E' inutile che provi a resistere; come ogni volta, appena vedo un libro di Rhys Bowen in edicola, non
posso esimermi dal prenderlo, specialmente se è uno della serie con Lady
Georgianna Rannoch, la simpatica giovane aristocratica spia/detective
per caso che non può fare a meno di risultare simpatica.
Certo, come
sempre (e' il mio ennesimo post sull'autrice) consiglio di astenersi a chi cerca un grande enigma giallo, ma
una cosa di questa serie va detta; sempre eccellente sul lato della
gradevolezza e del romance, dal punto di vista prettamente giallistico
nei primi libri era tanto all'acqua di rose da sfiorare l'autoparodia,
ma negli ultimi due romanzi essa è invece diventata più robusta e
coinvolgente, non è solo più un ricamino a margine di un rosa-giallo; ed
era quello che mancava a questa serie per farsi prendere sul serio su
tutti i fronti, perchè diciamocelo; Rhys Bowen scrive bene, ma bene
davvero, è un'autrice nata con la penna leggera, come Agatha Christie o
Georgette Heyer; e se non si fa l'errore, molto comune, di scambiare
questa scrittura in punta di penna per superficiale o sciatta rispetto
alla prosa più barocca e ricercata di altre gialliste come la Sayers o
la Marsh, il divertimento è assicurato.
La (brutta) copertina del libro.
Questa volta Lady
Georgianna è ingaggiata da una famiglia del Devon, in una località
molto vicina al mitico Dartmoor col suo carcere e le sue paludi
(abilmente sfruttate nella trama, com'era gistamente auspicabile) per fare da
animatrice, lei aristocratica senza il becco di un quattrino che non può
permettersi nemmeno un pranzo di natale decente, a una grande festa
natalizia che riproduca esattamente quelle storiche Inglesi
(evidentemente già demodè nel 1933, anno di ambientazione del romanzo),
grandi festeggiamenti dal 20 dicembre al 2 gennaio, il tutto
prosaicamente con ospiti paganti visto che anche la famiglia che
organizza la cosa, lontanamente nobile, non se la passa bene.
Tutto
sembra andare magnificamente; Georgianna viene a sapere che sua madre,
attrice sempre sulla breccia, è in un cottage nelle vicinanze per
scrivere una commedia nientemeno che col grande Noel Coward, e tra gli
ospiti dei coniugi Hawse - Gorzley c'è anche il suo amato Darcy O'Mara, il suo
pseudo-fidanzato nobile spiantato come lei sempre impegnato in
misteriose missioni ai quattro angoli del globo.
Tutto, insomma,
sembra mettersi al meglio; gli ospiti sono tutto sommato trattabili, il
cibo abbondante e appetitoso, la neve copiosa assicura un bianco natale,
e poi c'è Darcy; ma ovviamente dove c'è Georgianna c'è delitto, ed ecco
che nell'immaginario villaggio di Tiddleton-under-Lovey iniziano una
serie di morti sospette apparentemente del tutto slegate tra loro. Pian
piano si instaura un'atmosfera di sospetto e tensione (non tale da
fermare però tutti i festeggiamenti tradizionali) e la povera Georgianna
sarà sempre più coinvolta negli eventi, e in un finale molto teso e
incalzante rischia veramente di lasciarci le penne e in modo anche poco
simpatico.
Ora, naturalmente ho parlato di buon giallo, non di grande
giallo, perchè i difetti ci sono eccome; alcuni aspetti soprattutto
legati ai travestimenti dell'omicida sono un poco campati in aria, e
l'idea di accostare il modus operandi dei delitti a una filastrocca
piuttosto nota in Inghilterra è ottima ma non viene sfruttata a dovere,
si poteva avere una replica in piccolo di Dieci piccoli indiani (O
dell'altrettanto suggestivo Dolce, vecchia canzone di morte di Stagge) ma
la cosa non si è concretizzata. E poi è totalmente sbagliata la
caratterizzazione di Noel Coward; poteva essere un valore aggiunto, ma
invece il grande commediografo è stato reso in maniera tanto
stereotipata da risultare più una caricatura che altro, un
vero peccato.
In ogni caso questo romanzo, seppur natalizio ma
uscito ad aprile per meri motivi logistici, è da leggersi perchè
veramente divertente e interessante anche come documento, seppur
posticcio (se volete uno scritto di prima mano sui grandi natali
Inglesi, il must rimane sempre "L' Avventura del dolce di natale" della
Christie) su come si svolgevano le festività nella vecchia Inghilterra.
Visto che per qualche giorno è ancora in edicola, il mio consiglio è;
compratelo e sparatevelo tra il 26 e il 27 dicembre, in piene festività
natalizie; impossibile non struggersi dal desiderio di volere essere li col camino acceso, le sciarade e il Christmas pudding, magari quello che sarà il solito natale con +15 gradi e i soliti parenti caciaroni potrebbe acquistare un senso. Io, lo ammetto, sulle prime volevo fare così, ma la Bowen come detto è
il mio guilty (ma non troppo...) pleasure ed è impossibile per me posporla.
L'avevo visto qualche giorno fà in edicola, ma non è che mi ispirava più di tanto (mi aveva attirato l'inedito di Freeman) ma da come l'hai descritto sembra un romanzo simpatico che credo metterò nella libreria (anche se non sò quando lo leggerò) al momento sono un pò carico di libri e stò lavorndo alla prima stesura del mio romanzo (di cui non hai mai sentito nominare perchè è la prima volta che scrivo su questo blog).
RispondiEliminaP.S Bel articolo
Ah e ho una domanda? perchè quando mi sono registrato come sostenitore del Blog mi dà il mio vero nome (Jesahel Tosca) e quà il mio penname?
RispondiEliminaSalve Wellington, grazie per i complimenti. Ovviamente l'inedito di Freeman meriterà senz'altro di più, la differenza tra un romanzo carino e un classico del genere è netta, ma se si vivesse solo di capolavori presto o tardi non si troverebbe più nulla da leggere. Quanto alla tua seconda domanda, mi spiace ma non saprei dirti, posso a limite capire qualche mistero poliziesco, ma non quelli di blogspot. A risentirci.
RispondiEliminaGrazie per la risposta. Ed in efffetti è vero che non si può vivere solo di capolavori.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiElimina