L’altro giorno a un mercatino ho trovato un romanzo di Carolina Invernizio, la scrittrice Italiana che cercò di esportare il feuilleton nel nostro paese, con risultati altalenanti ma talvolta memorabili (il bacio di una morta è ormai considerato un piccolo classico). Autrice che ho provato a frequentare un paio di volte senza molto successo,lo ammetto; ma il costo del volume era di 50 cents e la quarta di copertina diceva “ un libro che risente del fascino dell’orient-express e dei delitti in treno” e ho deciso di investire una monetona gialla. Poi, più per curiosità che per altro,ho iniziato a leggerlo; anche se a dire il vero in treno (peraltro non sul mitico Orient Express ma sul più prosaico accelerato Firenze-Torino) sono ambientate solo le prime 15 pagine e quindi lo strillo in quarta di copertina era una mezza bufala,per una strana malia non sono riuscito a staccarmi dal libro fino alla fine, poi l’ho chiuso basito e leggermente sconvolto da un’esperienza letteraria insolita e quasi psichedelica, che non bramo di ripetere tanto presto ma che comunque mi ha favorevolmente sorpreso.
Dunque, prima di tutto un po’ di dati; “La sconosciuta” fu scritto dalla Invernizio esattamente un secolo fa, ossia nel suo ultimo periodo creativo,quasi al termine di una carriera che annovera titoli come “la sepolta viva”,“Amori maledetti”, “Il cadavere accusatore”, “La morta nel baule” , “L’impiccato delle cascine” e “Satanella, ovvero l’angelo della morte”. Titoli che possono affascinare e inorridire al tempo stesso,e,credetemi, la sua scrittura è tanto approssimativa, “urlata” e melodrammatica che non si fa fatica a credere a Gramsci che la definì “un’onesta gallina della letteratura Italiana”. Ma Gramsci,che spesso peccava di intellettualismo estremo, aveva ragione solo a metà; perchè se è verissimo che la Invernizio scriveva male è altrettanto vero che la sua fantasia era fervida e sbrigliatissima, e una gallina non potrebbe certo inventare trame tanto ricche seppur del tutto assurde.
Amibientato nella ricca aristocrazia Torinese (si,avevamo anche noi gli aristocratici), la storia comincia appunto in treno, dove il giovane conte Monforti scorge una bellissima donna che poche ore dopo morirà misteriosamente; nessun segno di violenza sul suo corpo ma la donna che era con lei, travestita da suora, non si trova più.
Dopo questo ottimo spunto poliziesco però la trama vira ben presto nel feuileton più sfrenato, una vera giostra di coincidenze (guarda caso sullo stesso treno è presente una giovane e bellissima ragazza che si sta recando proprio nella residenza dei conti Monforti per fare da istitutrice alla piccola di casa, guarda caso tra tutti rivolge la parola proprio al contino, che guarda caso viene a sapere tutto di lei....” è proprio la fiera delle casualità forzate, ma anche un certo Cornell Woolrich, se si guarda bene, ha imbastito con la stessa tecnica storie meravigliose ma del tutto assurde e poco plausibili.
Raccontare la trama è una cosa ardua tanta è la carne al fuoco ( un vero e proprio barbecue,ma di quelli Americani giganteschi), basta solo dire che la girandola è vorticosissima e non si ferma mai fino alla fine; di tutto si potrà accusare la Invernizio ma non di annoiare o di disinteressare il lettore, siatene certi.
Anzichè parlare della trama in modo dettagliato (ci rinuncio) è assai più divertente sottolinare alcune curiosità sconcertanti per l’epoca, come il già deciso fidanzamento tra il giovane conte e la piccola Maura,di nove anni e sua cugina di primo grado (!), “Non appena sarà un po cresciuta”; e il passaggio del giovane conte che guarda la bambina pregustando la bella fanciulla che presto sarebbe diventata è un esempio di come il concetto di pedofilia fosse lontanissimo anche in tempi relativamente recenti; oggi il matrimonio precoce e peraltro tra diretti consanguinei è giustamente condannato, ma in un libro di soli 100 anni orsono destinato alla buona borghesia Italiana esso era quasi visto come una consuetudine.
Poi l’esilarante parte ambientata in Germania; il giovane conte vuole sapere chi è la sconosciuta morta in treno (che non ha un documento in tasca e non è stata riconosciuta da nessuno; unica traccia poche frasi in tedesco scambiate con l’altra passeggera scomparsa) quindi siccome la Germania (ma non poteva essere Austriaca o di un’altra provincia dell’allora vasto impero di Francesco Giuseppe?) è piccola e tutti si conoscono, va a Berlino e trova un’agenzia di persona scomparse dove, guarda caso, il proprietario sussulta alla descrizione della morta fatta dal contino; complimenti, beccata al primo colpo l’unica persona che potrebbe sapere qualcosa dell’identità della sconosciuta!
E poi non sapevo che in Germania al tempo si usasse la Lira come moneta...una vera sorpresa. Come è una vera sorpresa che tutti i Tedeschi sapessero parlare un fluente Italiano, e viceversa.
Ok, la smetto; alla fine sparare sulla croce rossa in questo modo è un passatempo inutile e volgarotto, oltre che del tutto fine a se stesso.
E in ogni caso non so ancora come riuscire a spiegarvi che questo libro,nonostante tutto...mi è piaciuto; vogliamo chiamarlo fascino del trash, seppure trash d’antan? oppure il doveroso riconoscimento a una mente fervida e inarrestabile? tempo fa feci il paragone Invernizio-Collins impietosamente a favore di quest’ultimo; ma ora dico che se la Invernizio fosse stata una scrittrice stilisticamente brava anche solo la metà di Collins invece di essere un’approssimativa pennaiola in quanto a trame ideate poteva competere con lui nei secoli, ma purtroppo il suo stile involuto l’ha relegata quasi del tutto nell’oblio; e lo ammetto, non mi dannerò l’anima per cercare suoi libri, ma almeno questo “La sconosciuta” ha trovato per sempre un posticino nella mia libreria. Cinquanta cents spesi bene, alla fin fine.
-INTRECCIO E SOLUZIONE FINALE; 8/10
-LEGGIBILITA’ 6/10
-ATMOSFERA 8/10
-HUMOUR 5/10
-SENTIMENTO 10/10
MEDIA VOTO; 7,4
sperando che Gramsci si metta l'animo in pace, al liceo alla mia classe, fra tutti gli autori studiati quell'anno, venne voglia di leggere solo la Invernizio. Ci sciroppammo "La trovatella di Milano", "I misteri delle soffitte", "Peccatrice moderna", "Il bacio di una morta" e chissà quali altri che non ricordo! Da un lato fraintendemmo palesemente le intenzioni della povera scrittrice, perché per noi erano libri comici che ci facevano morire dalle risate, con tutti gli svenimenti di fragili fanciulle, doppie identità, delitti e misteri splatter e quelle coincidenze improbabili, ma dall'altro lato veramente quei libri ci tenevano incollati come se fossero telenovelle! Purtroppo le "trame" non mi hanno lasciato molto, ma ricordo che, leggendo "Il bacio di una morta", notai che la Francia aveva le stesse caratteristiche della Germania : un paesello dove tutti si conoscono, si usa la lira e si parla italiano! Ode a questa visione profetica dell'EU!! E noi ragazze ci scandalizzammo molto per la doppia morale dell'autrice : a un certo punto il marito della protagonista bionda e pura viene sedotto da una perfida bruna insieme alla quale commette cattiverie assurde, delitti, avvelenamenti, rapimenti ecc. Ma alla fine gli è perdonato tutto e la donna è considerata l'unica colpevole, perché creatura debole e succube della malvagità per natura. Ma comunque, al di là del trash, come hai notato la Invernizio ha i suoi meriti, il primo dei quali è che, aguzzando la vista, sotto tutte quelle esagerazioni si riesce a intravedere com'era l'Italia all'epoca... chissà, se solo fosse riuscita a sprovincializzarsi, forse avrebbe prodotto un'opera valida.
RispondiEliminaBeh, avevate le vostre ragioni a ridere in classe, lo avrei fatto pure io.Ma comunque c'è da fare una riflessione, ossia bisogna precisare che la Invernizio ebbe un destino simile a quello di Salgari, ossia venne sfruttata senza pietà dall'editoria Italiana del tempo, che a differenza di quella inglese o Francese voleva dagli autori tantissime pagine e ritmi di lavoro assurdi, e quibdi pure avendo del talento lo stile letterario era destinato a rimanere involuto. Ma quello di sfruttare un filone in modo esagerato tanto da saturarlo entro qualche anno è un vizio del tutto nostrano. Prendiamo il cinema di genere Italiano;dopo la maschera del demonio di Bava eccoti centinaia di gotici sempre più brutti, poi i Thriller stile argento, poi gli spaghetti western etc.. centinaia di pellicole all'anno ovviamente sempre più involute e scadenti. E già al tempo gli eidtori vessavano i poveri scrittori spietatamente, fino ad esiti drammatici come nel caso di Salgari; appunto quest'ultimo, che secondo me creò opere memorabili pur lavorando praticamente incatenato a un tavolino, avesse potuto lavorare come Verne, chissà che capolavori avrebbe prodotto! e così la Invernizio, avesse avuto prima di tutto un minimo di rispettabilità dai colleghi maschi (che invece la deridevano) e una piena libertà creativa, magari avrebbe scritto opere molto migliori. Quindi, fatte tutte le debite proporzioni, credo che la buona carolina meriti stima e rispetto, e in futuro proverò a leggere altri suoi libri, pur facendomi qualche sana risata con le incredibili esagerazioni e con l'europa "lirizzata" che l'autrice ci descriveva, e senza scandalizzarmi(tutt'al più incazzandomi un po coi maschi dell'epoca) per le idee maschiliste che suo malgrado era costretta a perpetrare per essere pubblicata.
RispondiEliminaIntendevo questo per sprovincializzarsi : se fosse nata in Inghilterra o in Francia forse oggi sarebbe stata considerata una delle più grandi scrittrici dell'800, mentre invece da noi era relegata ai margini della letteratura, a una visione domestica, dilettantesca e secondaria e necessariamente inferiore della scrittura femminile. Se ricordo bene, per uno dei suoi primi racconti rischiò addirittura l'espulsione dal liceo e alla fine, anche dopo che bene o male si era fatta un nome, veniva ricordata solo per i frequentatori del suo salotto letterario, per i suoi meriti di padrona di casa e non di scrittrice... proprio come Salgari, che ora è relegato al reparto libri per ragazzi quando invece all'estero è ricordato come unica voce anticolonialista dell'epoca, in aperta contrapposizione e Kipling. Comunque, se hai un account amazon e ti scarichi il kindle puoi leggere molti dei libri della Invernizio in ebook, a 1 o 2 euro o proprio gratis. Io intanto ho scoperto che "Il bacio di una morta" è il primo di una trilogia che prosegue con "La sepolta viva" e "La vendetta di una pazza": devo averli!
RispondiEliminaNon sapevo dell'alta considerazione di cui gode Salgari all'estero; anche se magari traducendolo lo hanno reso più "potabile", la cosa mi stupisce in positivo. Io ancora non mi sono convertito agli ebook, diciamo che fino a che avrò libri cartacei da collezionare preferisco dar loro la caccia nei mercatini piuttosto che leggermeli nel freddo e impersonale ereader... intendiamoci,non ho nulla contro gli e-book e credo che siano molto utili per chi non ha la possibilità di avere una propria biblioteca (vedi chi lavora lontano da casa o chi viaggia), ma adoro il libro cartaceo e non intendo rinunciarvi, fino a quando non ne sarò costretto come è avvenuto per le mie adorate VHS.
RispondiElimina"La vendetta di una pazza" l'ho avuto tra le mani giorni fa in un mercatino, scemo io a non prenderlo, non sapevo della trilogia! appena posso vado a vedere se c'è ancora..
Se lo trovi fammi sapere che succede!e soprattutto se torna la perfida Nara!! Salgari nel mondo anglofono è preso molto sul serio, ma non so quanto gli abbiano giovato le traduzioni. In linea di massima anche io preferisco andare a caccia di libri rari sulle bancarelle e, dato che sono filologia classica e papirologa, immagina quanto diffidassi degli ebook... ma spesso convengono, soprattutto quelli in inglese : costano pochissimo, arrivano in un minuto, come si fa a resistere?!
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