Tra le autrici dell'età Edoardiana del giallo (prima della grande guerra, NDR) una delle più ingiustamente dimenticate (almeno da noi) è senz'altro Marie Belloc Lowndes.
Autrice di molti romanzi polizieschi e creatrice tra l'altro della figura di uno strano investigatore francese di nome Hercule Popeau ( vi ricorda qualcuno? Ah no, lui era Belga...) la Lowndes fu uno dei grandi nomi poi spazzati via dai giallisti dell'età d'oro, ma non per questo meriterebbe l'oblio, anzi.
Sorella di Hilaire Belloc (grande saggista e polemista inglese amico di Chesterton), autrice di tale bravura da avere ammiratori insospettabili come Ernest Hemingway (che in "festa mobile" ne parla in termini elogiativi), la Lowndes stilisticamente era affine più alle grandi maestre del giallo gotico americano come Mary Rinehart e ad Anna Katharine Green che ai suoi illustri compaesani. Dei suoi libri attualmente si trova in libreria,edito da Sellerio, solo “Il pensionante” ,edito esattamente 100 anni fa, da cui Hitchcock trasse nel 1926 un memorabile film muto.
A dire il vero sarebbero stati tradotti in Italia anche altri suoi titoli, pubblicati negli anni trenta in introvabili palmine che credo che non vedrò mai in questa vita, anche perchè una ripubblicazione nei classici del giallo Mondadori (che avrebbe tesori immensi già disponibili solo da rinfrescare e che invece nei classici comincia a riproporre titoli già usciti in quella stessa collana...) credo sia pura utopia. Quindi “accontentiamoci” di questo The lodger, che è comunque una gran bella lettura e la quintessenza della poetica dell'autrice.
Ovviamente non si può parlare del libro della Lowndes senza menzionare anche il film di Hitchcock, grazie al quale il libro stesso continua a vivere e ad avere un pubblico. Libro e film sono però molto diversi, come sempre quando Hitchcock (e quella geniale sceneggiatrice che era sua moglie Alma Reville) traeva un film da un romanzo, specialmente se di grido in quel periodo.
Il libro della Lowndes in realtà è molto dimesso, spoglio, minimalista, a tratti quasi un dramma da camera; non aspettatevi grandi delitti e frenetici inseguimenti nella nebbia, perchè l'autrice anziché indulgere in scene madri sceglie di evocare e suggerire l'orrore dalla modesta casa-pensione della famiglia Bunting, una casa tra le tante in quel formicaio immenso che era ed è la Londra popolare; in questo il libro vale moltissimo, in quanto è un importantissimo documento della vita quotidiana nell'east end del 1913.
I primi capitoli sono più da romanzo sociale che non da Thriller; infatti si parla molto dettagliatamente delle difficoltà economiche della famiglia che da tempo non ha pensionanti e vive del poco che resta, costretta anche a rinunciare al giornale della sera. Per fortuna la loro figlia Daisy è ospite da una zia più abbiente e non pesa sul bilancio familiare, e il loro unico amico, un poliziotto innamorato di Daisy, fa sempre loro visita in orari lontani dal pasto per non metterli nell'imbarazzo di offrirgli un cibo che a malapena basta ai due coniugi.
Un bel giorno però la fortuna bussa alla porta dei Bunting sotto forma di uno strano individuo, il signor Sleuth, magro e ossuto giovane con gli occhi spiritati e perennemente preda di un fervore mistico che porta la gente ad avere soggezione e timore di lui.
Il pensionante è eccentrico e inquietante ma paga bene e subito, e quindi la signora Bunting, anch'essa molto religiosa, lo prende a benvolere e diventa la sua paladina, e non batte ciglio nemmeno di fronte alle situazioni più strane, come le uscite del pensionante nel cuore della notte per le pericolose strade di Londra..che casualmente coincidono con efferati omicidi di prostitute, compiuti da un sanguinario serial killer che si firma come “Il vendicatore”. Quindi il romanzo diventa pian piano l'angosciante teatro del dramma interiore della donna; Il signor Sleuth è il Killer o solo un personaggio eccentrico che vaga per Londra di notte perchè ha orrore delle brulicanti strade delle ore diurne?
Intanto torna a casa Daisy, che con Sleuth ha subito un rapporto di malcelata fascinazione; ma anche il poliziotto, guarda caso incaricato delle indagini riguardo al vendicatore, inizia a frequentare più spesso casa Bunting, e finirà per interessarsi sempre di più anche al misterioso pensionante...tutto si scioglierà poi, in un finale d'effetto veramente da manuale, al museo degli orrori di Madame Tussaud.
Quindi il libro, verboso e monotono ( ma non poteva essere altrimenti visto il taglio narrativo deciso dall'autrice) è assai poco spettacolare, anche se a me, pur a una seconda rilettura, è piaciuto moltissimo.
Tutto il contrario del film di Hitchcock, che per una volta è più esplicito e meno raffinato del testo di partenza.
(ATTENZIONE, NEL CONFRONTARE IL LIBRO COL FILM DEVO NECESSARIAMENTE INSERIRE QUALCHE SPOILER, QUINDI FATE VOI)
Il film inizia con una bella panoramica della Londra popolare, con strilloni che enfatizzano le gesta del vendicatore, ballerine di Music-hall impaurite che si confortano a vicenda, gente che si scambia pareri per la strada. La casa dei Bunting è molto più bella e accogliente che nel libro, e i Bunting non sono rappresentati come dei quasi indigenti. La loro figlia Daisy risiede con loro, e il poliziotto che fa loro la corte è molto più frivolo e smaliziato. Per finire, il pensionante non è quel giovane macilento e sinistro rappresentato dalla Lowndes ma ha le fattezze di Ivor Novello, il bellissimo dell'epoca.
così il tenebroso Novello si presenta in casa Bunting..rassicurante, non c'è che dire.
La love story che presto nascerà tra lui e Daisy sarà esplicita (nel romanzo della Lowndes essa è assente) fino a diventare l'anima della pellicola; e quando il pensionante sarà perseguitato, inseguito e accusato di crimini orrendi, il pubblico ha già empatizzato irrimediabilmente con lui, cosa che nel libro difficilmente si rischia di fare. E anche il finale del film, del tutto lieto e rassicurante, sarà molto diverso da quello incerto e sfumato del romanzo; a dire il vero Hitchcock aveva pensato a un finale aperto che non sciogliesse del tutto i nodi narrativi e la tensione accumulata, ma la produzione, come accadrà poi per “Il sospetto” con Cary Grant, gli rise in faccia e gli fece capire che Ivor Novello poteva essere solo ed esclusivamente un buono senza macchia.
Rara immagine di repertorio di Ivor Novello e June, bellissimi.
Cosa preferisco io tra il libro e il film? Questo è uno di quei casi in cui la situazione è di perfetta parità, mi piacciono molto entrambi anche se molto diversi, anzi forse proprio perchè molto diversi.
Un ultimo consiglio; se vi andasse di vedere il film e avete un minimo di dimestichezza con l'inglese guardatevelo su Youtube (il film è fuori diritti da anni) in edizione integrale e restaurata, perchè la versione italiana si vede male ed è incompleta.
Valutazione del libro;
-INTRECCIO E SOLUZIONE FINALE; 8/10
-LEGGIBILITA’ 8/10
-ATMOSFERA 10/10
-HUMOUR 7/10
-SENTIMENTO 8/10
MEDIA VOTO; 8,2
-VOTO AL FILM ; 8,5.
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