Tra tanti dubbi, l’unica certezza è che Dorothy Sayers
sia stata una scrittrice unica e irripetibile. Prima non c’era mai stata nessuna come lei e nemmeno dopo, con buona
pace dell’appena scomparsa P.D. James e di Elizabeth George che, pur con alcuni
lavori pregevoli al loro attivo, invano hanno tentato di replicarne la
grandezza.
E’ un’autrice in ogni caso che non può e non deve
lasciare indifferenti; amata fino all’idolatria da alcuni, irrisa e stroncata
senza alcuna pietà da altri, poche sono state tra i critici le vie di mezzo; io
che non sono nessuno voglio cercare di collocarmi in questo limbo, perché anche se la Sayers mi piace, e molto, sono
ben lungi dall’essere un suo fan incondizionato come lo sono per la Christie, Conan
Doyle e Wallace.
Sono al mio terzo incontro con l’autrice; il primo,
“Lord Peter e l’altro”, è stata una delle più belle letture di quest’anno (poi
vedrete la classifica intorno a San Silvestro) il secondo, “Gli occhi verdi del
gatto” attualmente in edicola nello splendido ultimo speciale del giallo, un
piacevolissimo giallo goticheggiante e avventuroso e questa mia terza lettura,
“Per morte innaturale”, romanzo del 1926 che cronologicamente è il terzo della
saga di Lord Peter, è un oggetto decisamente complesso, che per alcuni aspetti
ho apprezzato moltissimo ma mi ha lasciato perplesso per altri.
cover dell'unica versione integrale, tradotta dalla Griffini.
Un romanzo che, come sempre nella Sayers, travalica il
genere, e finisce di essere molto di più che una semplice “storia a enigma”,
come se creare un buon enigma fosse una cosa semplice. Infatti questo si può
considerare un vero trattato sociologico sulle condizioni delle tante donne
nubili (perfidamente denominate zitelle) nell’Inghilterra tra le due guerre; il
primo conflitto mondiale si era portato via infatti quasi un milione di giovani
possibili mariti, e di conseguenza per moltissime donne lo zitellaggio diventò
una realtà proprio per mancanza di “materia prima”. Coloro che, per poche
attrattive o semplicemente perché arrivate tardi, non riuscirono ad
accaparrarsi uno dei pochi scapoli disponibili, si rassegnarono a restare sole
in un’epoca in cui questo era purtroppo visto come una condizione di
inferiorità per una donna, finendo per campare della generosità dei parenti che
le tolleravano a fatica, e finendo soprattutto, col passare degli anni, per
ingrigire dentro e fuori, in pratica delle escluse, quasi dei parassiti della
società. E proprio a queste “paria” la Sayers, donna forte e determinata oltre
che di non comune intelligenza, volle dare voce, con grande intelligenza e
sensibilità.
L’intreccio è, in effetti, quasi al servizio di questa
tematica. Lord Peter infatti, grazie a una confidenza ricevuta da un medico
idealista che, per avere sollecitato un’inchiesta per chiarire le cause del
decesso di una vecchia signora che tutti pensano morta di morte naturale si è
ritrovato in pratica bandito dalla piccola comunità di Leathenstone dove
esercitava, decide di indagare sulla faccenda, un poco per aiutare il giovane
dottore e un poco perché si annoia e non ha niente da fare.
Il sottotitolo "troppe zitelle" di questa vecchia edizione GM è assai azzeccato.
Appare ben presto chiaro che il medico aveva ragione,
la signora è stata assassinata, e appare altrettanto limpido che solo una
persona può aver commesso il misfatto; Lord Peter decide quindi di incastrarla,
ma per farlo deve costringere la
persona a tradirsi, e siccome non può frequentare in prima persona un circolo
di zitelle di varia età che potrebbe dare informazioni vitali riguardo al caso,
manda in sua vece la formidabile signorina Climpson, il vero tipo della
ultra-zitella perfetta su tutti i fronti, a suo modo efficientissima in ogni cosa
che intraprende; in questo l’autrice sembra voler far trapelare il messaggio “O
voi che denigrate le zitelle, se la società concedesse loro il ruolo che
meritano vedreste bene di cosa sono capaci”.
E’ in questa chiave, più che in quella poliziesca dove il plot, molto
piacevole e a tratti davvero dinamico, appare comunque un filo datato, che il
romanzo va letto e apprezzato.
Sinceramente non mi sentirei di consigliare la lettura
di questo romanzo agli amanti dell’enigma duro e puro, o a chi comunque
apprezza giallisti dallo stile leggero e immediato; la Sayers richiede tutta la
vostra pazienza, perché questo libro la rappresenta appieno, fornendo ampio
materiale sia agli ammiratori che ai detrattori, in quanto i fattori che
possono essere visti come i migliori pregi o i peggiori difetti coincidono; per
molti le continue facezie di Lord Peter (che sinceramente a questo giro mi
hanno un poco stufato) o le interminabili conversazioni tra le molte
comprimarie sono il “sugo” di questo romanzo, per altri sono gli aspetti che
più contribuiscono a renderlo insopportabile. Io, come annunciato, resto a metà
tra le due fazioni. Mi sono divertito, ma anche annoiato a tratti. In ogni caso,
sono felice di aver letto questo libro e
leggerò sicuramente altri Sayers, perché certe autrici, e questo credo
che tutti possono essere d’accordo, sono un patrimonio della cultura del
novecento.
Direi senz'altro di leggere in periodo natalizio "Il segreto delle campane" (1934) che inizia con l'auto di Lord Peter e Bunter che si rompe nella campagna inglese innevata e proprio alla vigilia di capodanno.
RispondiEliminaCosì si incamminano a piedi verso una Chiesa vicina e lì scoprono che si stanno preparando ad un evento probabilmente consueto in quei tempi e quei posti ma meno noti almeno a me: il concerto di campane.
Questa antica arte ormai quasi dimenticata, in inglese bell ringing o change ringing ( e rimando ad un sito dove si può sentire un pezzetto di concerto in una chiesa che parrebbe quella del libro, a parte che manca la neve, http://www.bellringing.org/watch/, mentre in http://www.inspirewebdesign.com/home/mpaw/soundindex.asp si può sentire una serie di pezzetti di concerti ) è veramente suggestiva e mi è poi capitato di sentire in Liguria un concerto di campane scoprendo che ancora vi sono campanari che la praticano.
Naturalmente Lord Peter da ragazzo aveva suonato le campane e quindi arriva opportuno il guasto all'auto, perchè si era proprio fatto male uno degli otto campanari e così ecco il nostro che si rimbocca le maniche e via
din, don, din, don, dindidin,
dindon, dindidndinddindidndindindidn ( suspence...)
donnnn...
Insomma un romanzo affascinante, forse uno dei più originali della Sayers e invidio chi avrai il piacere di leggerlo per la prima volta.
C'è pure la piantina della Chiesa, come massima goduria.
Salve Sergio, benvenuto sul blog.
RispondiEliminaHa proprio ragione, Il segreto delle campane è un capolavoro assoluto; l'ho letto molti anni fa quando ancora per me i gialli erano un puro passatempo e non davo loro l'importanza che meritano, quindi dovrei proprio rileggermelo con la cultura che mi sono fatto sul campo negli ultimi anni, lo apprezzerei assai di più; ma in ogni caso credo si possa parlare di un grande romanzo di letteratura Inglese del novecento, un'opera che può stare accanto a Conrad, Lawrence o la Woolf. Infatti curiosamente questo romanzo è anche il più avversato dai detrattori dell'autrice, che lo cistano come esempio di come non si dovrebbe scrivere un vero poliziesco, e se certo non è un romanzo di pura detection bisogna proprio essere miopi per non ammettere la grandezza di questo titolo.
Grazie per il link, sarei davvero curioso di ascoltare un concerto di campane, stasera voglio godermelo.