In fin dei conti la suddivisione della vita in anni non mi dispiace; è bello misurare il tempo, dividerlo in capitoli, e a ogni anno nuovo fare l’inventario di quello passato. Per me il 2013 è stato un anno buono sotto molti aspetti, ma visto che dell’esistenza del sottoscritto giustamente non vi può fregare di meno parlerò delle mie letture, che sono state molte (ma mai quanto vorrei) e quest’anno soprattutto nel segno del giallo e del romanzo vittoriano, anche per esigenze legate a questo blog.
C’è da dire che sono stato un poco pigro, ovvero mi sono limitato a continuare ad esplorare generi e autori che già conoscevo molto bene, ma ciononostante qualche “fregatura” me la sono presa, almeno per quanto mi riguarda, visto che voi potrete aver amato i libri che a me non sono piaciuti e viceversa, come sempre il mio parere è soggettivo e opinabilissimo.
Ma essermi mosso su terreno amico ha portato tante soddisfazioni, magari alcune fin troppo prevedibili, ma avevo poca voglia di lasciare la via vecchia per la nuova…sono pigro, ve l’ho già detto.
Dunque, inizio col dire che il 2013 è stato un anno piuttosto “ricco” per gli amanti del giallo classico, grazie soprattutto a tre felici eventi editoriali; la riproposizione dei romanzi di Josephine Tey negli oscar Mondadori, la collana dei gialli Polillo a 6,90 con il corriere della sera e la straordinaria iniziativa della Newton nel riproporre tutta, ma proprio tutta, la saga di Arsene Lupin di Maurice Leblanc interamente ritradotta! Peccato solo che si sia optato per un unico, gigantesco volume (nella collana dei Mammut) di quasi tremila pagine, volume assai poco maneggevole per usare un eufemismo, cosa che sulle prime mi ha addirittura dissuaso dal comprarlo, io che sbavavo per una cosa simile! Ma per fortuna la mia fidanzata, che a volte mi conosce meglio di quanto mi conosca io stesso, me ne ha regalata una copia per natale, e da quel momento il libro è diventato un caro amico per il sottoscritto (sentirete parlare di Leblanc in questo blog d’ora in poi, ve lo garantisco…). In ogni caso, e segnatelo sul calendario perché non so quando riaccadrà, per Leblanc vi consiglio l’ebook , che costa solo 2,99 euro ed è ben più fruibile.
Dunque, cominciamo dai libri che ho preferito in questo 2013, con una bella top-ten. Non mi dilungo molto perché, a parte Simenon, Kipling e Verne, i romanzi sono stati tutti recensiti sul mio blog ;
1- JOSEPHINE TEY, IL RITORNO DELL’EREDE; un Thriller perfetto e inimitabile, estremamente appassionante ma anche complesso e di alto livello letterario; a Josephine Tey va il mio “Oscar” 2013, in quanto è stata l’autrice che ho letto di più e che mi ha dato più soddisfazioni, visto che non la conoscevo quasi fino a pochi mesi fa.
2- JESSICA MITFORD, FIGLIE E RIBELLI; Straordinario ritratto di una famiglia unica e irripetibile, di un’Inghilterra e di un’aristocrazia che non torneranno mai più, e soprattutto di una vita straordinaria, quella della “Pecora rossa” Jessica, comunista in una famiglia di “fascisti nati”.
3- GEORGES SIMENON, L’ANGIOLETTO; Stupendo, potentissimo affresco di una Parigi popolare tra le due guerre pressochè sconosciuta; in questo romanzo non poliziesco Simenon si fa continuatore della grande tradizione di Balzac, Maupassant e Zola; un capolavoro del novecento.
4- DODIE SMITH, HO UN CASTELLO NEL CUORE; dolcissimo, ironico e malinconico romanzo che, come Figlie e ribelli, racconta la vita quotidiana di una famiglia scombinata e bohemien (quindi assai poco British) e gli amori delle due giovani rampolle Rosie e Cass. Un libro che concilia con la vita e col mondo.
5- FERGUS HUME, IL MISTERO DI UNA VETTURA PUBBLICA; un giallo vittoriano ambientato però in Australia, che oltre a essere estremamente piacevole e interessante con il suo intreccio tra Dickens e Collins è anche un affresco pressochè unico della Melbourne nel tardo ottocento. Imperdibile.
6- HERBERT ADAMS, UNA PAROLA DI OTTO LETTERE; Freschissimo, garbato e irresistibile giallo ultra-british, una lettura rilassante come una passeggiata in campagna, e altrettanto appagante.
7- LOUISA MAY ALCOTT, DIETRO LA MASCHERA; perturbante, serrato thriller vittoriano nato dall’insospettabile penna dell’autrice di piccole donne; il lato oscuro di Miss Alcott, estremamente suggestivo e affascinante.
8- EARL DERR BIGGERS, CHARLIE CHAN E LA CASA SENZA CHIAVI ; il romanzo delle Hawaii, della nostalgia di esse e del rimpianto per un paradiso che presto sarà perduto. Niente di eccezionale dal punto di vista dell’intreccio giallo, ma sembra di stare nell’arcipelago per tutta la durata del libro, e scusate se è poco.
9- RUDYARD KIPLING, I LIBRI DELLA GIUNGLA; sono un lettore di gialli per tre stagioni su 4 ma d’estate il vento caldo mi allontana dalle fredde canoniche Inglesi per portarmi nei territori dell’avventura tra pirati, feroci cannibali e intrepidi esploratori. Quest’estate ho finalmente letto in versione non edulcorata i due libri della giungla; violentissimi, potenti, epici come un poema omerico. Altro che scrittore solo per ragazzi, il vecchio Kipling.
10- JULES VERNE, I FIGLI DEL CAPITANO GRANT; Questo a dire il vero lo avevo già letto anni fa, ma che piacere rileggere questa grande avventura in una traduzione più recente e scoprire che è sempre bella, stupenda e irripetibile come alla prima lettura. Uno dei romanzi di Verne che vale veramente la pena di riscoprire.
I FLOP
Beh, come ho detto, muovendosi sul sicuro è difficile incappare in libri che non piacciono, ma qualche delusione c’è stata comunque.
Partiamo dalla più cocente, ovvero
-L’OSPITE, DI SARAH WATERS; La Waters è una giovane autrice Gallese che ha avuto la brillante idea di inserire in solidi romanzi vittoriani alla Collins elementi che nell’ottocento sarebbe stato impensabile narrare, come l’amore Saffico o il sadismo di cosiddetti “gentleman”. Di lei lo scorso anno avevo letto “Ladra” e nonostante qualche ridondanza nella parte centrale mi era piaciuto molto, con quegli intrigoni da feuilleton e la bella storia d’amore tra le due protagoniste; sapevo che questo “L’ospite” era un romanzo diverso sia per periodo storico che per tematiche, ma affascinato dalla trama gotica l’ho scelto come seconda lettura dell’autrice; e mi dispiace dire che, nonostante un inizio molto suggestivo che lasciava sperare grandi cose, la trama diventi di una cupezza estrema, monocorde e senza la minima luce; io sono un romantico che apprezza i finali lieti e la distinzione in buoni e cattivi, per cui il libro mi ha francamente annoiato e infastidito. Ma a molti altri, ovviamente, può piacere un sacco.
-UN LUNGO, FATALE INSEGUIMENTO D’AMORE, DI LOUISA MAY ALCOTT; Va bene le tinte fosche, va bene la passione, va bene l’amore ardente per un uomo sbagliato ma qui i toni sono davvero esagerati; in pratica si narra di una giovane donna inseguita per mari e monti da uno Stalker che vuole costringerla a rimanere con lui, con le buone o con le cattive; forse un personaggio simile era affascinante al tempo, ma ora mi è parso solo un laido e pericoloso maniaco col quale provare empatia è pressoché impossibile. Mettiamoci anche un finale da tragedia greca e il polpettone risulta veramente indigesto. No, cara Miss Alcott, ti ho amata alla follia in altre circostanze ma stavolta sono rimasto proprio deluso.
Terminiamo l’esigua rassegna dei flop con una provocazione, in quanto questo romanzo credo abbia deluso solo me;
LADY ANNA, DI ANTHONY TROLLOPE; intendiamoci, il romanzo è ben scritto e Trollope è un signor autore che merita ogni rispetto, ma questo suo primo libro che ho letto di lui mi ha profondamente tediato; sulle prima la storia della dolce Lady Anna che rifiuta un ottimo matrimonio (che peraltro risolverebbe una lunga e complicata causa) per sposare il povero sarto che ama è piacevole e anche avvincente, ma dopo trecento pagine di palpiti, indecisioni e sensi di colpa francamente uno evoca un Long John Silver di Stevensoniana memoria che irrompa nel romanzo e butti tutti a mare. Mi scusi, mister Trollope, ho già comprato “Orley farm” e spero che il nostro prossimo incontro sia più fruttuoso di questo.
Per il resto, tante sorprese e conferme; ho continuato a leggere Edgar Wallace, A.E.W. Mason, Patrick Quentin, John DIckson Carr e tanti altri giallisti, e a rileggere Agatha Christie perché almeno un paio di volte l’anno sento il bisogno assoluto di rituffarmi nelle sue opere, nel suo mondo meraviglioso. Poche sorprese, quindi, ma tante conferme.
Conclusa questa piccola (e, ripeto, opinabilissima) mia dissertazione, colgo l’occasione per fare a tutti voi TANTI AUGURI PER UN FELICE ANNO NUOVO!!!
Aspettarsi il lieto fine dalla Waters è un po' come aspettarsi un lieto fine da Thomas Hardy: anche nei pochi romanzi dove c'è una chiusura per così dire positiva, resta sempre un ombra e un po' di amarezza. Per il resto, ottime letture, bravo! Quasi quasi ti rubo l'idea e la faccio anch'io una classifica del genere sul blog.
RispondiEliminaBeh io l'idea l'ho presa dalla nostra blogger atempata preferita, per cui puoi rubare a tua volta. Per quanto riguarda il libro della Waters non è un problema di mancato lieto fine, è proprio TUTTO il libro che è cupo e monocorde con personaggi del tutto negativi che sinceramente dopo un pochetto stufano laquanto. In Ladra c'era anche mistero, passione, avventura, qui no. Comunque pensavo che mi linciassi per Trollope, sei stato buono :D
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