martedì 29 novembre 2016

"MAIGRET E GLI ARISTOCRATICI" (O MAIGRET E I VECCHI SIGNORI) DI GEORGES SIMENON.

Tutte le volte che dichiaro che la serie del commissario Maigret è la vera “Comedie Humaine” del ventesimo secolo, sembra sempre che parta la sparata dell’appassionato di letteratura popolare che si vuole cimentare in paragoni importanti, ma ad ogni nuova lettura o rilettura di un romanzo del ciclo, la mia convinzione non solo rimane tale, ma si rafforza.
In fin dei conti la saga di Maigret, prima itinerante per tutta la provincia Francese (e ben oltre;Belgio, Olanda, perfino New York) e poi raramente ambientata fuori da Parigi e dintorni, ci ha regalato un affresco pressoché totale di una capitale Francese ormai talmente stravolta nel tessuto sociale e nell’urbanistica che quella Simenoniana risulta al lettore odierno (specialmente per chi conosce la città com’è adesso..io purtroppo ancora non ci ho messo piede) quasi un mondo fiabesco, una pura astrazione idealizzata come l’Ovest selvaggio di John Wayne o l’Inghilterra degli Squire e dei villaggetti.
Ma comunque la Parigi di Simenon, al contrario di altri mondi mitici, esisteva eccome, e l’autore ce l’ha presentata veramente in tutti i suoi aspetti; dai quartieri più popolari densi di commoventi perdenti Brassensiani(Maigret e il ladro pigro, Maigret e l’uomo della panchina, Maigret e il cliente del sabato) ai clochard lungo la Senna (Maigret e il vagabondo) ai nuovi quartieri-dormitorio proliferati dal dopoguerra in poi (La ragazza di Maigret) ai delicati ritratti di donna (Cecile, Maigret e la giovane morta) e soprattutto ci ha presentato via via i nuovi Parigini; gli immigrati Polacchi di “Un’ombra su Maigret” o il Libanese dell’omonimo romanzo, i giovani beatnik di Maigret e il ladro, niente e nessuno è sfuggito all’occhio critico benevolo e spietato al tempo stesso quando incredibilmente acuto dell’autore.

Ma prima del 1960, in un periodo della serie che molti ritengono già di decadenza ma che per il sottoscritto, come ho dichiarato altre volte, è quello con molti dei romanzi più belli, Simenon azzardò molto ambientando un suo romanzo (Dopo il celeberrimo Caso Saint-Fiacre) nel mondo dell’aristocrazia; nella Parigi postbellica in pieno fermento politico e sociale i tipi più in evidenza erano ben altri, tanto che la minoranza di sangue blu, privata di molto del suo blasone, in piena decadenza e con molti dei suoi rappresentanti ormai anziani, era considerata alla stregua di un fastidioso anacronismo, dei relitti avulsi dal nuovo contesto sociale.
Ma Simenon, che oltre che un genio era un uomo sensibilissimo, riuscì a rendere giustizia a queste persone in fondo sfuggenti e misteriose, spesso vittime del loro stesso augusto nome; Maigret, infatti, viene chiamato in seguito al ritrovamento del cadavere del conte di Saint-Hilaire, noto ex ambasciatore in persona, ucciso da ben quattro colpi di revolver nel suo studio da qualcuno che lui stesso aveva fatto accomodare. Maigret, che si sente in preda a una soggezione che sfiora il disagio in quell’ambiente di nobili a causa della sua infantile adorazione per la sfuggente e altera contessa di Saint-Fiacre (geniale il rimando al capolavoro scritto quasi trent’anni prima) considerata dal Maigret bambino come una sorta di dea benigna, inizia a indagare sulla vita del morto, e viene a conoscenza di una storia assurda che sembra tratta da un romanzo d’appendice di tanti decenni prima in stile Feval o Bourget, ovvero quella di un amore durato una vita e rimasto platonico per motivi di etichetta tra il morto e la contessa Isabelle, un amore nato in gioventù vissuto intensamente, con appassionate missive quotidiane, un continuo spiare in silenzio l’uno la vita dell’altro (sarà casuale il rimando al meraviglioso racconto “Wakefield” di Nathaniel Hawthorne? Chissà se Simenon lo conosceva…) vedersi appassire, invecchiare, sempre da lontano; a questa emozionante vicenda rievocata durante tutto il racconto si alterna la mediocrità degli eredi e dei parenti più giovani dei due nobili, persone meschine incapaci anche solo di capire tutto quel sentimento. Ma sarà uno di loro, giovanissimo e più sensibile degli altri, a incanalare il caso sui giusti binari, e un simpatico abate a fornire a un Maigret provato e commosso la (per niente scontata) soluzione.

Insomma, questo “Maigret et les vieillards” (Maigret e i vecchi signori nell'edizione Adelphi) ha tutti i pregi dei migliori romanzi Simenoniani senza averne i difetti, assolutamente uno dei migliori del ciclo, da recuperare senza esitazioni. E preparate qualche fazzoletto vicino al comodino.

domenica 13 novembre 2016

"I MISTERI DI CHALK HILL" DI SUSANNE GOGA.

Quando si acquista un romanzo avendo buone aspettative su di esso e queste non vengono deluse è una gran bella sensazione per un lettore, ma ve ne è una ancora migliore; acquistare un libro senza aspettarsi molto e trovarsi invece tra le mani un prodotto di gran lunga migliore di quel che si crede.
E’ stato questo, per me, il caso de “I misteri di Chalk Hill”, della giovane Tedesca Susanne Goga, al suo primo romanzo tradotto in Italia dalla fiorentina Giunti Editore.

                                           L'autrice (fonte immagini; sito Giunti editore)

Ammetto che avevo adocchiato questo romanzo in libreria un annetto fa, ma troppo era il timore che si rivelasse un ennesimo romance scontato, un epigono degli epigoni, e lo trascurai; ma una entusiastica recensione sul blog l’Oeil de Lucien, fonte inesauribile di consigli per il sottoscritto, mi ha fatto decidere per l’acquisto, anche per il prezzo irrisorio (soli 6,90 per un romanzo di 400 pagine) dell’edizione economica uscita da poco.
Lo presi a fine agosto, nel momento in cui l’estate, anziché declinare, decise di fare la voce grossa, e rimandai la lettura di questo mystery goticheggiante a un clima più adatto, che in questa prima parte di novembre non ha certo deluso in quanto a sere buie e tempestose.
Che dire; me lo sono letto in tre sere, con sconfinato diletto.


Inizio col dire che la trama è quella che ci si aspetta; una storia del mistero con venature gotiche e atmosfere Collinsiane, ma riproposte con verve e originalità, senza essere un rifacimento, come dichiarato da qualche recensore, del Jane Eyre di Charlotte Bronte; anzi, tra la trama delle due opere le similitudini sono davvero poche, casomai abbondano i riferimenti non solo a Collins ma anche alla Braddon, fino ad arrivare a John Dickson Carr, non per le trame mirabolanti quanto per un certo sottofondo magico-demoniaco che aleggia sullo sfondo, atmosfere nelle quali il romanziere Americano era maestro.
La storia, in fin dei conti, è abbastanza semplice; una giovane e sensibile (ma al tempo stesso volitiva e determinata) istitutrice Tedesca di nome Charlotte Pauly giunge nella splendida tenuta di Chalk Hill, appartenente al severo e tormentato Sir Andrew Clayworth, rimasto da poco vedovo, per prendersi cura di sua figlia Emily, una bambina di otto anni intelligente e molto sensibile, che manifesta evidenti disturbi legati alla recente tragica perdita della madre, morta suicida. E’ presto evidente che sulla magione aleggiano svariati misteri, di sospetta origine ultraterrena, in quanto la presenza della morta alleggia greve.
A questa storia si intreccia, per poi incontrarsi, la sottotrama riguardante Thomas Ashdown, brillante e curioso giornalista e critico teatrale che, dopo essere entrato a far parte di una società il cui obiettivo è studiare i fenomeni soprannaturali in modo scientifico smascherando al tempo stesso imbroglioni e ciarlatani (siamo alla fine del diciannovesimo secolo, epoca nella quale l’interesse per lo spiritismo era al massimo fulgore) giunge proprio a Chalk Hill per appurare quanto ci sia di vero nelle strane visioni della piccola Emily e di altri membri della servitù.
Sarebbe un delitto rivelare oltre, basta sapere che la suspense è gestita egregiamente, e i colpi di scena sono molteplici e per niente scontati; e poi, questo va sottolineato, la Goga ha una prosa di una leggerezza e nitidezza fuori dal comune, non ci sono pagine di troppo e tempi morti, e soprattutto l’autrice riesce a inchiodare il lettore alla poltrona senza premere sul pedale degli effettacci o del sesso sfrenato come ormai accade per molti romance contemporanei (anzi, se proprio si deve fare un appunto al romanzo, forse la storia d’amore, che comunque è presente, è troppo sacrificata rispetto ad altri aspetti, cosa che so già ad alcune mie lettrici non farà piacere…) ottenendo il risultato prefisso senza alcun bisogno di tinte troppo forti.


Certo, è ovviamente molto prematuro affermare che la letteratura ha trovato una nuova Shirley Jackson o Susan Hill o Sarah Waters, ma un altro banco di prova è ormai imminente; segnalo infatti che il prossimo mercoledì, 16 novembre, uscirà sempre per Giunti il secondo romanzo dell’autrice tradotto in Italiano, “Il segreto di Reverdiew college” che dalla trama promette faville; sarà il mio regalo di compleanno, ho molta fiducia in questa autrice, perché, comunque vada, questo “I misteri di Chalk Hill” è un romanzo che merita davvero di non finire nell’oblio, un piccolo capolavoro che spero col tempo diventi un classico del romanzo gotico contemporaneo.

giovedì 10 novembre 2016

RIPARTIAMO?....

Cari lettori e followers di "Assassini e gentiluomini",


Siccome, come canta Venditti "Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano", sono lieto di annunciarvi che il mio congedo, che forse era un arrivederci, alla fine era un arrivederci davvero. Diciamo che non ci speravo, ma ora che le cose per me vanno leggermente (e dico leggermente) con ritmi più lenti, posso tornare a dedicarmi al blog ma soprattutto, e qui stava l'impresa, a leggere libri dei quali poi scrivere.

La decisione di tornare a scrivere è dipesa anche, e ve lo dico di cuore, dai tanti messaggi che ho ricevuto, veramente carini e ai quali era davvero difficile rimanere indifferenti. Spero però che molti di voi che mi seguono decidano di commentare, di partecipare; sarà più divertente per voi e per me.

In ogni caso sarà difficile per me scrivere con la stessa frequenza di prima; dovrete accontentarvi, temo, di pochi post, ma si spera buoni.

Insomma, spero sarete con me in questa nuova vita di "Assassini e gentiluomini 2.0", vi aspetto numerosi!!

Omar.