Ormai da qualche mese, uno degli obiettivi che mi sono
posto per questo blog, per evitare che esso risulti troppo dispersivo, è quello
di parlare di quei vecchi gialli mondadori (lo ridico per chi ancora non lo
sapesse; per “palmine” si intendono i libri gialli della prima collezione dal
1929 al 1941, così denominati dal logo della casa editrice che al tempo era una
piccola palma) dimenticati e
irristampati, talvolta senza una ragione, fin dagli anni trenta.
Ci sono ancora molti, troppi titoli da riscoprire della
leggendaria collana, tesori che Mondadori ha in archivio e non si decide,
tranne rare eccezioni, a ristampare. Grazie all’aiuto dell’impagabile signora
Giuseppina del blog “L’oeil de lucien”, sto cercando di individuare, tra i
titoli orfani di ristampa, quelli davvero meritevoli di rilettura o quelli che
invece è giusto lasciare tra le spire dell’oblio; una volta individuati e
letti, i romanzi verranno poi recensiti per come meritano. Con questo “buon
proposito” (ma post di diverso argomento non mancheranno, ci mancherebbe)
inizio un nuovo corso per questo blog dopo qualche mese un poco stagnante
dovuto principalmente a molti impegni concomitanti, ma anche a un calo di
ispirazione.
In questo 2014 ho già recensito tre palmine
dimenticate; il capolavoro “Una voce dalle tenebre” di Eden Phillpotts, il
bellissimo “La dama di compagnia” di Marie belloc Lowndes” e l’affascinante ma
anomalo “Il terrore nel castello” del Tedesco Rudolf Stratz.
Stavolta è il turno di un autore abbastanza famoso,
onorato anche dell’attenzione della Polillo che gli ha dedicato ben 3 bassotti;
sto parlando dello scienziato e romanziere Alfred Walter Stewart, conosciuto
dagli appassionati del poliziesco con lo pseudonimo di J.J. Connington. Di
questo celebrato scrittore qualche anno fa avevo letto, sempre edito da
Polillo, “Un caso con nove soluzioni” uscito per Mondadori col titolo “Il
segreto di una notte” e mi parve uno dei gialli più raffinati e soprattutto
adulti che avessi mai letto; una struttura narrativa robustissima, particolari
parecchio scabrosi lasciati intendere senza troppi giri di parole e soprattutto
una soluzione del tutto convincente.
l'autore
Dopo questo capolavoro, ho preso in mano questo
“Talismano dei Dangerfield”, opera più giovanile dell’autore targata 1926, con
aspettative abbastanza alte; le quali non sono state del tutto disattese, ma
certo è che ogni confronto tra i due libri è abbastanza improponibile, in
quanto questo Talismano è un’opera molto più distesa, rilassata, senza morti e
senza arresti.
Siamo da qualche parte sulla costa Inglese, in un
bellissimo maniero con proprietari adeguati ad esso, e un gruppo di amici e
conoscenti (una bella banda di scrocconi, per come la vedo io) vi sta passando
l’estate ospite dell’austera e titolata famiglia Dangerfield.
Solita copertina meravigliosa di Abbey
Dopo una parecchio sommaria (ma credo purtroppo dovuta
ai vistosi tagli operati dal traduttore Berto Cerlenchi) presentazione della
varia umanità presente al castello, l’autore ci informa che la famiglia
possiede un cimelio di rara bellezza, un bracciale tempestato di pietre
preziosissime noto appunto come “Il talismano dei Danfgerfield”, che vale 50000
Sterline dell’epoca ma che il vecchio Rowland Dangerfield (Rollo nell’edizione
Italiana…) non vuole assolutamente vendere per ragioni affettive. Strano è che
lasci questo prezioso in una teca senza nessun allarme, e senza nemmeno
preoccuparsi di chiuedere la porta, in quanto sembra che, ogni volta che il
talismano viene rubato da mano ignota,
dopo al massimo una settimana esso ritorna al legittimo proprietario.
Gli ospiti, tra cui un Americano che vorrebbe acquistare il talismano, sono
perplessi e quasi inorriditi per il pressappochismo del signore del maniero, ma
Rowland è irremovibile nella sua cieca fiducia verso la provvidenza.
Poi, ovviamente, una sera il talismano viene rubato
davvero, e da qui parte una complicata girandola di accuse e controaccuse tra i
vari ospiti dei Dangerfield, che porterà a equivoci, depistamenti e accuse
infamanti (si insinua perfino che una delle ragazze ospiti dei Dangerfield, che
la sera prima aveva perso forte al gioco, si sia procurata dei soldi da uno dei
ricconi presenti attraverso il metodo più antico del mondo), il tutto senza
esclusione di colpi. Ma questo mistero, e altri misteri legati alla dimora dei
Dangerfield, saranno svelati dal giovane ingegnere Westhanger e dalla sciocca e
sventata ma in fondo angelica Renata, i due protagonisti meno anonimi e
funzionali della vicenda.
Come detto, niente delitti e niente investigatori (se
non gli stessi ospiti di Dangerfield che giocano a fare gli Sherlock Holmes
fino a riuscirvi), forse per questo il romanzo non è più stato riproposto dal
1932, a parte una ristampa ma nella disastrosa collana dei “capolavori del
giallo Mondadori”, che usciva negli anni cinquanta e nella quale si
sforbiciavano senza criterio i testi per far entrare più pubblicità possibile
tra le pagine, per cui evitate tutti i titoli di quest’ultima collana e
ricercatevi le Palmine, molto più curate e complete, con l’unica pecca dei nomi
Italianizzati ai quali però si fa presto l’abitudine.
Un romanzo
lento, avvolgente e e rilassato da leggere come un problema enigmistico, i
quanto non mancherà nemmeno un tesoro da scoprire all’interno del castello con
tanto di sciarade e problemi scacchistici ( e qui l’amico Fabio Lotti potrebe
essere interessato), anche se poi l’importanza degli scacchi risulta molto più
marginale del previsto.
Un romanzo che sarà praticamente impossibile vedere
ristampato, troppo fuori dal tempo e soprattutto troppo compassato, adesso il
pubblico ha bisogno di un minimo di emozioni forti. Forse la Polillo potrebbe
proporci questo come quarto Connigton, sarebbe una divertente vacanza in un
giallo più ludico e meno serioso; mai dire mai.
Hai altri libri da consigliarmi sul tipo di questo?
RispondiEliminaGIalli incruenti con caccia al tesoro? prova con L'ultima avventura di Philo Vance di Van DIne, oppure con "Il sigillo grigio" di Packard.
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