Sono felice, perché qualche piccolo miracolo
editoriale, nonostante la grande crisi dell’editoria, può ancora accadere. E
infatti ecco che una mattina guardi su IBS le novità Mondadori e scopri che,
nella collana “oscar scrittori Moderni” è stato finalmente ripubblicato dopo
decenni (in una nuova traduzione) un vero capolavoro, ossia “La roccia di Brighton” di Graham Greene, grandissimo
e importante autore di molti titoli chiave della narrativa del secolo scorso.
Uno dei pochissimi scrittori che riusciva ad
essere al tempo stesso profondo ed estremamente godibile ,e che ci ha lasciato
titoli importanti classificati superficialmente (as usually) come Spy-stories alla Jean
Bruce, che è un po’ come definire Simenon un semplice giallista. E proprio con Simenon Graham
Greene aveva molti punti di comune, sia stilistici (la grande leggibilità, il
passo narrativo svelto) che biografici; anche Greene era un uomo bellissimo e
magnetico, amante dei viaggi e delle
forti emozioni, tombeur du femmes e fedifrago, perfino agente segreto; uno di
quei geni temerari che in fin dei conti tutti sognano di essere; ma ovviamente
in certi casi il rovescio della medaglia è sempre presente, perché Greene era
anche un uomo tormentato, disilluso e alcoolizzato e soprattutto, al contrario
di Simenon, era un cattolico fervente e per questo tormentato dai suoi “Peccati”.
Libri di Greene che considero meravigliosi? Oh,
ce ne sono parecchi; “Il terzo uomo” reso immortale da Orson Welles (perché dai,
praticamente ha pilotato tutto di quel film, regia compresa), oppure il
drammaticissimo “Il potere e la gloria”, o anche “Quinta colonna”, passando per
i molti meravigliosi racconti per finire
al cinico e brillante “In viaggio con la zia” dove un tranquillo ex direttore
di banca da poco in pensione desideroso solo di un tranquillo life-end viene
sequestrato da una parente terribilmente eccentrica (resa alla grande sullo
schermo dalla divina Maggie Smith) e portato a vivere tragicomiche avventure in
giro per il mondo.
Uno scrittore poliedrico, tormentato e
sfaccettato, il cui libro più bello a parere di chi scrive è senz’altro questo “Brighton
rock”, che è una potente riflessione quasi Tolstojana sulla natura del male e l’ineluttabilità
di esso, ma è anche e soprattutto un
grande thriller, splendidamente narrato e sempre sul filo del rasoio.
La storia, come si evince dal titolo, è ambientata
tutta nella città costiera di Brighton, tuttora la Rimini dei Londinesi. La “Roccia
di Brighton” del titolo non è un luogo, ma un dolce di zucchero caramellato
appunto duro come una roccia (bleah) tipico di quelle parti.
Inizia con un uomo terrorizzato, un certo Hale,
che fugge terrorizzato da Londra per mimetizzarsi nel mare di gente della
Brighton d’estate (la città costiera è ritratta però in modo incredibilmente
tetro, non si respira decisamente aria di vacanze al mare) ricercato dal
giovanissimo e spietato capo della banda che ha tradito, un ragazzo poco più
che adolescente detto Pinkie, di grande carisma quanto spietato, che vuole
uccidere Hale. Cosa che riuscirà a fare, ma Hale, prima di morire, si confida
con la tranquilla e pacifica Ida Arnold, che una volta appreso della morte di
Hale si improvviserà detective e giurerà di far catturare il giovanissimo
malfattore.
Pinkie, però, ha commesso un errore; si è fatto
vedere mentre seguiva Hale da Rose, una giovanissima e ingenua cameriera, che
se fa due più due potrebbe denunciare il ragazzo. E cosa fa Pinkie per ovviare
alla cosa? Va da Rose e le propone di sposarlo, perché per la legge Inglese una
moglie non può denunciare il marito.
Da qui parte la storia, e i grandi conflitti
dei personaggi; Pinkie, criminale assolutamente privo di morale ma
paradossalmente cattolico osservante, che ha una fobia per il sesso e il
contatto, pensa che per le sue azioni in terra potrà essere giudicato solo in
cielo, e quindi può concedersi ogni sorta di nefandezze espiando poi le sue
colpe nell’aldilà. E Rose, profondamente religiosa e ingenua, non vuole credere
al male che alberga in Pinkie, e decide di andare con lui, di amarlo nonostante
tutto, e di provare a farsi amare, per farlo ragionare con la forza del suo
amore. Ida, invece, donna pratica ed energica ma non credente, vuole vendicare
Hale e far arrestare Pinkie non per un qualche senso morale, ma per proteggere
la società da un criminale.
Ovviamente, in una storia di malavita con un
personaggio così desolatamente nero, le cose possono finire in un solo modo. Ma
Greene è straordinario a non fare di Pinkie un Lucifero in mezzo a un mondo di
cherubini, perché altri personaggi sono talvolta peggiori di lui, come gli
avidi e gretti genitori di Rose, che in pratica gli vendono la figlia per
centoventi sterline, oppure gli altri uomini della banda, viscidi e untuosi,
che piuttosto che affrontare il determinato Pinkie decidono di tramare alle sue
spalle.
Alla fine, in questa grande ed epica storia dei
bassifondi, non ci saranno vincitori ne vinti, solo umiliati e offesi; e la più
umiliata e offesa sarà proprio la povera Rose, che in un finale straziante
riceverà l’ultimo insulto alla sua innocenza ancora viva nonostante tutto.
Insomma, “Brighton Rock” non è decisamente il
romanzo per rilassarsi, ma per essere avvinti da una storia di destini
incrociati supportata da una trama sempre ad alta tensione. E poi Pinkie e Rose,
epici e romantici nonostante tutto, sono due personaggi straordinari, che
restano scolpiti nella memoria. Io non vedo l’ora di rileggermelo in questa
nuova traduzione (ero rimasto a quella Bompiani degli anni quaranta, accurata
ma datata), perché considero questo uno dei più grandi romanzi, Inglesi e non,
del ventesimo secolo.
Dal libro sono state tratte due versioni
cinematografiche; un film molto bello del 1947 di Roy Boulting in cui Pinkie è
interpretato da uno straordinario, giovanissimo Richard Attemborough, e Rose
dalla dolcissima Carol Marsh , della quale mi innamorai a prima vista.
Purtroppo il film è reperibile solo in Inglese, ma vale la pena di fare uno
sforzo.
Inoltre, una diligente ma più anonima versione
è stata diretta nel 2011 (i sottotitoli Italiani si trovano in rete) da Rowan
Joffe e interpretata da Sam Riley , Andrea Riseborough e
soprattutto da Helen Mirren, che interpreta in modo superbo (pur differenziando
fisicamente dal personaggio) Ida Arnold.
L'ho preso questa mattina alla Feltrinelli (a Prato!).
RispondiEliminaDa quando me ne hai parlato anni fa, ho sempre avuto il desiderio di leggerlo, quindi questa ristampa si è rivelata un bellissimo regalo di Natale.
Benissimo! è sempre in sconto novità? devo affrettarmi a prenderlo...
RispondiEliminaFra l'altro ho visto che la storia è collegata ad un altro libro di Greene ovvero Una pistola in vendita. Me lo confermi?
RispondiEliminaA dirti la verità "una pistola in vendita" non l'ho letto e quindi non saprei che dirti...forse è correlato per uno dei personaggi secondari, ma di preciso non so.
RispondiEliminaCiao, sono il traduttore della nuova edizione di Brighton Rock: posso invitarti a prendere la buona abitudine (ovviamente non solo nel mio caso) di citare i traduttori dei libri che recensici? In termini di spazio e tempo costa poco o nulla, ma per noi - categoria decisamente poco considerata - è molto importante. Anche perché, se l'edizione italiana di un libro ti piace (come mi auguro ti sia piaciuto Brighton Rock), forse un po' è anche merito del traduttore, non credi? ;-)
RispondiEliminaGrazie per l'attenzione e buone letture,
Michele