Ancora
fresco di stampa, questo nuovo romanzo dell’acclamata autrice Gallese specializzata nel raccontare, però, la vecchia Inghilterra, mi è arrivato fino
a casa grazie alla mia amica Giuseppina, che mi ha fatto un regalo di
compleanno anticipato. Siccome lei è una delle poche persone dalle quali
accetti un suggerimento su un libro da leggere, mi sono fiondato subito tra le
pagine di questo romanzo. Non sono digiuno dell’autrice, visto che di lei ho già letto tre romanzi; due (Carezze di
velluto e Ladra) mi sono piaciuti molto anche se con alcune riserve per alcune
parti narrative a mio avviso mal calibrate, mentre un altro (L’ospite) l’ho
forse troppo frettolosamente considerato poco riuscito. La Waters, a mio
parere, è una delle maggiori narratrici contemporanee, che in molti forse non
apprezzeranno come merita perché le sue storie vertono sempre su storie d’amore
tra donne; personalmente nessun fastidio, ma non vorrei che l’opinione pubblica
la etichettasse solo come “quella che scrive di lesbiche” non riuscendo a
percepire il notevolissimo talento per gli intrecci e la robustezza della prosa
della scrittrice.
Devo
dire che la lettura de “Gli ospiti paganti” mi ha conquistato fin dalle prime
pagine, seppure ci si trovi di fronte a una situazione di vita quotidiana al
limite dello squallore; siamo nella periferia signorile della Londra del 1922, ancora occupata a ritornare
alla normalità dopo la grande guerra, dove due donne, l’anziana e petulante Mrs
Wray e la giovane, fragile e nevrotica Frances, ex suffragetta e ribelle che da
qualche anno ha accettato suo magrado una grigia e noiosa esistenza assieme
alla madre, rimaste sole e con un patrimonio decisamente esiguo, decidono per
tirare avanti di affittare parte della loro grande casa a una giovane coppia
del ceto medio, Mister e Missis Barber. Il Marito, Leonard, è un rampante
assicuratore spavaldo e sicuro di se, mentre la moglie, Lilian, è una ragazza
timida, fantasiosa e sognatrice con un talento artistico frustrato dalla
famiglia d’origine prima e dal marito poi.
Da
principio le quattro persone si intendono a meraviglia, ma tra Frances e
Lilian, in pagine dense e avvolgenti veramente da applausi, inizia pian piano a
svilupparsi un sentimento di sempre maggiore complicità. Frances,
orgogliosamente omosessuale e con già una storia d’amore alle spalle interrotta
per le pressioni della famiglia, sa
cosa le sta accadendo e non fa niente per nasconderlo, mentre Lilian, che si è
sposata e “ha fatto tutte le cose in regola” più che altro per compiacere la
famiglia, stenta a capire cosa le stia succedendo.
Senza
spoilerare troppo, basta solo dire che il sentimento tra le due donne evolverà
fino a provocare una reazione a catena di eventi decisamente gravi; nella
seconda parte infatti il romanzo, da melò fiammeggiante, diventa un thriller-procedural
venato di una suspense decisamente Hitchcockiana, visto che il lettore sa cosa
è successo ma trepida per sapere quanto le conseguenze dei fatti avvenuti
saranno gravi per le due protagoniste. E visto che con la Waters i lieti fini
non è che siano scontati, preparatevi a ogni evenienza.
Personalmente,
trovo “Gli ospiti paganti” un grande romanzo, anche se non un capolavoro perché
purtroppo soffre dei difetti di altri libri dell’autrice, ossia alcune parti
più lente delle altre, dove il meccanismo leggero e oliato alla perfezione
talvolta si inceppa, poi riparte di slancio, poi si inceppa di nuovo e così
via; se in “Ladra” a incepparsi era la parte centrale, se in “Carezze di
velluto” le ultime cento pagine “Ideologiche” risultano davverro irritanti
nella loro inutilità e finiscono per inficiare una vicenda fino a quel momento
narrata in maniera quasi perfetta (ma era il primo libro, ci stava…) in questo
romanzo è tutta la parte procedurale che soffre un po di andatura “a scatti”, e
la magistrale tensione narrativa della prima metà del libro finisce per
scemare. In ogni caso, un ottimo libro, avercene uno al mese di questo livello;
da leggere assolutamente, e già che ci siete, se non lo avete ancora fatto,
recuperate anche gli altri libri da me citati, non ve ne pentirete.
Scusa Omar, ma mi consiglieresti un apocrifo di Holmes? Perché nella mia classe ci fidiamo molto della tua opinione... :) Abbiamo sentito parlare di un libro chiamato la "La casa della seta" però sai non vai sul sicuro come faresti con un Doyle originale
RispondiEliminaCiao Francesco; dunque, La casa della seta è veramente bello, e oltre a quello ti consiglio caldamente anche i due di David Stuart Davies, "L'affare Hentzau" e "Il signore della notte", scritti davvero benissimo (non ti spaventare se nel secondo c'è Dracula in persona, non è ridicolo come si potrebbe pensare, è invece un ottimo romanzo). Poi è bello, sempre della collana Mondadori ddicata a SH, anche "Il mostro dell'east end" di Lyndsay Faye, in cui si rivede Jack lo Squartatore, libro molto robusto e moderno estremamente interessante. Questi per iniziare ;)
RispondiEliminaOk grazie mille... poi ti chiedo scusa di nuovo ma i miei amici sono più noiosi di me (strano ma possibile) loro vorrebbero sapere quale preferisci tra questi;)
RispondiEliminaQUelli di Davies, direi. In ogni caso quasi tuta la collana Mondadori dedicata agli apocrifi presenta libri validi (magari a te e ai tuoi amici piacerebbero di più altri titoli) quelli da evitare secondo me sono i primi due e il quarto (veri buchi nell'acqua), per il resto tutte cose dal discreto all'ottimo, anche se alcuni non li ho ancora letti ma solo compulsati.
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