L’americano Rex Stout non è tra gli autori più
considerati dai puristi del mistery, in quanto i suoi intrecci non sono niente
di mirabolante; tutto vero, ma coloro che quando leggono polizieschi non
cercano solo un plot mirabolante, non possono fare a meno di amarlo. Perché
forse, anzi no sicuramente, Stout era la più grande penna della storia del poliziesco,era
prima eccelso scrittore e poi rappresentante di un genere.
Era, in questo,
come Simenon, un Simenon più allegro, glamour e infinitamente più disincantato
(Maigret in fondo è un eroe romantico..), con delle sequenze che sono dei veri
capolavori di umorismo al vetriolo, su tutti i battibecchi tra il titanico e
granitico Nero Wolfe e l’assistente Archie Goodwin, una vera e propria coppia
di fatto del romanzo poliziesco, che appunto ci regala perle di vita di coppia
come nessun Arcibaldo e Petronilla o Blondie e Dagwood hanno fatto mai.
Tutti i romanzi con Wolfe sono di piacevolissima
lettura, e si casca più o meno sempre sul morbido. Ma ci sono delle occasioni
in cui, oltre a una penna in stato di grazia, viene presentato anche un enigma
di tutto rispetto, sia nello svolgimento che nella soluzione. Sono i casi del
“La traccia del serpente”, “La lega degli uomini spaventati”, “La scatola
rossa” e sicuramente questo “I quattro cantoni”, astruso titolo italiano di
“Prisoner’s base”.
cover della prima edizione
Scritto nel 1952, nel pieno della maturità di Stout
(che iniziò con un filotto di capolavori impressionanti negli anni trenta per
poi assestarsi su un livello da straordinario a ottimo negli anni successivi)
questo è uno dei suoi libri in assoluto più belli, profondi e convincenti.
Ambientato in una New York del dopoguerra già
disincantata rispetto ai tempi di Van Dine, stavolta Wolfe si muove tra
personaggi più realistici e “quotidiani”, senza il decor lezioso di personaggi
come Lily Rowan (a proposito; ma lo stolido
Archie Goodwin gliele avrà mai strappate le mutandine in un impeto di
passione almeno una volta? Quei due sono ancora più esasperanti di Perry Mason
e Della Street..) o prestigiose competizioni culinarie, esposizioni di orchidee
e altri ambienti glamour di solito prediletti dall’autore.
In realtà l’ereditiera pazzerella, la flapper fuori
tempo massimo all’inizio c’è, e delle più sfrontate; la bella e giovane
Priscilla Eads arriva al punto di chiedere a Wolfe di nascondersi in casa sua
per un capriccio non ben chiarito, che è più o meno come chiedere a me di
prestarvi una palmina, e infatti il misogino Wolfe, ignorando le proteste del galante
Goodwin, la sbatte fuori. Scelta comprensibile ma sbagliata, visto che la bella
Priscilla finisce uccisa nel suo appartamento, assieme alla sua cameriera. E
siccome Goodwin, romantico cavaliere di ventura, si sente resposabile (al
contrario di Wolfe che se ne sbatte altamente) inizia a indagare su una pista
ben definita, in quanto la morta lascia un considerevole patrimonio in dollari
e azioni da spartire tra quattro azionisti di maggioranza (i quattro cantoni
del titolo) dell'azienda di famiglia
della quale da pochi giorni era diventata titolare, ma Goodwin da solo vale il giusto, e finisce ben
presto in grossi guai. Al sedentario
Wolfe toccherà recarsi fino in centrale per tirarlo fuori di prigione e
infine, più per sfinimento che per
altro, accetta di indagare e, dopo altri
omicidi, uno dei quali particolarmente sgradevole ed efferato tanto da
ricordare quelli narrati da Ed McBain, arriverà a una soluzione una volta tanto
degna dei maestri del giallo classico, con tanto di riunione finale di tutti i
sospettati in stile Poirot. E alla fine l’amarezza sarà tanta, in questo
romanzo dove a morire sono le donne, e dove gli uomini giudicano, cercano di
prevaricare, brutalizzano, ma non sanno proteggere.
In ogni caso, questo è un testo che va letto (meglio
nella versione tradotta da Gianni Montanari nei classici del giallo n.730) come
un grande esempio di letteratura Statunitense, uno spaccato di anni cinquanta
con giovani vedove di guerra (quella di Corea) loschi affaristi, pubblicitari e
stilisti di dubbia moralità, avvocati infidi..tutta una commedia umana di
altissimo spessore, un vero e proprio capolavoro fine come seta e tagliente
come un rasoio. Da non perdere.
Letto. :)
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