Lo scorso anno, in prossimità del natale, mi divertii a
fare un elenco di gialli natalizi, o almeno ambientati durante le festività,
che esigere buoni sentimenti Dickensiani da un poliziesco è forse pretendere
troppo.
Ma purtroppo i gialli classici sul tema sono più o meno
gli stessi dell’anno scorso, dico “più o meno” perché ho scovato altri due
polizieschi della golden age di ambientazione natalizia che lo scorso anno non
conoscevo ancora, ovvero “Il canto di natale” di Clifford Whitting uscito
giusto un anno fa nei Bassotti, che però ancora non ho letto, e soprattutto
“Delitto imperiale” di Georgette Heyer, letto qualche giorno fa, un
classicissimo poliziesco sotto il vischio molto ispirato, come tematiche e
stile, alle opere della Christie, ma comunque con una sua grazia. Ambientato a
Lexham Mayor, residenza che più tipicamente Inglese non si può, e con la solita
famiglia di vipere pronte a mordersi che rivaleggia coi Lee di “Il natale di
Poirot” e, come nel libro della
Christie, con un capofamiglia arido e meschino puntualmente assassinato, il
romanzo si legge con piacere anche se in fondo è abbastanza scontato e
prevedibile, forse la Heyer dava il meglio in atmosfere più romantiche che non
descrivendo un microcosmo di gente che si detesta e che, soprattutto, odia il
Natale e i buoni sentimenti a esso associati.
Ma per quest’anno, esauriti i consigli natalizi, vorrei
tentarvi con gialli che comunque si svolgono in un’atmosfera invernale, con città
e villaggi spazzati dal vento freddo e imbiancati dalla neve, o con tetre
magioni dove si aggirano fantasmi o gravano maledizioni, tutte simpatiche
cosette che si godono al meglio in inverno. E anche se per adesso il freddo e
la neve non si sono visti nemmeno sulle alpi, almeno immaginiamoceli viaggiando
con la fantasia.
Tanto per non sbagliarci, cominciamo da sua maestà
Agatha Christie. La divina, si sa, prediligeva atmosfere decisamente più
esotiche e colorate, ma sapeva dare il meglio in ogni condizione climatica.
Da antologia, infatti, l’ambientazione de “Un messaggio
dagli spiriti”, romanzo del 1931 che magari non è il massimo come intreccio ma
contiene uno degli inizi più suggestivi dell’autrice, con quella meravigliosa
seduta spiritica in una casa di un villaggio isolato per la troppa neve; e poi
l’idea di ambientare la vicenda nel Dartmoor reso leggendario da Conan Doyle
col suo Mastino dei Baskerville, ne fa un libro veramente simpatico.
E poi, come dimenticare l’ Orient Express stretto in
una morsa di neve in mezzo ai Balcani, mentre al suo interno si consuma il
fosco dramma che tutti noi giallofili conosciamo a menadito? Per questo, anche
se ormai la trama la sapete a memoria, vale la pena di rileggere “Murder in the
orient express” ; per la suggestione di un treno fermo in mezzo a cumuli di
neve.
Ma, ancora più che della Christie, il giallista da
leggere in inverno è senz’altro John DIckson Carr, il maestro insuperato delle
trame gotiche e orrorifiche. C’è solo l’imbarazzo della scelta; preferite
aggirarvi nelle paurose magioni de “Il cantuccio della strega” o “La casa
stregata” oppure nella Londra sferzata dalla pioggia fredda nell’appena
recensito “Terrore che mormora” ? o altrimenti vi aspetta l’innevata White
Priory col suo lago ghiacciato nel delizioso “Assassinio all’abbazia” uno dei
Carr decisamente più “gelidi”..o ancora molto adatti a una sera d’inverno
sarebbero i tetri ed evocativi romanzi con protagonista Monsieur Bencolin; dal
“Mostro del plenilunio” a “L’arte di uccidere” fino a “L’ultima carta”, i
brividi sono assicurati.
Se invece siete in cerca di un libro magari non
immediato ma che è senz’altro un capolavoro della letteratura Inglese allora
prendetevi senza esitazioni “Il segreto delle campane” di Dorothy Sayers; solo
le prime 100 pagine, dove si rappresenta dettagliatamente un concerto di
campane di capodanno, sono da antologia (sempre che interessi l’argomento,
altrimenti…) ma anche l’ambientazione nelle paludi dei Fens durante un rigido
inverno è di estrema suggestione; bello sempre, un must attorno a capodanno.
Una lettura simpatica ma decisamente meno impeccabile
di quelle finora citate è senz’altro “Sotto la neve” di Jefferson Farjeon, un
autore che non ho ancora capito se amo o detesto, ma che comunque non mi lascia
mai indifferente; anche in questo romanzo, con una seconda parte abbastanza
sgangherata e involuta, si ha però un inizio assolutamente fantastico (come
sempre in Farjeon) con un treno che rimane bloccato per la troppa neve in piena
campagna, e con un gruppo di viaggiatori che decide, stanchi di aspettare, di
raggiungere a piedi la stazione più vicina, ma finiscono per perdersi e
giungere in strana una villa isolata, piombando a capofitto in una serie di
situazioni sempre più inquietanti e grottesche al tempo stesso…. Le premesse
sono mantenute solo in parte, ma il libro è divertente.
Un altro ottimo poliziesco sul tema è senz’altro “La
soglia della paura” penultimo romanzo di Anthony Abbott, dove un Thatcher Colt
ormai in pensione e altri ospiti vengono bloccati da una bufera di neve in una
villa dove si consumano inquietanti delitti in un’atmosfera quasi
soprannaturale; forse il più suggestivo e “pirotecnico” tra i romanzi
dell’autore, oltre che il suo più classico e gradevole, una vera delizia
dall’inizio alla fine.
E poi, come non citare anche il primo romanzo della
premiata ditta Patrick Quentin a firma Jonathan Stagge, ovvero “E i cani
abbaiano”? ambientato in un’ America molto British, si regge su
un’ambientazione invernale splendidamente evocata, e la caccia alla volpe
nell’aria gelida del mattino che culminerà nella scoperta di una cadavere senza
testa è memorabile. Forse il romanzo più bello a firma Stagge, assieme a “Una
dolce, vecchia canzone di morte” ristampato nello speciale di Dicembre dello
scorso anno.
Ma il titolo che ho serbato per ultimo, e che ho finito
di leggere un’oretta fa con enorme soddisfazione, è l’incantevole “La casa dei
pini fruscianti” di Anna Katherine Greene, edito negli anni novanta in edizione
integrale dalla compagnia del giallo Newton, e adesso disponibile in ebook.
Basta solo l’inizio a rendere il libro indimenticabile;
abbiamo un gentiluomo della vecchia America, Elwood Ranelagh, che sta tornando
(a cavallo, siamo nel 1910) verso casa, ma viene costretto da una bufera di neve a far sosta
nel circolo di campagna di sua proprietà, che viene usato solo in estate.
Entrando, scopre che nell’edificio è già presente
qualcuno, e nascondendosi vede, illuminata dalla luce di un candeliere, il
volto stravolto di colei che ama perdutamente, e poi scopre, mentre la
fanciulla si è dileguata nel freddo della notte, il cadavere della donna che
avrebbe dovuto sposare e della quale non era più innamorato. In quel mentre
arriva, inopinatamente, la polizia…
Insomma, più che un giallo classico un fosco drammone
di un’autrice che fu il ponte ideale tra il mistery vittoriano alla Wilkie
Collins e i “se solo avessi saputo…” di Mary Roberts RInehart, che pur essendo
inevitabilmente datato avvince e diverte tutti coloro che accettano di
lasciarsi sedurre dalle atmosfere retrò che l’autrice incarnava alla
perfezione.
Insomma, qualche dritta interessante per suggestive
letture sotto l’albero penso di avervela data, spero abbiate apprezzato; colgo
inoltre l’occasione per fare a tutti i miei lettori TANTI CARISSIMI AUGURI DI BUONE
FESTE!!!
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RispondiEliminaCiao Paolo, Il libro di Blake non l'ho incluso perchè lo avevo già fatto lo scorso anno con un post apposito, ma hai fatto bene a ricordarlo, magari qualcuno se lo è perso! Buone feste a te!
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RispondiEliminaE anche la copertina di Sergio di quell'edizione è veramente stupenda!
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RispondiEliminaEh, ora purtroppo la Mondadori preferisce usare le foto, per tutte le collane da edicola e anche per gli Oscar; ormai l'illustrazione in Italia è decaduta, proprio in un paese dove abbiamo avuto fior di copertinisti e illustratori; forse perchè l'occhio del pubblico odierno, abituato ormai all'immagine reale, lo si cattura più facilmente con una foto che con un disegno, anche se bello. Facciano come vogliono, ma ci sono centinaia di persone che collezionano vecchi Gialli, Urania e Segretissimo anche solo per le copertine, mentre credo che nessuno collezionerà i prodotti di adesso per delle foto che non danno emozione alcuna.
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RispondiEliminaDa Holmesiano ricordo l'unico testo canonico di Doyle nel periodo di Natale, che è un racconto, L'avventura del carbonchio azzurro, che è stato stampato come a se stante in un libiccino chiamato L'oca di natale. Pagine 50, autore Conan Doyle: 2 elementi che velo farano divorare.
RispondiEliminaUno dei racconti più adorabili dell'intero canone, in effetti; non tanto un giallo quanto una impareggiabile testimonianza di una Londra ormai perduta.
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