Ho sempre
ritenuto, forse a torto, una stranezza bella e buona che un appassionato di
polizieschi classici non sia anche un cultore delle Ghost story anglosassoni,
da non confondersi col genere horror prima e dopo di esse; le storie di
fantasmi da narrare davanti al caminetto in una sera di pioggia sono un
sottogenere ben distinto, lontano sia dai fluviali goticoni stile Ann Radcliffe che dai tomi
contemporanei di Stephen King.
Un sottogenere
ovviamente molto amato dagli inglesi, quasi uno dei loro manifesti, una cosa
della quale andare fieri, a cui si dedicavano anche insigni luminari, su tutti
Montague Rhodes James, rettore di Cambridge e maestro supremo di questo filone
narrativo.
Alle Ghost story
si sono dedicati con estrema ispirazione
grandi autori vittoriani come Dickens, Stevenson, Kipling, George Eliot,
Elizabeth Gaskell e Wilkie Collins; ma anche americani famosi per tutt’altra
narrativa come Nathaniel Hawthone, Henry James
e Edith Wharton.
Ma questo
sottogenere, proprio come il poliziesco, raggiunge la sua apoteosi nel
ventesimo secolo, precisamente negli anni tra le due guerre, che coincidono con
la golden-age del poliziesco; ma se il giallo continuerà a fiorire, con la virata dell’horror verso lo
splatter e il realismo le vecchie storie
del brivido dal sapore ottocentesco sono definitivamente tramontate, inadatte a
un pubblico sempre più voglioso di emozioni forti.
In ogni caso, la
stagione delle grandi Ghost stories è stata lunga e intensa, grazie anche all’ondata
di interesse per lo spiritismo e i fenomeni paranormali a cui si dedicò anima e
corpo Conan Doyle, e allo splendore di essa hanno contribuito anche noti
giallisti; cominciò ovviamente Edgar Allan Poe, che è un precursore più o meno
di tutto escluso i libri di ricette, ma il suo caso è inverso, lui era un grande
autore di storie del brivido che si prestava anche al racconto poliziesco; il
primo giallista a occuparsi anche di storie soprannaturali fu l’eclettico
Arthur Conan Doyle, che ci ha lasciato una trentina di racconti fantastici
assolutamente deliziosi, tra i quali alcune Ghost stories di cui una davvero di
grande impatto, ovvero “Lo specchio d’argento”,
piccolo gioiello dove il protagonista vede, riflesso in un antico
specchio, un fosco dramma del passato.
Un’altra grande
autrice di esemplari e sottovalutatissime storie del brivido fu Agatha
Christie, della quale in pochissimi purtroppo conoscono racconti di fantasmi
assolutamente perfetti come “La lanterna”,
“L’ultima seduta” e “La bambola della sarta”. L’ho già detto tante volte, ma
per chi non era attento ribadisco che la raccolta di racconti intitolata “Il
segugio della morte” è uno dei grandi libri per assicurarsi piacevolissimi
sussulti in notti buie e tempestose.
Poi ci furono
scrittori che per una carriera intera giocarono a danzare sul labilissimo
confine tra il poliziesco e la Ghost story vera e propria. Proprio qui volevo
arrivare; in fin dei conti i due generi sono gemelli, si può infatti infarcire
con estrema facilità una storia gialla di elementi horror, così come inserire
enigmi razionali in una storia del brivido. John Dickson Carr e soprattutto il
suo maestro Chesterton si sono divertiti a mescolare i generi per una carriera
intera, pur rimanendo, talvolta con molta (troppa?) fatica entro la barricata
del razionale; ma specialmente Carr qualche volta ha bellamente e volutamente
oltrepassato questo limite, in qualche racconto e in uno dei suoi romanzi
migliori, quale non posso dirlo senza incorrere in spoiler fastidiosi.
Ma lasciamo i
giallisti nel loro brodo, qui si vuole parlare di Ghost story vere e proprie,
che nelle sere di questo inverno abbastanza
mite ma comunque brumoso e
tempestoso si gustano con estremo
piacere.
Nel nostro paese
abbiamo molto materiale al riguardo; sono disponibili a prezzi popolari tutti i
racconti di Poe, di Rhodes James, di Le Fanu, di Dickens; di quest’ultimo vi
consiglio la raccolta dal titolo “Da leggersi all’imbrunire”, che in appendice
contiene anche storie gotiche del primo ottocento molto importanti.
Per brividi più
eterei e raffinati raccomando le raccolte (sempre dal titolo Storie di
fantasmi, non si scappa) di Edith Wharton e Henry James; bellissima è la
raccolta “Nel buio” di Edith Nesbit edita da Sellerio, e graziosissimo è il
racconto lungo “Il velo sollevato” di George Eliot, nel catalogo Marsilio.
Insomma, di
materiale ce n’è quanto ne volete; e oltre ai volumi dei singoli autori sono sempre
reperibili anche antologie molto note e ampiamente esaustive, talvolta pure
troppo; è il caso del mammut Newton “Storie di fantasmi”, un volumone di oltre
mille pagine che racchiude molte delle storie più belle, ma ne contiene
altrettante abbastanza mediocri o comunque datate e poco scorrevoli,
specialmente di autori Italiani, Francesi e Tedeschi; come dicevano giustamente
Fruttero e Lucentini, solo gli inglesi sapevano scrivere storie di fantasmi
perfette, evitando le compiacenze letterarie dei Francesi o gli slanci
liricheggianti dei Tedeschi ( slanci che rovinano anche molti dei racconti di
Poe, che dai romantici Teutonici era parecchio influenzato; ma come ripeto lui
era un precursore, che fu imitato a oltranza e, almeno per me, finì per essere
superato) e soprattutto l’ingiustificato snobismo degli Italiani, che a parte
qualche grazioso racconto di Tarchetti, Capuana o della Perodi non seppero mai
prendere sul serio il genere soprannaturale, visto che nel nostro paese
bisognava raccontare la vita vera, la sofferenza e la provvidenza. Per leggere
un racconto del terrore nostrano davvero ottimo (anche se per certi versi è una
parodia dell’antieroe Lovecraftiano, seppur di grande effetto) bisogna leggersi
“Oleron” di Stefano Benni, incluso nel bizzarro e divertente “Il bar sotto il
mare”, nel quale l’autore rende omaggio ai principali generi letterari con
garbo, inventiva e leggerezza.
Insomma, il volume
Newton è ottimo ma va preso con le molle, prima leggete gli autori col cognome
Anglosassone e poi gli altri (a parte qualche godibile Francese come Gautier,
Maupassant o Leroux) ma giusto per completismo.
Per chi scrive la
raccolta di storie di fantasmi perfetta è quella dal titolo omonimo curata dai
già citati Fruttero e Lucentini, un vero manuale del genere assolutamente
irrinunciabile che a parte racconti stupendi ma non propriamente ascrivibili al
genere come “Il richiamo di Chtlulu” di Lovecraft o “Il terrore” di Machen
propone storie davvero esemplari; chi ruba la scena, con ben 4 racconti, è
Rhodes James, del quale vengono proposti quelle che sono davvero le sue punte
di diamante, ossia “Il tesoro dell’abate Thomas”, “Il numero 13”, “Fischia e
verrò da te e soprattutto lo straordinario “La mezzatinta”. Ma oltre a James ci
sono due dei capolavori di Lovecraft (Nella cripta e l’orrore di Dunwich), poi il
famosissimo “La zampa di scimmia”, che Jorge Luis Borges riteneva la definitiva
variante della leggenda dei tre desideri (e dalla quale Stephen King prenderà
spunto per il suo bellissimo Pet Sematary) e l’ammaliante “La bella adescatrice” di Oliver Onions (non
il gruppo musicale, intendiamoci), da molti ritenuta la più raffinata storia di
fantasmi di sempre. Altre ottimi racconti completano quella che è l’antologia
capolavoro sui fantasmi disponibile in Italia, perché essere grandi antologisti
è difficile come essere grandi scrittori ( e Fruttero e Lucentini erano
entrambe le cose).
E quali sono le
storie di fantasmi ( o comunque del brivido, perché oltre agli spiriti dei
trapassati i racconti vertevano anche su presenze ancestrali, precognizioni
inquietanti, demoni…non c’erano solo ghost nelle ghost stories) migliori per il
sottoscritto, che ne ha lette tante? Faccio una top- ten? Ok, visto che
insistete la faccio, precisando che ho preso in considerazione solo storie che
considero esemplari e perfette nella maturità del genere, quindi epoca
vittoriana- primo novecento; ho lasciato fuori con dispiacere storie molto
belle ma un pochino datate come “La storia della vecchia nutrice” di Elizabeth
Gaskell o “LA stanza degli arazzi di
Walter Scott, e anche racconti di gran livello come “Il campanello della
cameriera” di Edith Wharton, per non parlare di un paio di racconti
meravigliosi della Nesbit come “Corpi di marmo” e “L’automobile viola”, che
compaiono stabilmente in varie antologie. Ma in una top ten ci stanno dieci
elementi, e non di più, purtroppo.
1-
ESSI ( o I bambini), di Rudyard Kipling; ecco, è
questo per me il più bel racconto di fantasmi mai scritto, il più perfetto e
compiuto, il capolavoro definitivo. Frutto della tarda fioritura Kiplinghiana,
si narra di un automobilista senza nome che percorre in automobile la splendida
e rigogliosa campagna Inglese, e nel suo vagare si imbatte in una bellissima
casa abitata da una donna cieca e da tanti, tanti bambini curiosi e molto
timidi. Più che una storia di grande ingegno, “They” è una poesia in prosa
lunga venti pagine, partorita da un genio incompreso che scrisse grandi cose
per tutta la sua carriera, ma negli ultimi anni di vita ci regalò alcune delle
pagine più belle e potenti del ventesimo secolo, degne in tutto e per tutto
degli autori più celebrati. Provare per credere le antologie edite da Adelphi.
2-
LA MEZZATINTA, di Montague Rhodes
James ; ho deciso di scegliere un solo titolo per autore, altrimenti di James
ne dovevo mettere almeno tre. Ho scelto questo perché per il sottoscritto è la
storia più paurosa mai letta, di un orrore efficacissimo perché trasmesso non
in un situazione di panico o di trauma, ma che emerge nell’oziosa conversazione
di due compassatissimi e imperturbabili collezionisti d’arte Inglesi. A uno dei
due capita una mezzatinta raffigurante una casa, niente di particolarmente
interessante, non fosse che per una figura mostruosa che comincia a emergere
dall’estremità del dipinto per portarsi verso una delle finestre della casa…in
un crescendo di suspense viene svelata un’atroce verità, che assicura un
brivido lungo la schiena ben oltre la parola fine. Come, non vi siete ancora
fiondati in libreria a comprare l’antologia Newton che per soli 4,90 euro
raccoglie tutte le storie dell’autore? Correte prima che chiuda!
3-
LA BAMBINA DI NEVE, di Nathaniel
Hawthorne; racconto che riesce nel miracolo di essere al tempo stesso
dolcissimo e inquietante, a scaldare il cuore e a far correre brividi lungo la
schiena. In un gelido giorno di dicembre due bambini, fratello e sorella,
costruiscono un pupazzo di neve che riproduce le sembianze di una bambina, per
creare una compagna di giochi che faccia loro compagnia nella solitudine della
campagna innevata. E questa bambina di neve si mostra felicissima di essere
stata creata, e di mettersi a giocare con coloro che l’hanno plasmata...
l’infinita poesia dell’infanzia, l’unica cosa che mi rammarico di avere perduto
per sempre, qui rivive in tutta la sua bellezza, e sarà proprio l’ottusità dei grandi a porre fine a
questo splendido miracolo invernale.
4-
IL SEGNALATORE, di Charles Dickens;
del sommo autore vittoriano, che si dedicò con estrema perizia anche alle
storie del brivido, ho molto caro questo racconto di inquietanti precognizioni
che presenta un’ambientazione assolutamente banale e quotidiana, eppure
estremamente suggestiva; si svolge infatti tutto in una remota stazioncina
nella campagna Inglese, dove un vecchio addetto ai binari ha delle strane e
bizzarre visioni che lo terrorizzano. E poi, lo dico senza vergogna, a me i
treni che sfrecciano nella notte sono sempre parsi un poco inquietanti, per cui
il racconto ha un motivo in più per turbarmi.
5-
JANET LA STORTA, di Robert Louis
Stevenson; grande, potentissimo racconto ambientato nella scozia più rurale,
dove una misteriosa perpetua dall’aspetto mostruoso cela un segreto
terribile, che verrà svelato al
reverendo Murdoch in una notte di tregenda. Meraviglioso, la summa del racconto
del brivido Stevensoniano, da evitare nell’edizione Einaudi che vuole rendere
il dialetto scozzese usato da Stevenson nell’originale con una maccheronica
parlata Toscana che, ve lo dico da Toscano, è tutta sbagliata e finisce per
essere non poco fastidiosa.
6-
IL GIRO DI VITE, di Henry James; a
dire il vero sarebbe un romanzo breve, ma non me ne sono mai accorto, visto che
ogni volta che lo rileggo non ci metto più di un’ora a terminarlo; storia molto
nota e oggetto di infinite discussioni tra i fans (c’è chi dice che non esiste
nessun fantasma e tutta la vicenda sia il frutto di una mente malata…io non mi
pronuncio, mi suggestionano entrambe le soluzioni e va bene così…) . Mentre
scrivo, mi sto accorgendo che in molti dei racconti di questa mia top-ten
troviamo fra i protagonisti dei bambini, le figure più innocenti, sensibili e
quindi più percettive, dotati della “lanterna” del sesto senso che permette di
captare le presenze soprannaturali molto più facilmente di un adulto. Di cosa
parla “Il giro di vite”? No, non posso assolutamente dire nulla, lascio il
piacere di scoprirlo ai fortunati che non hanno ancora letto questo capolavoro.
7-
NELLA CRIPTA, di Howard Phillips
Lovecraft; del grande autore del New England ho letto quasi tutto, e anche se
non è tra i miei scrittori preferiti molti dei suoi racconti mi hanno
folgorato, e li ricordo a memoria dopo anni. Evocatore di un orrore più cosmico
e fantascientifico, questa è una delle sue rare ghost- story più canoniche, ed
è davvero terrificante; la storia di un becchino che rimane chiuso in una
cripta coi morti da seppellire è già di per se terribile, ma se ci si aggiunge
un finale sconcertante che aggiunge orrore all’orrore, la notte insonne per gli
impressionabili è garantita.
8-
LA LANTERNA, di Agatha Christie ; racconto
del quale ho già parlato nel post dello scorso maggio dedicato ai racconti
dell’autrice, ma del quale ribadisco l’estremo valore; una bella storia di
amicizia tra due bambini, uno vivo e l’altro no, trattata con una sensibilità
che solo una grande donna poteva avere.
9-
COMPAGNE DI GIOCO, di Alfred
MacLelland Burrage; dopo tanti autori notissimo, mi permetto di inserire un
outsider, del quale ho letto solo due racconti, che ho amato moltissimo; l’ottimo “La statua di
cera” fantasia macabra contenuta nell’antologia Newton, e questo rarissimo
“Playmates”, datato 1927, che ho fortunosamente reperito in una raccolta di
storie del brivido.. per le scuole medie, ovvero “Blackout-nel buio del
terrore”, miracolosa antologia curata di Donatella Ziliotto che comprende molti
bellissimi e rari racconti. Qui la trama è molto classica, con la grande casa
nel quale si trasferiscono un anziano misantropo e la bambina che ha adottato,
la quale trova alcune amiche in un’ala della casa che un tempo era una scuola;
le bambine sono molto simpatiche e affettuose, ma sono molto timide e vestono e
parlano in modo antiquato…ok, il tutto è prevedibile, ma trattato con una
delicatezza straordinaria, che fa del racconto un gioiellino assoluto, peccato
sia un’impresa reperirlo.
10- LA ZAMPA DI SCIMMIA, di William Wimark Jacobs;
già citato archetipo della Ghost- story americana, negli USA molto famoso e
citato, oltre che da Stephen King anche dal cinema e perfino dai Simpson. In
ogni caso la storia della zampa di scimmia alla quale si può chiedere tre
desideri che verranno subito soddisfatti (ma a carissimo prezzo, purtroppo) è
un capolavoro assoluto, che nello splendido finale raggiunge un pathos
ineguagliabile. Peccato solo che questo sia in pratica stato l’unico exploit
dell’autore.
Insomma,
spero abbiate apprezzato il mio sforzo di popolare di incubi di prima scelta il
vostro sonno.
Sono un'amante delle ghost stories, alcuni di questi racconti e raccolte che hai citato li ho già letti e me ne sono innamorata, altri invece non li conoscevo affatto, grazie per le dritte!
RispondiEliminasalvo subito la pagina tra i preferiti, e magari torno a leggerti volentieri per scoprire qualche altro titolo interessante :)
A presto!!