Anche se la stragrande maggioranza dei suoi libri sono
ambientati nel Regno unito, l’autore ci ha regalato anche dei deliziosi “One
shot” in terra Americana, come questo “Morire dal ridere” romanzo ambizioso che
meriterebbe davvero di essere riscoperto dopo la sua prima pubblicazione nel
GM, nell’ormai lontano 1984.
Il titolo originale, “Keystone” potrebbe già rivelare a un cinefilo
l’ambientazione e il periodo della storia; siamo infatti nel 1916, e proprio
nella leggendaria casa cinematografica fondata da Mack Sennett, ovvero colui
che fu il primo “Re delle comiche”, un personaggio vagamente sinistro, ex
fonditore dal carattere alquanto instabile e dai modi grossolani, che per pochi
anni produsse quei film comici muti e dal ritmo forsennato che a rivederli oggi
risultano molto più inquietanti che divertenti (Molte sono di dominio pubblico
su Youtube, provare per credere).
Se il grande pubblico ricorda la Keystone solo perché
in essa mosse i primi passi il giovane Charlie Chaplin ( nel romanzo Chaplin
non compare, l’azione inizia poco dopo il suo abbandono per la Mutual; Lovesey,
avvedutamente, non fa “recitare” nella sua ricostruzione un personaggio tanto
famoso e ricordato), chi si intende di cinema sa che le figure degne di nota
erano molte di più, personaggi unici molti dei quali ebbero un destino tragico,
tanto che si possono considerare Rockstar maledette ante litteram; da Roscoe
“Fatty” Arbuckle la cui carriera fu stroncata da uno scandalo sessuale, a Mabel
Normand, morta ancora giovane per l’abuso di alcool e droghe, da altri attori
che, dopo la fine dell’era delle comiche, non seppero adeguarsi ai nuovi corsi
del cinema; un mondo scomparso e poco conosciuto che l’autore fa rivivere in
modo davvero splendido.
Il protagonista è l’Inglese in trasferta Warwick
Easton, discreto artista che riesce a entrare nel cast dei “Keystone cops” quei
finti poliziotti che in moltissime delle comiche di marca Sennettiana arrivano
per soccorrere gli eroi in pericolo e ovviamente combinano guai a non finire. Non
era certo il tipo di carriera che Easton, soprannominato “Keystone” da Sennett
stesso, aveva sognato di trovare in terra Californiana, ma la gentilezza di
Fatty Arbuckle e Mabel Normand lo convince a provare. Le sequenze in cui i Keystone cops sono coinvolti sono molto pirotecniche e girarle senza effetti speciali era decisamente pericoloso, tanto che uno dei membri del cast, in una acrobazia decisamente spericolata, ci rimette la vita. L’incidente presenta qualche stranezza, ma “The show must go on” e tutto rimprende come prima.
Easton-Keystone, nel frattempo, conosce e si innamora della giovane Amber Honeybee, attricetta dalla bella presenza e dallo scarsissimo talento che però si rivela molto migliore dell’oca che tutti pensano che sia; però, ben presto, Amber si trova coinvolta in un omicidio apparentemente inspiegabile, e Keystone, mentre continua a girare le comiche e a vivere la vita di tutti i giorni con gli altri membri della “famiglia Sennett”, aiuta la ragazza a uscire da una situazione spinosa e tutto andrà per il meglio.
Ciò che conquista di questo romanzo non è tanto la
trama poliziesca, in quanto decisamente subordinata alla di gran lunga più
convincente ricostruzione storica, elaborata dall’autore in modo davvero
notevole, ma che porta la trama poliziesca a svilupparsi veramente solo nella
seconda parte. E poi anche la soluzione è abbastanza scontata, visto che
trasformare in assassini persone realmente esistite era un po cocomplicato, e se
si cerca il colpevole tra i personaggi del tutto inventati, il ventaglio di
scelte non è ampissimo.
In ogni caso, sarà che sono un appassionato di cinema
muto e già conoscevo ciò di cui si tratta, ma questo “Keystone” mi è davvero
piaciuto tanto e credo si possa considerare uno dei migliori libri dell’autore.
Se lo trovate, fatelo vostro, non ve ne pentirete.
Buongiorno! Per un caso vagamente inquietante ho letto il romanzo questa estate (un caso, o Lei spia le mie letture, o peggio ancora siamo telepatici, contravvenendo ad una regola di Van Dine...) Lovesey ha scritto dei gialli che sono più classici dei classici, ma in questo caso mi pare che la parte mysteriosa venga sopraffatta da quei personaggi e da quei tempi e luoghi ormai leggendari ... (forse siamo coetanei, anche lei ricorda "oggi le comiche" all'ora di pranzo sabato e domenica?) Concludo complimentandomi per il sito, che seguo voluttuosamente, ed i post davvero divertenti, competenti, e condivisibili (...quasi sempre...)
RispondiEliminasaluti
MaurizioSegoloni
Buongiorno a lei Maurizio, e grazie davvero per l'apprezzamento. Anche se il romanzo è tra i meno "visti" dell'autore, i buoni libri trovano sempre estimatori in ogni periodo. Sono d'accordo con lei, e infatti l'ho fatto anche notare nell'articolo, sulla parte Mystery decisamente subordinata alla ricostruzione d'ambiente, però io sono un lettore di gialli anche "ambientale" nel senso che se mi conquistano il decor oppure i personaggi, posso perdonare una trama gialla non eccelsa, come in questo caso. Mi spiace dirle, in ogni caso, che non ricordo il programma "Oggi le comiche", in quanto ho "solo" 32 anni e già non lo facevano più (anche se a riproporlo sarebbe senz'altro meglio di tanta roba che gira adesso) il mio approccio con le comiche e quel mondo è stato più da cinefilo, in quanto, da grande appassionato di Chaplin e Keaton, le ho seguite per scrupolo filologico, trovandole ahimè assai invecchiate, ma rimanendo affascinato da quel mondo rappresentato con estrema bravura da un Lovesey "alternativo" rispetto al solito al quale però, credo, si possa perdonare questa escursione in territori a lui poco congeniali.
RispondiEliminaSaluti, Omar.