una sorridente autrice
Dunque, partiamo dal presupposto
che la Fitt tiene alta la sua fama di eccentrica e imbastisce una vicenda che
sembra uscita dalla penna di Paul Halter; se il paragone col grande,
funambolico autore contemporaneo transalpino può sembrare abbastanza azzardato,
a parer mio è invece calzante per due motivi; si narra una storia totalmente
assurda e inverosimile e quasi sfrontata nei confronti di chi legge, ma che ti
prende alla gola già dalla prima pagina e non ti molla più fino alla fine.
La
trama è talmente contorta e bizzarra che posso narrarvi solo l'inizio;
il giovane studente in medicina Jake Seaborne sta percorrendo la campagna
Inglese e ha un guasto all'auto nei pressi di una magione imponente e sinistra.
Piove a dirotto e lo studente ovviamente chiede ospitalità nella villa, e si
trova di fronte un eterogeneo gruppo di persone, la famiglia Ullstone, che lo
accoglie come se fosse un ospite a lungo atteso. Ovviamente c'è uno scambio di
persona, aspettano un altro, un ragazzo di nome Hugo del quale nessuno sapeva
niente e che ora è erede della magione e dei quattrini della famiglia. Questo
Hugo è ovviamente odiato da tutti loro, c'è perfino chi lo vorrebbe morto pur
non avendolo ancora mai visto. A questo punto il giovane Seaborne viene pregato
di restare, da esterno forse potrà essere "arbitro" di una contesa
imminente e che si preannuncia senza esclusione di colpi...
Stop. Inutile raccontare oltre,
inutile dare nomi, perchè siamo alla fiera di ciò che sembra e non è, delle
persone che non sono coloro che dicono di essere, degli angeli che sembrano
diavoli e dei diavoli che paiono angeli; questo è un libro che va gustato senza
alcun pregiudizio, solo per purissimo divertimento. Non cercate di capirci
qualcosa, è impossibile prevedere i colpi di scena, talvolta superbi, sempre
dietro l'angolo. Queste sono due ore (o tre se siete più lenti) di lettura al
fulmicotone possibilmente in una sera
piovosa come quella del titolo (sotto al plaid i deliziosi brividi derivati da una lettura gradevole si
assaporano meglio), e se qualche giorno dopo non si ricorda quasi niente
dell'intreccio o dei personaggi è perchè lo si è letto tanto velocemente da non
avere il tempo di fissare niente nella memoria.
Quindi, in definitiva, questa Mary
Fitt era una grande autrice oppure no? averla riscoperta è stato un qualcosa di
doveroso o una pura perdita di tempo? mah, alla fine non lo so, forse la
letteratura poliziesca poteva fare benissimo a meno di questo libro e anche dei
"Tre corni da caccia", ma non il lettore che grazie a essi si è
divertito. Per cui, ancora una volta, grazie Polillo editore. E speriamo in un
terzo libro dell'autrice...
Leggi "La notte delle tre sorelle".
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