Cari amici,
Rieccomi più gagliardo e pimpante di prima, si spera di non doversi assentare più almeno per qualche tempo.
Riprendo
più o meno come avevo lasciato, ovvero parlando di autori Italiani;
questa volta parliamo di un giovane autore contemporaneo, Diego Lama, e
del suo romanzo vincitore dell'ultimo premio Tedeschi, un romanzo
storico ambientato nella Napoli che recentemente ho avuto la fortuna di
visitare e amare moltissimo.
Ora, non è che io mastichi
abitualmente autori odierni perlopiù nostrani, ma a volte variare un
poco la solita "zuppa Inglese" (o Americana) Può essere un diversivo
molto piacevole, come in questo caso.
Si, perchè "La collera di
Napoli", ambientato nella città partenopea durante un'epidemia di colera scoppiata in un torrido Settembre del 1884, è un romanzo
avvincente e potente, che avvince il lettore con ingredienti abbastanza
noti ma molto ben amalgamati.
Intanto, come tutti i polizieschi
Italiani, si introduce una ben delineata figura di Investigatore; il
Commissario Veneruso è un detective panciuto e in la con gli anni
abbastanza sui generis, incazzoso come Moltalbano e umano come Maigret,
positivo ma senza essere molto simpatico; non un eroe romantico alla
Marlowe, ancor meno macchina pensante alla Philo Vance, Veneruso è un
uomo di acume che però non riesce a rimanere distaccato, a non farsi
travolgere dal marciume che lo circonda.
I suoi agenti, questi molto
"alla Montalbano" sono figure sulle prime abbastanza macchiettistiche,
ma che acquistano uno spessore inaspettato via via che si procede con la
lettura; insomma, nel commissariato della Napoli di fine ottocento ci sentiamo abbastanza a
casa.
Ma come detto, il pregio del romanzo non è nelle novità, o in
personaggi particolarmente indovinati; in questo caso, quello che conta è la storia, con
un ritmo martellante che non conosce soste, e l'atmosfera
splendidamente resa; sembra davvero di essere nella Napoli martoriata
dal colera e dai funzionari Piemontesi del regno, una città che brama di
vivere nel modo anarchico e indipendente da ogni potere che le compete,
ma al tempo stesso non sa liberarsi dei suoi fantasmi passati e
presenti.
Il caso poliziesco, alla fine, è abbastanza ben
riassumibile; un gruppo di giovani ragazze, ospiti di un
convento-ornanotrofio in pieno centro, vengono barbaramente uccise e i
loro corpi ritrovati sul mare in condizioni pietose. Veneruso e i suoi
capiscono ben presto che nel convento avvengono cose poco chiare, e
anche se il canovaccio "Confessioni innominabili all'interno di un
convento/istituto religioso" con relativi segreti e morbosità è stato
sfruttato anche troppo, l'autore riesce comunque a imbastire una solida
trama che disorienta con maestria il lettore, regalando un colpo di
scena finale assai palpitante. Un giallo in piena regola, quindi, ma che
non è comunque il punto di forza principale del romanzo, che come
detto risiede nell'atmosfera e in un'altra cosa; un miracoloso evitare i
fin troppo facili stereotipi melodrammatici ai quali si presta ogni
opera ambientata a Napoli; la città e i suoi abitanti sono
credibilissimi, e anche l'ambientazione vagamente gotica e dark si
adatta benissimo all'unica città Italiana che, insieme all'esoterica
Torino, possa rivaleggiare con Londra come palcoscenico di vicende cupe e
misteriose.
Insomma, questo "La collera di Napoli" non sarà
certo un capolavoro, ma come opera prima di un autore ancora giovane è
straordinaria; se il buongiorno si vede dal mattino, con Diego Lama
abbiamo trovato un autore di prim'ordine. COnsigliato, a Napoletani e
non.
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RispondiEliminaSembra interessante credo che gli darò una letta, buona recensione.
RispondiEliminaSembra interessante credo che gli darò una letta, buona recensione.
RispondiEliminaBentornato Omar! I gialli italiani not my cup of tea. T attendo al prossimo Golden Age!
RispondiEliminaPS fammi sapere se ti piace il mio cortissimo su Sherlock Magazine
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RispondiEliminaCiao Francesco, grazie per gli auguri, domani pubblicherò un post apposito per questo "evento". Dunque, per quanto riguarda la tua domanda, nel giallo Mondadori viene riproposto sempre materiale inedito e quindi la traduzione è stata realizzata negli scorsi mesi e credo si possa tranquillamente considerare integrale (traduttori come Boncompagni, la Caselli etc. si possono considerare afffidabilissimi oltre che competenti) mentre per i classici il discorso è diverso; a volte utilizzano le traduzioni più recenti e accurate, a volte invece si basano su traduzioni vetuste e tagliate (vedi gli ultimi Edgar Wallace) e quindi le traduzioni nei classici sono da verificare mese dopo mese; ed esempio, il Van Dine di questo mese se presenta la traduzione di Pietro Ferrari è sicuramente integrale, se presenta altri traduttori credo proprio di no.
RispondiEliminaGiordano; appena ho un miuto cerco il tuo corto. In ogni caso, per il libro in questione, sappi che è molto piiù classicheggiante di quanto non si possa pensare in un primo momento.
Grazie Omar per la bella recensione!
RispondiEliminaPer tua informazione a novembre è uscito anche il secondo romanzo con protagonista Veneruso negli Oscar Mondadori. Si intitola "Sceneggiata di morte". Ciao e grazie
Grazie Omar per la bella recensione!
RispondiEliminaPer tua informazione a novembre è uscito anche il secondo romanzo con protagonista Veneruso negli Oscar Mondadori. Si intitola "Sceneggiata di morte". Ciao e grazie
Ciao e grazie a te per la dritta, mi era sfuggito il nuovo romanzo, lo prenderò con curiosità!
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