L'anno scorso, quando scoprii
"Una parola di otto lettere" Adams mi entrò subito nel cuore. A volte
basta un libro per far innamorare di un autore, e fu questo il caso. A un anno
esatto di distanza mi sono letto l'altro bassotto dedicato all'autore, appunto
questo "La stessa sera alla stessa ora" e se non ho ritrovato la
perfezione e il delicato umorismo del primo libro ( un gioiello del giallo
rurale paragonabile al Dramma di corte rossa) sono stato comunque ampiamente
soddisfatto.
Questo "The chief
witness", scritto nel 1939, è un poliziesco decisamente più curato e
"ardito" nell'intreccio, e ambientato quasi esclusivamente nella città
di Londra, e comunque in interni; viene meno quindi l'aspetto agreste che il
golfista Adams sapeva presentare così amabilmente, come anche nell'altro suo
romanzo "Detective per amore" edito negli anni sessanta dalla Salani
e che mi è piaciuto molto nonostante una traduzione da denuncia,e un Adams
"cittadino" sinceramente perde qualcosa. Ma in ogni caso gli amanti
del puro enigma lo preferiranno, come anche chi cerca da un poliziesco più realismo.
Ma andiamo con ordine; in un
giorno di Luglio vengono trovati morti i due fratelli Alexander e Frederick
Curtis, apparentemente entrambi suicidi, ma due orologi rotti indicano che la morte
sia avvenuta, oltre che nella stessa sera, anche alla medesima ora; un qualcosa
di troppo inverosimile per non risultare sospetto. E infatti Scotland Yard
finisce ben presto di indagare non su un duplice suicidio ma su un duplice
delitto. Ma ma polizia probabilmente farebbe fiasco se non fosse per il solito,
improbabile investigatore dilettante tranquillamente tollerato dalla polizia e
dai testimoni, in questo caso il simpatico Roger Bennion, in pratica uno
sfaccendato golfista di talento (come Adams) che prende a cuore tutta la
faccenda.
I fratelli Curtis, benestanti e
stimati, erano due persone difficilmente ipotizzabili come suicidi, ma a
mano a mano che Bennion affonda nei
segreti di famiglia, emergono dati sempre più inquietanti; matrimoni posticci,
amanti, ricatti, rancori, cose che tutte assieme potrebbero distruggere la
serenità di un uomo fino a spingerlo a un gesto estremo; ma in ogni caso Roger
non crederà mai al doppio suicido sincronizzato, e dopo aver rischiato la vita
per ben due volte (nei sottofinali adrenalinici e pieni di colpi di scena tipici
di Adams) giungerà a smascherare un omicida diabolico e spietato.
Una delle sequenze clou riprodotta nella copertina dell'edizione Inglese
La soluzione del caso è veramente
impeccabile, e coloro che avranno voglia di risolvere il mistero (io ho preferito
godermi la prosa incantevole dell'autore senza lambiccarmi il cervello), troveranno
pane per propri denti, anche se mai duro
da rodere come nella Christie o in Carr.
E soprattutto troveremo alcune
tematiche a dir poco ardite per l'epoca; una ragazza madre, donne che si
concedono per puro piacere, attricette che usano il loro corpo per fare strada
vantandosene anche...insomma, in questo romanzo una volta tanto gli Inglesi si
accoppiano felici e contenti, e senza troppi pudori, un qualcosa che non mi
sarei mai aspettato di trovare tra le pagine del pudico Adams.
L'unica pecca che mi permetto di
fare al romanzo è sul ritmo; la prima parte è veramente troppo lenta, in pratica solo interrogatori lunghi e statici
ai familiari dei defunti, come nei peggiori libri della Christie; la seconda
parte è decisamente più interessante ma il libro, pur essendo piuttosto buono,
non risulta un prodotto memorabile. Quindi se per caso non avete mai letto Adams,
leggetevi prima "Una parola di otto lettere", assai più riuscito e
d'impatto, ma non disdegnate nemmeno questo.
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