mercoledì 10 dicembre 2014

"PER MORTE INNATURALE" (O SINCOPE), DI DOROTHY SAYERS.


 

Tra tanti dubbi, l’unica certezza è che Dorothy Sayers sia stata una scrittrice unica e irripetibile. Prima  non c’era mai stata nessuna come lei e nemmeno dopo, con buona pace dell’appena scomparsa P.D. James e di Elizabeth George che, pur con alcuni lavori pregevoli al loro attivo, invano hanno tentato di replicarne la grandezza.

E’ un’autrice in ogni caso che non può e non deve lasciare indifferenti; amata fino all’idolatria da alcuni, irrisa e stroncata senza alcuna pietà da altri, poche sono state tra i critici le vie di mezzo; io che non sono nessuno voglio cercare di collocarmi in questo limbo, perché  anche se la Sayers mi piace, e molto, sono ben lungi dall’essere un suo fan incondizionato come lo sono per la Christie, Conan Doyle e Wallace.

Sono al mio terzo incontro con l’autrice; il primo, “Lord Peter e l’altro”, è stata una delle più belle letture di quest’anno (poi vedrete la classifica intorno a San Silvestro) il secondo, “Gli occhi verdi del gatto” attualmente in edicola nello splendido ultimo speciale del giallo, un piacevolissimo giallo goticheggiante e avventuroso e questa mia terza lettura, “Per morte innaturale”, romanzo del 1926 che cronologicamente è il terzo della saga di Lord Peter, è un oggetto decisamente complesso, che per alcuni aspetti ho apprezzato moltissimo ma mi ha lasciato perplesso per altri.
 
cover dell'unica versione integrale, tradotta dalla Griffini.
 

Un romanzo che, come sempre nella Sayers, travalica il genere, e finisce di essere molto di più che una semplice “storia a enigma”, come se creare un buon enigma fosse una cosa semplice. Infatti questo si può considerare un vero trattato sociologico sulle condizioni delle tante donne nubili (perfidamente denominate zitelle) nell’Inghilterra tra le due guerre; il primo conflitto mondiale si era portato via infatti quasi un milione di giovani possibili mariti, e di conseguenza per moltissime donne lo zitellaggio diventò una realtà proprio per mancanza di “materia prima”. Coloro che, per poche attrattive o semplicemente perché arrivate tardi, non riuscirono ad accaparrarsi uno dei pochi scapoli disponibili, si rassegnarono a restare sole in un’epoca in cui questo era purtroppo visto come una condizione di inferiorità per una donna, finendo per campare della generosità dei parenti che le tolleravano a fatica, e finendo soprattutto, col passare degli anni, per ingrigire dentro e fuori, in pratica delle escluse, quasi dei parassiti della società. E proprio a queste “paria” la Sayers, donna forte e determinata oltre che di non comune intelligenza, volle dare voce, con grande intelligenza e sensibilità.

L’intreccio è, in effetti, quasi al servizio di questa tematica. Lord Peter infatti, grazie a una confidenza ricevuta da un medico idealista che, per avere sollecitato un’inchiesta per chiarire le cause del decesso di una vecchia signora che tutti pensano morta di morte naturale si è ritrovato in pratica bandito dalla piccola comunità di Leathenstone dove esercitava, decide di indagare sulla faccenda, un poco per aiutare il giovane dottore e un poco perché si annoia e non ha niente da fare.



Il sottotitolo "troppe zitelle" di questa vecchia edizione GM è assai azzeccato.
 
 
Appare ben presto chiaro che il medico aveva ragione, la signora è stata assassinata, e appare altrettanto limpido che solo una persona può aver commesso il misfatto; Lord Peter decide quindi di incastrarla, ma per  farlo deve costringere la persona a tradirsi, e siccome non può frequentare in prima persona un circolo di zitelle di varia età che potrebbe dare informazioni vitali riguardo al caso, manda in sua vece la formidabile signorina Climpson, il vero tipo della ultra-zitella perfetta su tutti i fronti, a suo modo efficientissima in ogni cosa che intraprende; in questo l’autrice sembra voler far trapelare il messaggio “O voi che denigrate le zitelle, se la società concedesse loro il ruolo che meritano vedreste bene di cosa sono capaci”.  E’ in questa chiave, più che in quella poliziesca dove il plot, molto piacevole e a tratti davvero dinamico, appare comunque un filo datato, che il romanzo va letto e apprezzato.

Sinceramente non mi sentirei di consigliare la lettura di questo romanzo agli amanti dell’enigma duro e puro, o a chi comunque apprezza giallisti dallo stile leggero e immediato; la Sayers richiede tutta la vostra pazienza, perché questo libro la rappresenta appieno, fornendo ampio materiale sia agli ammiratori che ai detrattori, in quanto i fattori che possono essere visti come i migliori pregi o i peggiori difetti coincidono; per molti le continue facezie di Lord Peter (che sinceramente a questo giro mi hanno un poco stufato) o le interminabili conversazioni tra le molte comprimarie sono il “sugo” di questo romanzo, per altri sono gli aspetti che più contribuiscono a renderlo insopportabile. Io, come annunciato, resto a metà tra le due fazioni. Mi sono divertito, ma anche annoiato a tratti. In ogni caso, sono felice di aver letto questo libro e  leggerò sicuramente altri Sayers, perché certe autrici, e questo credo che tutti possono essere d’accordo, sono un patrimonio della cultura del novecento.

 

2 commenti:

  1. Direi senz'altro di leggere in periodo natalizio "Il segreto delle campane" (1934) che inizia con l'auto di Lord Peter e Bunter che si rompe nella campagna inglese innevata e proprio alla vigilia di capodanno.
    Così si incamminano a piedi verso una Chiesa vicina e lì scoprono che si stanno preparando ad un evento probabilmente consueto in quei tempi e quei posti ma meno noti almeno a me: il concerto di campane.
    Questa antica arte ormai quasi dimenticata, in inglese bell ringing o change ringing ( e rimando ad un sito dove si può sentire un pezzetto di concerto in una chiesa che parrebbe quella del libro, a parte che manca la neve, http://www.bellringing.org/watch/, mentre in http://www.inspirewebdesign.com/home/mpaw/soundindex.asp si può sentire una serie di pezzetti di concerti ) è veramente suggestiva e mi è poi capitato di sentire in Liguria un concerto di campane scoprendo che ancora vi sono campanari che la praticano.

    Naturalmente Lord Peter da ragazzo aveva suonato le campane e quindi arriva opportuno il guasto all'auto, perchè si era proprio fatto male uno degli otto campanari e così ecco il nostro che si rimbocca le maniche e via

    din, don, din, don, dindidin,
    dindon, dindidndinddindidndindindidn ( suspence...)
    donnnn...

    Insomma un romanzo affascinante, forse uno dei più originali della Sayers e invidio chi avrai il piacere di leggerlo per la prima volta.

    C'è pure la piantina della Chiesa, come massima goduria.

    RispondiElimina
  2. Salve Sergio, benvenuto sul blog.

    Ha proprio ragione, Il segreto delle campane è un capolavoro assoluto; l'ho letto molti anni fa quando ancora per me i gialli erano un puro passatempo e non davo loro l'importanza che meritano, quindi dovrei proprio rileggermelo con la cultura che mi sono fatto sul campo negli ultimi anni, lo apprezzerei assai di più; ma in ogni caso credo si possa parlare di un grande romanzo di letteratura Inglese del novecento, un'opera che può stare accanto a Conrad, Lawrence o la Woolf. Infatti curiosamente questo romanzo è anche il più avversato dai detrattori dell'autrice, che lo cistano come esempio di come non si dovrebbe scrivere un vero poliziesco, e se certo non è un romanzo di pura detection bisogna proprio essere miopi per non ammettere la grandezza di questo titolo.

    Grazie per il link, sarei davvero curioso di ascoltare un concerto di campane, stasera voglio godermelo.

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.