Forse una delle lacune di questo blog (un poco di sana
autocritica non fa mai male) è l’aver trascurato il giallo americano, che per
molti è sinonimo di Hard-boiled, di mitra in azione e belle pupe discinte; vero
in parte, ma ovviamente c’è molto di più.
Il giallo
Inglese è quello che amo, ma riconosco che negli Stati uniti si è andati oltre,
spaziando tra i sottogeneri; l’America in fondo era troppo grande e variopinta
per limitarsi al delitto nella casa di campagna, per cui dopo un inizio sugli
stilemi dei grandi autori Britannici il
giallo made in USA ha spiccato il volo per suo conto, producendo non solo gli
scrittori pulp o hard-boiled ma anche dei geni isolati, che sono andati per
conto loro creando un genere a se stante. Due nomi su tutti, COrnell Woolrich
(autore che ho amato alla follia da giovane e adesso sto colpevolmente
trascurando.. devo rimediare) e ovviamente Rex Stout.
Se Woolrich ha creato il romanzo nero e dell’attesa
spasmodica, Stout ha invece creato un giallo in punta di penna arguto e
umoristico, dove i personaggi e gli ambienti contano ben più della trama,
che non poche volte sarebbe anche
geniale (come ad esempio nel bellissimo “la lega degli uomini spaventati” ) ma
per l’autore l’intreccio giallo è un ricamino a margine dell’affresco, e quindi
anche un plot esplosivo finisce per passare in secondo piano rispetto alle
fantastiche caratterizzazioni dei personaggi, che fanno dei libri di Stout un documento
imprescindibile sulla vita e i costumi dell’alta borghesia Americana tra gli anni trenta e gli anni settanta,
quando l’autore editò gli ultimi romanzi per spegnersi serenamente dopo una
lunga e fruttuosa vita.
Stout con l'amata moglie; al contrario di Wolfe l'autore non era affatto un inveterato misogino.
Ora, Stout è un autore lontano dal mio modo di
intendere il giallo, ma lo leggo come i Maigret di Simenon, ossia per ritrovare
personaggi splendidi e una scrittura finissima e inarrivabile (quando ben
tradotta), e ne traggo un divertimento enorme.
Inutile che vi parli del gigantesco Investigatore di
Origine Montenegrina che vive a New York, ama il buon cibo e le orchidee e
nonostante sia misantropo e misogino riesce a capire la natura umana come
nessun altro; Wolfe è un mito che non ha
bisogno di presentazioni, protagonista di romanzi e racconti che restano unici
nella storia del genere. Libri che, lo ammetto, una volta letti poi dimentico alla svelta, e per la maggior parte
dei romanzi che ho letto nemmeno ricordo chi sia il colpevole; ma alcuni invece
mi sono molto cari, uno su tutti lo splendido Champagne per uno, romanzo del
1959 che considero uno dei suoi capolavori, un romanzo tagliente e umoristico
ma anche dolce e sognante, ambientato tra ricchi borghesi fuori dal tempo.
E soprattutto, cosa a dir poco inusuale per l’epoca,
Stout focalizza l’attenzione sul problema delle ragazze madri, che l’America perbenista
e ipocrita del tempo considerava alla stregua di prostitute, da aiutare per pura pietà umana ma non certo
perdonando loro fino in fondo i loro “Peccati”.
A tale scopo esisteva un vero e proprio istituto di carità dove le poverette potevano trovare
aiuto per risistemare le loro vite derelitte
(sto usando un tono ironico, badate bene, non mi date del perbenista che
sennò mi arrabbio) e in onore del defunto benefattore che ha fondato questo
istituto, il signor Robilotti, ogni anno viene tenuta dalla vedova una sontuosa
cena nella sua casa di New York dove partecipano, selezionate, alcune di queste
sventurate; lo scopo della cena è quello di commemorare il signor Robilotti e
magari di far conoscere alle belle abbandonate qualche buon partito che non
guarda molto per il sottile.
Ora, per rimpiazzare il nipote della signora Robilotti
affetto da Laringite, viene chiamato Archie Goodwin, il giovane e affascinante
aiutante del pachidermico Wolfe, che sebbene
ostenti un’aria da condannato, in realtà tra delle belle ragazze ci si trova
perfettamente a suo agio.
Durante la cena fa la conoscenza di una di loro (notare come l’autore
abbia una grande simpatia per queste ragazze madri, che dipinge giustamente
come donne determinate e risolute, mentre quasi tutti gli altri autori ne
avrebbero fatte delle vittime da compiangere) ,una certa Faith Usher, che nonostante
sia una ragazza molto intelligente abbia dei propositi suicidi che spiattella
tranquillamente ad Archie, confidandogli persino di girare con una fiala di cianuro
in tasca. Ora, durante la serata la ragazza muore veramente avvelenata, e tutti
pensano a un teatrale suicidio; tutti tranne Archie, che assieme al Deus ex
Machina Nero Wolfe smaschererà un diabolico assassino.
In ogni caso, lo
ribadisco, non leggete questo libro per trovarvi un intreccio fenomenale;
questa è grande letteratura Americana, argutissima e per nulla narcisistica,
non invecchiata di un giorno al contrario di tanti celebrati scrittori
Statunitensi coevi a Stout come Faulkner e Kerouac, dei quali non riesco a
leggere nemmeno una pagina, sicuramente per colpa mia.
E se davvero leggerete questo Champagne per uno e vi
piace, provate anche La guardia al toro, Nero Wolfe e sua figlia, Non ti
fidare, I quattro cantoni, Sei per uno e La scatola rossa; i libri di Stout a mio parere imperdibili, insieme, naturalmente,
al suo capolavoro assoluto, La lega degli uomini spaventati, inserito da John
DIckson Carr nella sua famosa lista dei dieci migliori gialli mai scritti.
INTRECCIO
E SOLUZIONE FINALE; 8/10
-LEGGIBILITA’ 10/10
-ATMOSFERA 8/10
-HUMOUR 9/10
-SENTIMENTO 8/10
MEDIA
VOTO; 9
d'accordissimo. Credo che non ci si possa esimere, a prescindere dalle preferenze, dal leggere qualcosa di tutti gli autori che hanno dato 'vita' al genere.
RispondiEliminaMi segno il titolo, visto che di Stout non ho letto nulla per ora! Il tuo blog è fonte di consigli continui sui gialli :)
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