DI solito, quando consiglio autori della prima stagione del poliziesco, metto dei cartelli di avvertimento del tipo “occhio che è datato”, “Potrebbe non piacervi”, “Contestualizzate”, ma per Mason non mi passa neanche per l’anticamera del cervello di farlo; era un grandissimo e tale è ancora.
Alfred Edward Wooley Mason fu uno di quei sensazionali autori vissuti a cavallo tra otto e novecento che seppero imbastire trame adatte ai loro contemporanei non tralasciando però suggestioni prettamente ottocentesche, che portava ad arricchire trame poliziesche con atmosfere e situazioni tipiche dell’ormai tramontato romanzo vittoriano; altri che lo hanno fatto calibrarono male la dose finendo per produrre lavori troppo goticheggianti,ma Mason era un vero artista che nel campo del poliziesco scrisse molti libri ottimi e 3 capolavori assoluti (non tutti sono stati tradotti in Italia, purtroppo. Polillo, mi ricevete?)
Mason passò a scrivere polizieschi nella maturità della sua carriera; prima era stato un ottimo scrittore di avventure, che firmò titoli memorabili tra cui anche “le quattro piume”, romanzo manifesto delle campagne coloniali in India più volte trasposto al cinema.
Era fortemente influenzato dall’oriente; lo aveva conosciuto al tempo delle guerre coloniali nelle quali era ufficiale di sua maestà, e nei suoi scritti l’elemento esotico è sempre presente, e talvolta preponderante; ricordiamo alcuni dei suoi titoli più tardi come “La belva”, “Il mistero dello zaffiro birmano”, “Il tesoro nel forte”, fortemente profumati di spezie orientali.
Ma in Mason c’era una vena “esotica” molto più vicina al suo paese natale; per un qualche misterioso motivo, i tre capolavori della sua produzione sono ambientati nella più vicina,ma al tempo quasi altrettanto misteriosa, Francia; non Parigi, ma la Savoia, la costa azzurra e Digione; posti ancora tutti da scoprire per molti lettori dell’epoca.
La sensazionale “suite francese” di Mason si compone di tre titoli; Delitto a villa Rose (1910), La casa della Freccia(1924) e Prigioniero nell’opale(1928), e vedono come protagonista il sensazionale ispettore Hanaud, imponente e tonitruante investigatore della Surete parigina che è un po l’antesignano dei detective Carriani, Merrivale su tutti. Oltre a questi tre uscirono altri 2 romanzi con Hanaud, uno che si intitola “Le perle malate” ed è una palmina introvabile e un altro, “the house in hordship lane” mai tradotto in Italia.
Dei tre romanzi il più famoso, forse per il colpo di scena ai tempi altamente innovativo, è Delitto a villa rose, ma per chi scrive è il meno bello della trilogia; perchè sebbene sia un libro validissimo ha meno atmosfera e meno coinvolgimento emotivo dei due titoli succesivi. Ma c’è da dire che Villa rose non ha avuto l’onore di essere ritradotto dalla grande Grazia Maria Griffini, che invece prodigò la sua opera benefica sugli altri due titoli nei bei tempi d’oro, gli anni ottanta, in cui i romanzi fondamentali del genere si ristampavano con nuove traduzioni. Quindi, se interessati, cercate i titoli SOLO ritradotti, ossia i numeri 457 e 622 dei classici del giallo Mondadori.
Comunque per me il capolavoro assoluto di Mason è il secondo libro (in ordine cronologico) dei tre, ovvero “The house of the arrow”. Scritto nel 1924, nei primi vagiti della Golden Age, quando Agatha Christie scriveva ancora libri debitori del Feuilleton e Van dine e Ellery Queen non avevano ancora importato il poliziesco rigoroso e cerebrale dall’America, La casa della freccia è il romanzo perfetto di Mason, inarrivabile e inimitabile.
Lungo, complesso e articolato senza essere mai noioso, la vicenda inizia in un ufficio Londinese dove un giovane rampante avvocato viene incaricato di recarsi a Digione, Francia, per indagare su un bizzarro testamento. Qui, nella dimora detta appunto “la casa della freccia”, trova la giovane e graziosa Betty, nuova padrona di casa dopo la morte della vecchia zia e Ann, dama di compagnia di Betty, sua coetanea che nasconde un passato misterioso. Il contrasto tra Betty, biondina dall’aria fragile e delicata e Ann, bellezza bruna dallo sguardo sfuggente e umbratile, è uno degli elementi più affascinanti del romanzo.
Le due ragazze sono sconvolte perchè la vecchia Zia di Betty sembra essere stata assassinata. I sospetti vanno verso un iroso e inquietante parente di origine russa, ma tutto sembra troppo ovvio; la verità è ben altra, e Hanaud (insieme al giovane avvocato, innamorato cotto di una delle due protagoniste..ma perchè dirvi quale?) la porterà a galla dopo accurate indagini dentro la magione, nelle campagne circostanti e nella città di Digione. Già, Digione; la casa della freccia è proprio il grande romanzo su questa piccola e affascinante città, e se qualcuno di voi ha avuto modo di visitarla credo che il romanzo acquisti una o due marce in più, visto che raramente nella letteratura di genere una città è stata rappresentata con altrettanto garbo e vivacità. La verità sarà inattesa, sconcertante e drammatica; io sinceramente non ci sono arrivato, perchè avevo escluso a priori una soluzione simile; grosso errore, perchè Mason non è Carr o Wallace, è come la Christie; i colpevoli possono essere tutti, anche i più insospettabili.
Un romanzo che amo in modo particolare, che magari posso anche sopravvalutare (ma lo farei in piena buona fede) e che è ai primissimi posti della mia Top-ten personale, accanto a titoli come Poirot a Styles Court, La pietra di luna, L'automa, Dieci piccoli Indiani e La fine dei Greene.
-INTRECCIO E SOLUZIONE FINALE; 10/10
-LEGGIBILITA’ 9/10
-ATMOSFERA 10/10
-HUMOUR 8/10
-SENTIMENTO 9/10
MEDIA VOTO; 9,3
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