Proseguono
i fortunati ritrovamenti delle palmine in mercatini e bancarelle, che mi
permettono di leggere le decine di testi della collana dei libri gialli, ovvero
le Palmine, che non sono mai stati ristampati dai lontani anni trenta.
Di
solito sono sempre stato molto critico verso la non-riedizione di queste opere,
in quanto nelle precedenti quattro occasioni i testi mi erano parsi bellissimi
e non meritevoli di cadere nel dimenticatoio…ma dico subito che, per questa
volta, non ho niente da eccepire alla non-ristampa di questo romanzo Francese.
Non che non mi sia piaciuto, anzi non mi divertivo tanto a leggere un libro da
diverso tempo; ma fu inserito nella collana sbagliata, perché questo “Le
singe”, che Renard scrisse in collaborazione col figlio Albert-Jean, è a tutti
gli effetti un Urania ante-litteram, in quanto trattasi, udite udite, di un
romanzo puramente fantascientifico, che non ha attinenza alcuna col poliziesco
ne coi suoi sottogeneri; una spy-story, un’avventura alla Wallace, un romanzo
gotico o un thriller a suspense ci potevano tranquillamente stare, ma non un
pastiche alla Wells, seppure adorabile.
Come
sapete, coi testi dimenticati spoilero, tanto difficilmente qualcuno di voi li
avrà tra le mani; ma se comunque volete procurarvelo e gustarvelo fermatevi qua
con la lettura dell’articolo, non mi
offenderò.
Dunque,
per me che non sapevo con cosa avevo a che fare è stata comunque una
piacevolissima e straniante lettura, che mi ha avvinto totalmente: nei primi
capitoli si parla di alcuni cadaveri disseppelliti da una misteriosa setta di
resurrezionisti (che cosa deliziosamente affascinante!)e un vecchio signore
incarica un giovane e rampante diplomatico, Claude Maxim, di raccogliere
informazioni sulla faccenda . Poi questa pista narrativa viene temporaneamente
abbandonata, in quanto l’attenzione si sposta sulle vicende del fratello di
Maxim, Richard, che parte per un misterioso (forse fittizio) viaggio di lavoro
ma viene trovato morto a Digione. Sembra sia un attacco di cuore, tutti sono
addolorati, e così via; ma nel frattempo continuano ad arrivare telegrammi da
diverse città Francesi, che comunicano che il signor Richard Maxim..è stato
trovato morto. Alla fine della giornata, si avranno ben 4 Richard Maxim, identici
in ogni particolare comprese le impronte digitali (quindi niente sosia
travestiti) morti nello stesso istante in quattro angoli di Francia
lontanissimi tra loro.
Beh,
a questo punto ho cominciato ad avere qualche dubbio. Una situazione così
nemmeno il Carr più sfrenato, nemmeno l’Halter più temerario potevano mai
concepirla. E infatti, stavolta, la spiegazione razionale non poteva proprio
essere possibile, altrimenti l’autore avrebbe schiantato tutti i grandi con un
solo romanzo.
No, nella seconda parte il romanzo diventa un
libro di proto-fantascienza dove un “Mad Doctor” riesce a clonare perfettamente
gli esseri umani, grazie a una macchina di sua invenzione custodita in una
torre minacciosa, quella del titolo. Alla fine si scopre che i cadaveri li
faceva rubare lui, per farci i suoi pazzeschi esperimenti. Insomma, un po
dell’Isola del dottor Moreau, una spruzzata del Castello dei carpazi di Verne,
qualche artificio da Feuilleton ed ecco uno strano, grazioso, interessante romanzo
che però nella collana dei Gialli Mondadori, poverino, non ci può proprio stare.
Potrebbe essere ristampato con una leggera rinfrescata (la traduzione di Cesare
Giardini è ottima) negli Urania, ma la collana purtroppo non presenta mai
qualche testo pionieristico, quindi ciò è impossibile.
Insomma,
un grazioso reperto destinato a un sicuro oblio. Ma è stato proprio in unicum,
nei GM? No. Perché, volendo proprio fare i pignoli, non è proprio la sola opera
fantascientifica proposta nelle palmine…. visto che, nel numero 3, nel
leggendario volume dedicato a Robert Louis Stevenson, si presenta nientemeno
che “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hide”. Miracoli di
un’editoria ancora capace di sorprendere, senz’altro più innovativa e audace di quanto non sia adesso.
Letto :)
RispondiElimina