Se siete tra coloro che riescono a visitare un museo
delle cere senza restare turbati, non siete come me. Devo dire che trovarmi tra
perfette riproduzioni di persone viventi o meno a cui manca solo la capacità di
movimento mi inquieterebbe alquanto, forse perché fin da bambino il mio
immaginario è stao influenzato dai due film dal titolo “La maschera di cera”,
sia quello del 1933 di Michael Curtiz con Lionel Atwill che il remake del 1952
col mitico Vincent Price (che da adoratore di quest’ultimo preferisco) che
impersona alla grande un artista impazzito che crea le sue cere anatomiche
colando la cera fusa direttamente su gente viva (Brrr..), e quidi non farei
pazzie per trovarmi da solo da madame Tussaud e succursali. Però, proprio per
l’infantile fascinazione subita da quei bei vecchi film, sono oltremodo felice
quando mi capita di leggere un racconto giallo o horror che sfrutta questa
ambientazione. Non è capitato molto spesso, ma quelle poche volte i risultati
sono stati davvero eccellenti.
Immagini dai due film sopra citati
Il Wax Museum più importante del mondo, il già citato
museo di Madame Tussaud a Londra, fu scelto da Marie Belloc Lowndes, della
quale ho parlato molto recentemente, per l’ambiguo e sconcertante finale del
suo capolavoro “Il pensionante”; peccato che Hitchcock, nel girarne la sua pur
ottima versione cinematografica, non abbia tenuto conto di questa splendida
sequenza, ci saremmo davvero divertiti a vedere le cere filmate dal maestro.
Almeno tra quelli che conosco ( e tradotti in Italiano),
il romanzo che sfrutta al meglio questo topos è sicuramente “Delitto al museo
delle cere” della grande Ethel Lina White, autrice Gallese maestra assoluta del
suspense che ha ispirato coi suoi romanzi alcune ottime pellicole, due su tutte
“La signora scompare” di Hitchcock e “La scala a chiocciola” di Siodmak, tratti
dai suoi omonimi romanzi, dei quali mi occuperò presto in questo blog.
Questo Delitto nel museo delle cere, tradotto solo
negli anni novanta da Marilena Caselli, non è un capolavoro ma è comunque un romanzo gustosissimo, che ha per
protagonista una giovane e rampante giornalista di nome Sonia, la quale si
occupa degli strani collegamenti tra le manovre di un losco uomo politico e un
piccolo e fatiscente museo delle cere di una minuscola cittadina Inglese.
Il romanzo raggiunge il suo culmine nella celebre
sequenza di Sonia chiusa di notte nel sinistro museo, un concentrato di
suspense micidiale che Polillo ha incluso a parte nella raccolta “Delitti di
natale”; operazione abbastanza discutibile, visto che il romanzo è bello letto
per intero.
E come dimenticarsi il sinistro, quasi infernale museo
delle cere gestito dal signor Augustin e dalla figlia in uno dei primi romanzi
di Carr, l’ acerbo ma comunque eccezionale “L’ultima carta”? qui, da maestro di
atmsfere quale già era, il venticinquenne autore ci porta in un sordido,
fatiscente eppur affascinantissimo museo la cui evocazione non può non dare un
sinistro brivido lungo le scapole. E la sequenza del ritrovamento del corpo di
una giovane donna tra le braccia dell’orribile statua del Satiro della Senna è
di quelle che restano ben scolpite nella mente di ogni giallofilo. Se poi la
storia si sviluppa in altri ambienti, le pagine ambientate nel museo fanno
storia a se nel corpus Carriano.
Tornando leggermente indietro nel tempo troviamo un
breve, gradevolissimo racconto di quel mago di atmosfere macabre e
Grandguignolesche ( oltre che insigne giallista, basti solo pensare a Le
mystere de la chambre jaune) che era Gaston Leroux, che nel racconto “Il museo
delle cere”, che si poteva trovare nel succulento volumetto Newton a mille lire
che raccoglieva (e le raccoglie ancora, se si ha la fortuna di trovarlo sulle
bancarelle) le sue “Storie macabre”,
mette in scena un classico racconto di orrori derivati dalla solitudine
notturna; qui il protagonista, un gaudente parigino della belle epoque,
scommette con gli amici che di sciocchezze come i Wax museum non ha alcuna
paura, e ovviamente viene da loro sfidato a rimanervi, ovviamente con esiti
infausti. Una bella storia che però non sfrutta appieno il suo potenziale,
visto che latita di descrizioni del museo, limitando così il suo potenziale.
Assolutamente straordinario è un racconto breve,
incluso nella raccolta “storie di fantasmi” della Newton e nei “25 racconti del
terrore vietati alla tv” presentati da Hitchcock, dal titolo “La maschera di
cera”, di Alfred MacLelland Burrage ( autore di cui ho parlato nel post sulle Ghost story dello
scorso Gennaio), un sinistro, eccezionale racconto in cui , durante la solita
notte passata per scommessa dentro al museo da un temerario (come si può notare
questo è un tema ricorrente molto sfruttato, in quanto giustifica il fatto che
qualcuno accetti di restare in loco a fare la parte del terrorizzato, un poco
gli antesignani dei giovani scervellati degli horror anni settanta/ottanta,
dove in un film che si intitola “Non aprite quella porta” essi vi si fiondano
addirittua…torture e squartamenti sono sempre poca cosa per simili
sconsiderati) la statua di cera di un famoso criminale decide di rianimarsi…racconto
allucinante, tra incubo e realtà, una vera gemma dell’horror intelligente che
sfrutta al meglio la suggestiva location.
Purtroppo nel giallo classico e dintorni non ho altre
chicche da segnalare, se qualcuno di voi che legge conoscesse qualche altra
storia totalmente o parzialmente ambientata in un museo delle cere sarò felice
se vorrà segnalarla.
Insomma, come vi ripeto, coi musei delle cere ho un
ottimo rapporto, basta che essi si limitino alla pagina di un libro o allo
schermo della TV, perché dal vero la
cosa mi inquieterebbe….che poi dico dico ma se vado a Londra una visitina dalla
signora Tussaud sarebbe la seconda cosa che farei, ovviamente solo dopo essermi
fiondato al St. Martin’s theatre ad assistere all’ennesima replica di
Mousetrap.
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