decisamente più vicina al poliziesco tradizionale che non quella di Lady Georgiana, e non capisco proprio perché non abbia avuto la precedenza; misteri del GM.

Comunque, visto che ormai la frittata è fatta, potete leggervi lo stesso con molto diletto questo Lacrime innocenti.

All’inizio del romanzo, i due sposini novelli riescono a partire per la sospirata luna di miele, lontano dal caos della grande mela, che anche nel 1903, anno d’ambientazione della storia, doveva essere un trambusto mica male.

I due si recano a Newport, una incantevole località sulla costa non lontana dalla città, in un cottage messo a disposizione di Daniel dal consigliere comunale Brian Hannan, un invito apparentemente fatto per pura amicizia ma che in realtà nasconde anche una richiesta di aiuto; Hannan, infatti, in pieno ottobre ha deciso di convocare tutti i parenti in una residenza usata solo per l’estate, per una questione che al momento resta avvolta nel mistero, e gradirebbe avere vicino un ufficiale di polizia.

Molly e Daniel, per alcuni ritardi accumulati, giungono nella località a sera ormai inoltrata, e devono farsi tutta la strada a piedi fino al cottage, sotto un furioso temporale; entrati nella proprietà di Hannan, detta Connemara, scorgono una torretta adiacente alla grande casa padronale; mentre  lo Sguardo di Molly è rivolto verso il sinistro edificio, un lampo illumina una finestra, e la giovane donna vede il volto di una bambina che sembra sorriderle in modo inquietante.

I due ben presto si accorgono che la proprietà è deserta, e non c’è nessuno ad attenderli, e si adattano a passare la notte nella stalla, con un giaciglio di fortuna ricavato da un mucchio di fieno (con tanto di coraggioso amplesso una volta tolti gli indumenti fradici…). Poi la situazione si sistema, ma a Daniel l’avventura notturna costa una brutta infreddatura che poi degenera in polmonite.

Il giorno dopo, mentre Molly fa amicizia con la governante e il personale di Connemara, iniziano ad arrivare i parenti di Hannan al gran completo, variegata umanità di nuovi ricchi più o meno antipatica. E ben presto Molly scopre un particolare a dir poco angosciante; il viso della bambina da lei visto è quello della nipote di Hannan, la piccola Colleen, che disgraziatamente risulta defunta in circostanze misteriose qualche anno prima. Ma Molly, contraddicendo la sua natura Irlandese, non crede nei fantasmi, e siccome non ha altro da fare con un marito messo fuori gioco dalla malattia, inizia a indagare sui piccoli misteri degli Hannan: e i piccoli misteri diventano grandi quando il patriarca tanto atteso da tutti verrà ritrovato cadavere, sfracellato ai piedi della stessa scogliera dove anni prima fu trovata morta la bambina… chi poteva volere la morte di un uomo tanto benvoluto dai suoi stessi familiari? E c’è una connessione tra questa morte e quella della piccola Colleen?

Insomma, come si vede, un poliziesco dal sapore decisamente retrò e con atmosfere soprannaturali non tanto di stampo Carriano quanto similari a quelle di alcuni romanzi di Edgar Wallace; ma ben presto la narrazione assume toni goticheggianti quasi da sorelle Bronte, e solo l’innata leggerezza della penna dell’autrice evita al romanzo di scadere nel feuilleton puro; con la buona, anzi ottima gestione della Bowen, la trama non è mai banale o ridicola, e alla fine il tutto risulta piuttosto armonioso, con qualche sbavatura ma di poco conto. E anche la scoperta dell’assassino e del suo movente non è banale, e l’autrice, molto leale, offre al lettore un paio di indizi importanti per permettergli di arrivare alla verità prima di Molly, che in un finale dal sapore molto classico riunisce tutti i possibili colpevoli  in un tea-party, e nel bel mezzo di esso fornirà la prova per smascherare il diabolico/a omicida.

Insomma, questo Lacrime innocenti alla fine si è rivelato ben più di un passatempo da treno senza troppe pretese; un testo spigliato, scorrevole, senza un momento di stanca e con una trama credibile e senza cedimenti. I libri con Lady Georgiana sono, e forse resteranno, delle adorabili sciocchezzuole tra mystery e spy Story, ma questo libro con Molly Murphy è un poliziesco classico di tutto rispetto. E sono felice che se ne scrivano ancora adesso, di opere valide.

 

 

venerdì 6 marzo 2015

NOVITA’ DAL MONDO EDITORIALE, PIACEVOLI E NON.


 

Questo 2015 è iniziato in modo strano, diverso dagli altri; se prima il trend era acquisito e le sorprese poche, ora abbiamo avuto diversi scossoni e ribaltoni, che hanno rivoluzionato, a mio parere non sempre in peggio, il panorama librario di noi giallofili.

Credo che, in ogni situazione (e specialmente per cose della vita non trascendentali come queste), quando si hanno notizie belle e brutte sia meglio partire dalle brutte.

A dire il vero la mala nuova è una sola, ma bella pesante che vale per cinque; sembra che i Bassotti Polillo siano giunti al capolinea. Fin dall’inizio dell’anno circolavano voci, che ora ritengo più che fondate, sulla chiusura della collana e dell’intera casa editrice Polillo; si spera solo che questa sia una cosa temporanea, magari un problema da risovere per poi ritornare a gonfie vele, ma in questi casi tendo a essere pessimista. E certo non aiuta, in casi come questo, il silenzio totale della casa editrice, sia sul sito ufficiale che sui social; portare un minimo di rispetto verso tanti lettori fedeli (magari pochi, vista la cessata attività, ma comunque buoni) e spiegare loro la situazione mi pareva il minimo, invece ci siamo dovuti affidare alle solite voci di piazza, anzi di tastiera. Comunque, davvero un gran peccato, ma, come cantava Califano, “Non escludo il ritorno”.

Ma per una casa editrice che cessa le pubblicazioni, ce n’è un’altra che invece le ha incrementate; parlo della benemerita Castelvecchi, che sta editando negli ultimi mesi varie perle; non tanto gialli classici della golden age, quanto proto-gialli, i testi di partenza che hanno poi portato alla definizione del genere.

In meno di un anno si sono infatti avuti, tutti ritradotti, due volumi con le storie di Thorndyke di Freeman, le prime avventure del Rouletabille di Leroux, le storie di Richard Hannay by John Buchan, il Raffles di Hornung, provetto ladro gentiluomo, il bellissimo “Il grande impostore” di Oppenheim, e i primi due volumi della ristampa cronologica dei romanzi di Augusto de Angelis col commissario de Vincenzi. Davvero non male, un’iniziativa meritoria e coraggiosa. I prezzi sono invero un poco alti(dai 17 ai 23 euro)  , forse troppo per libri scritti 90-100 anni fa, ma sono comunque testi di prima qualità.

Le altre novità piacevoli vengono invece dalla collana simbolo di tutti noi appassionati, il caro vecchio giallo Mondadori. Non posso fare a meno di notare, negli ultimi mesi, una cura editoriale davvero competente e di qualità; se prima mesi ottimi e mesi scialbi si alternavano, adesso la qualità delle uscite è costante, e questo perché, ogni mese, si cerca di accontentare tutti i tipi di lettori possibili, fare si che ogni appassionato di polizieschi non possa fare a meno di acquistare almeno un titolo.

Prendiamo il mese corrente; nel Giallo inedito abbiamo due autori contemporanei, l’italiano Enrico Luceri con un thriller efferato che soddisfa gli amanti delle storie a tinte forti ambientate nel nostro paese, e un romanzo di Rhys Bowen, autrice  che anni fa non avevo proprio capito (tanto da denigrarla..) e che adesso invece prendo a scatola chiusa, in quanto apprezzo sia la serie con l’inglesissima Lady Georgianna Rannoch che quella con l’Irlandese trapiantata in America Molly Murphy. Sono romanzi ambientati nella prima metà del secolo scorso, rilassanti e accattivanti, pervasi di umorismo e sentimento; l’ideale per rilassarsi dopo una giornata stancante, con una storia leggera e simpatica.

Nei classici, abbiamo decisamente il botto, ossia nientemeno che un INEDITO di Richard Austin Freeman. Innanzitutto, notiziona, siamo ritornati agli inediti nei classici, cosa che, racconti della Allingham a parte, per un romanzo non succedeva da anni. Questo vuole dire avere un romanzo che  qualitativamente vale almeno quanto un bassotto Polillo a soli 4,90…perché diciamocelo, è bello, è una goduria, avere un inedito di un grande autore splendidamente curato e tradotto da Marco Boncompagni, e pagarlo così poco. Quasi 16 euro tutti in una volta mi pesano, nemmeno 5 euro li spendo a cuor leggero.

L’altro classico è un Perry Mason; ormai è una vera Gardner mania, nella redazione devono aver deciso di ristampare tutto il corpus con l’avvocato del diavolo in pochi anni, visto le 2 uscite in 3 mesi. Non sarò io a sollevare obiezioni, peccato solo che, anche alla ventesiam ristampa, saranno sempre le vetuste e incomplete traduzioni originarie.

E la finora ottima annata dei GM prosegue anche il mese prossimo; abbiamo Fantasma in mare di Carr (forse in traduzione integrale by Boncompagni…),  Le pentole del diavolo di Nicholas Blake, un Anne Perry…c’è da essere soddisfatti.

E, infine, non dimentichiamoci della collana degli apocrifi di Sherlock holmes; l’ultimo che riprende temi e atmosfere del Prigioniero di Zenda mi è piaciuto non poco ( spero di recensirlo entro breve…) e anche l’avventura di questo mese mi stuzzica. Sinceramente, dopo un inizio con storie troppo moderne, in stile Blockbuster  e abbastanza fuori canone, gli ultimi apocrifi più brevi, meno spettacolari ma più aderenti alle atmosfere di Doyle, non mi dispiacciono affatto.

Quindi, in definitiva, i vecchi gialli Mondadori ci salveranno ancora. Viva i libri da edicola, economici e, sempre più spesso, anche di qualità.

 

 

lunedì 2 marzo 2015

"DINASTIA DI MORTI" DI CORNELL WOOLRICH.


I primi amori non si scordano mai, nemmeno quelli letterari. Ognuno di noi, lo ammetta, ha qualche libro del cuore, un romanzo letto in un momento particolarmente felice della vita o comunque quando si cercava proprio quel testo, il libro giusto al momento giusto; per questi determinati libri si nutre un amore viscerale e comprensibilmente parziale, si tende molto volentieri a soprassedere sui difetti guardando solo ai pregi.

Poi gli anni passano, la cultura aumenta, la capacità critica si affina, e spesso viene voglia, ricordando il testo tanto amato, di rileggerlo per vedere se esso, dopo una nuova lettura, è ancora capace di suscitare il medesimo innamoramento di tanti anni prima.

Con “Dinastia di morti”, titolo originale “Strangler’s serenade” pubblicato da Woolrich nel 1951 con lo pseudonimo di William Irish, avevo appunto un simile rapporto. Lo lessi per la prima volta a 16 anni, nella caldissima estate del 1998, nel mio amato (e ricordato nel post precedente su Olesker) omnibus “I magnifici sette del giallo”  uno dei pochi disponibili nella vecchia biblioteca comunale del mio paese, e ne rimasi letteralmente folgorato; straordinarie sequenze di suspense, momenti di pura paura, una piacevole storia d’amore; tutto quello che può elettrizzare a quell’età. poi, l’anno dopo, vidi in edicola, ancora fresco di stampa, il classico del giallo n.842 (tradotto integralmente dalla Francavilla, versione quindi consigliabile anche l’eidizione più vecchia tradotta da Bruno Just Lazzari non è affatto male), e lo portai subito a casa; la rilettura risultò altrettanto emozionante, e il romanzo diventò definitivamente un testo “cult”.
 


Per cui ieri, in una piovosa domenica adattissima alle atmosfere del romanzo, ho deciso di rileggerlo con qualche titubanza; e se mi deludesse? E se uno dei miei coup de foudre letterari, uno dei libri che mi ha fatto affezionare al genere, risultasse irrimediabilmente datato? In fondo siamo ben lontani dal grande Woolrich della serie nera, questa è una delle sue opere minori, un thriller avventuroso con un assassimo da scoprire in fondo abbastanza convenzionale, per giunta ambientato non in una grande città o nel profondo sud (palcoscenici ideali dei capolavori dell’autore) ma in una realtà estremamente rurale, un isolotto di 200 abitanti tra Boston e New York; insomma, il tutto non era certo nelle corde dell’autore.

Ma vediamola, la trama; un bel giorno di inizio estate, il giovane ispettore di polizia Champion Prescott, Newyorkese duro e puro, dopo essere stato ferito in una sparatoria viene mandato forzatamente in vacanza a Joseph’s Vineyard, sperduto isolotto abitato da contadini e pescatori. Prescott vi si reca malvolentieri, non si trova con i rurali abitanti, ma la conoscenza di una bellissima pittrice, Susan Marlow, peraltro sua concittadina che possiede una casetta nell’isola, lo fa decisamente acclimatare.

copertina originale "hot"

Non fa nemmeno in tempo ad arrivare che subito alcune persone iniziano a morire in modi misteriosi; sembrano incidenti, ma Prescott (che sfiga, povero assassino, compiere i suoi misfatti proprio quando un segugio della grande mela arriva a rompere le uova nel paniere…) dimostra che in realtà sono dei raffinati, diabolici omicidi. Le persone continuano a morire in modi alquanto spettacolari ( omicidi superbamente narrati dall’autore, che era un creatore di atmosfere nato, efficace anche nei romanzi scritti più di malavoglia) la comunità chiusa e in fondo violenta come quella dei padri fondatori insorge e incolpa un povero ritardato, giungendo fino a organizzare un linciaggio (una sequenza abbastanza anacronistica, nell’east coast degli anni cinquanta…) sventato da Prescott, che oltre a combattere l’assassino dovrà combattere anche i pregiudizi. Insomma, pian piano si arriva a capire cosa collega quelle morti misteriose (un movente abbastanza confuso e cervellotico a dire il vero, che appesantisce il testo) e dopo una emozionantissima notte d’orrore che coinvolgerà tutti i protagonisti della vicenda (ovviamente anche Susan, innamorata cotta del bell’ispettore) tutti i nodi verranno al pettine, e l’omicida (facilissimo da individuare, visto che l’autore presenta una rosa di sospettati veramente esigua) pagherà il fio delle sue colpe. E a Prescott non parrà vero di tornare a NY per riposarsi dalla terribile vacanza, e ovviamente non tornerà solo.

Dunque, la lettura di questo libro dopo quasi 16 anni dall’ultima volta è stata deludente? No.

Certo, il testo è quello che è; ci sono incongruenze, forzature un poco puerili, l’idendità dell’assassino è scontata, la storia d’amore che all’epoca mi parve palpitante è convenzionale al massimo, e si capisce quanto l’autore fosse a disagio con le storie romantiche a lieto fine.

Però ci sono tanti momenti esaltanti; il suspense è gestito egregiamente, i personaggi sono piuttosto verosimili (su tutti Lon Bardsley, figura di “scemo del villaggio” sfaccettata e attendibile), i due protagonisti sono simpatici, e il testo non conosce momenti di noia, spiegone del movente a parte. E l’atmosfera avventurosa quasi da “giallo dei ragazzi” che permea alcune sequenze in fondo è un valore aggiunto, un piacevole retrogusto vintage che fa sempre piacere.

Insomma, un Woolrich atipico e molto distante dai testi più celebrati, ma che nonostante tutto merita di essere letto a qualsiasi età. Anzi, per un adolescente, meglio cominciare a esplorare la narrativa dell’autore da un romanzo come questo, piuttosto che dalla serie nera; per il pessimismo e il fatalismo c’è tempo, prima è meglio divertirsi.