Per festeggiare il primo compleanno di questo blog,
cedo alla tentazione di molti blogger e specialisti, ossia quella di fare una
top ten dei miei gialli preferiti(ovviamente tra quelli che ho letto finora,
chissà quanti bellissimi polizieschi ancora mi sto perdendo) ; so che vivevate
anche senza, oppure che non siate minimamente d’accordo con questa lista, ma in
ogni caso eccola qua. Mi sono imposto una sola regola; non più di un libro per
autore, è giusto che tutti i grandi siano citati, e anche così tanti sono
rimasti purtroppo fuori.
Si inizia con;
10-IL MISTERO DI UNA VETTURA PUBBLICA, DI FERGUS HUME
(The mystery of a hansom cab, Australia 1886)
Fergus Hume è uno dei miei innamoramenti giallistici
più recenti; letto distrattamente da ragazzino nei GEN, riprendendolo da adulto
ho percepito quell’amabile derivazione feuilletonistica che fa di Hume uno
degli autori del mistero più gustosi di sempre; se da ragazzino trovavo questo
aspetto assai melenso, ora che sono invecchiato e alle storie di pirati e di
esploratori nella giungla ho sostituito i gialli nella quieta campagna Inglese
(non che di tanto in tanto non abbia voglia di clangori di spade, specialmente
in estate..) lo trovo pienamente nelle mie corde.
Purtroppo da noi Hume è arrivato poco e male, forse
perché non era un giallista ma un autore sensational tra Wilkie Collins e la
Braddon; si può dire che questo “The Mystery of a Hansom Cab” sia il solo libro
giunto a noi in edizione integrale, e solo negli anni novanta grazie agli
acquerelli della Giunti; in ogni caso, anche nei paesi Anglosassoni questo
giallo ambientato a Melbourne (ma Hume era Neozelandese) è il più noto dell’autore,
che all’epoca superò nelle vendite anche i romanzi con Sherlock Holmes; e
davvero questo splendido giallo a tinte fosche che si svolge in una Londra
rovesciata dove per Natale fa quaranta gradi all’ombra avvince, diverte ed
emoziona. Un romanzo perfetto per rappresentare il proto-giallo vittoriano, che
merita di essere tramandato generazione dopo generazione.
9- MISS PYM, DI JOSEPHINE TEY
(Miss Pym disposes, Inghilterra 1946)
La Tey ha scritto solo otto romanzi polizieschi, ma bastano
e avanzano per mettere in crisi colui che deve sceglierne il migliore. Mai mi
sono trovato così in difficoltà, e così, come per altri casi in questa
classifica, ho optato per un romanzo più classicamente giallo; quindi via a
malincuore Il ritorno dell’erede che è un thriller, via La figlia del tempo che
è una ricostruzione storica, via Sabbie che cantano e Un’accusa imbarazzante
che sono soprattutto romanzi di costume, via i belli ma non eccezionali L’uomo
in coda ed E’ caduta una stella, ne rimangono solamente due, La strana
scomparsa di Leslie e Miss Pym; e se era facile, grazie all’accattivante
intreccio e alla sorpresona finale, preferire il primo, ho inveceoptato
convinto per il meno accessibile dei due, ovvero quel Miss Pym che forse sarà
piaciuto solo a me, ma che reputo il suo capolavoro assoluto. E perché?
Semplice, perché è il romanzo della Tey più tipicamente alla Agatha Christie,
sia nello svolgimento che nel beffardo finale, con un colpo da maestra che
ribalta le nostre comunque non saldissime convinzioni su come siano andate le
cose.
8 - COME IN UNO
SPECCHIO, DI HELEN McCLOY (Through a glass darkly, USA 1950)
Ci sono gialli classici, e ci sono romanzi di suspense
che però non rinunciano a una robusta dose di Whodunit; perché se l’incredibile
vicenda di Faustina Crayle e del suo segreto sconvolgente sta a metà tra il
noir e l’horror, l’autrice inserisce una robustissima trama gialla che riesce a
rendere credibile l’incredibile con una perizia
degna di Carr e Chesterton. Un romanzo talmente bello e perfetto che
doveva per forza rimanere un exploit isolato nella carriera altalenante
dell’autrice, ma che da solo vale un’intera letteratura. Da non iniziare di
notte, per non rischiare di passarla insonni per la troppa smania di sapere
come andrà a finire, metti il caso che il giorno dopo vi dobbiate svegliare
presto…
7- LA CASA DELLA FRECCIA, DI A.E.W. MASON (The house of
the arrow, Inghilterra 1924)
Mason fu un autore estremamente poliedrico, che spaziò
dall’avventura al feuilleton fino al poliziesco con estrema disinvoltura; anche
se il suo libro giallo più celebrato è il pur bellissimo “Delitto a Villa
Rose”, il grande colpo di scena che rese leggendario questo romanzo ormai è
decisamente inflazionato e prevedibile; molto meglio tuffarsi in “The house of
the arrow”, meraviglioso romanzo
d’atmosfera d’ambientazione Francese, ovvero la città di Digione, vera
protagonista aggiunta del romanzo. E poi il contrasto tra le due protagoniste,
la biondina angelica e indifesa e la bruna dagli occhi foschi e dal passato
misterioso, un intreccio complesso splendidamente risolto, la tonitruante e
gigionesca figura di Hanaud ne fanno un romanzo davvero unico e
indimenticabile. Da leggere, mi raccomando, nella traduzione della Griffini, nel classico del giallo numero 457.
6- IL SEGNO DEI QUATTRO, DI ARTHUR CONAN DOYLE (The
sign of four, Inghilterra 1890)
Lo ammetto, ero uno strenuo e quasi fanatico difensore
di Conan Doyle, ma rileggendo la sua opera in tempi recenti mi sono accorto
che, pur trovandola sempre di un’amabilità unica, mostra davvero i segni del
tempo, e non posso non ammettere che sia stata superata. Restano i ricordi
meravigliosi di ore indescrivibilmente beate di lunghe domeniche d’inverno sprofondato
nel letto a leggere i volumi Newton con tutto il canone di Sherlock Holmes,
ricordi tra i più belli degli anni spensierati (lo so, non ho avuto una vita
densa di eventi) e non potevo davvero esimermi dall’includere un Conan Doyle
nella mia personalissima top ten.
Dei quattro romanzi con Holmes, ho scelto il più
divertente, il più fantasioso e avvincente, quello che mi ha fatto più sognare;
credo che nessuno che lo legga nel giusto spirito possa non rimanere rapito
dalla bella avventura mozzafiato e profumata d’oriente in una Londra notturna e
misteriosa veramente oltre ogni elogio. E poi, che bella la love story tra
Watson e Mary Morstan…
5- IL CERCHIO ROSSO, DI EDGAR WALLACE (The crimson
circle, Inghilterra 1925)
Scegliere un solo titolo tra i tantissimi disponibili
nella sterminata bibliografia Wallaciana è impresa meno ardua di quello che
sembra; innanzitutto si tolgono i romanzi troppo simili e stereotipati ( quindi
via metà dei titoli) poi si tolgono quelli solo simpatici e carini e di
capolavori non ne restano moltissimi, ma questi pochi oh, come sono belli; Il
mago, Il mistero delle tre querce, L’arciere fantasma, La regina dei ladri, Il
pugnale di vetro… ce ne sono eccome. Ma nessuno è bello e perfetto come “The
crimson circle”, giallo-thriller serrato e avvincentissimo che non lascia
davvero un attimo di respiro, ascesa e caduta di un genio del male che da solo,
grazie alla potente e misteriosa confraternita criminale da lui creata, riesce
a tenere sotto scacco tutta Scotland Yard; ci vorrà un giovane ardimentoso e
innamorato e una ragazza “perduta” per infliggere scacco matto a questo
Shakesperiano genio del male. Un libro che non si dimentica, una vera pietra
miliare, non a caso romanzo preferito, tra tantissimi, del suo stesso autore.
4- LA FINE DEI GREENE, DI S.S VAN DINE (The Greene
murder case, USA 1928)
Ricordo ancora la prima volta che lo lessi; fu il mio
primo romanzo poliziesco che non fosse della Christie, Conan Doyle o Wallace, e
mi folgorò senza riserve, anche nell’antiquata traduzione di Enrico Piceni,
inclusa nel mitico Omnibus rosso con le prime avventure di Philo Vance, preso
in Biblioteca un caldo giorno di tante estati fa. Tra i cinque romanzi presenti
nel volumone, iniziai non so perché proprio con The Greene murder case, e non me ne sono mai
pentito.
Forse è il romanzo con l’atmosfera più cupa e
opprimente di tutta la storia del poliziesco, atmosfera ottenuta coi minimi
mezzi, giocando non sugli effetti da sensational novel ma sulle psicologie dei
personaggi; ambientato quasi tutto in una vecchia casa di New York, la
battaglia serrata e a suo modo epica tra Vance e un diabolico assassino che sta
sterminando i bizzarri membri di una strana e tarata (oggi diremmo disfunzionale) famiglia patrizia Americana è un qualcosa di unico nella storia
del poliziesco. Un romanzo adulto, erudito, profondo, con un colpevole
difficilissimo da individuare, ancor più che un mero romanzo poliziesco un vero
capolavoro della letteratura Statunitense del novecento.
3- L’AUTOMA, DI JOHN DICKSON CARR (The crooked hinge,
Usa/Inghilterra 1938)
Ora, Carr è un grandissimo, di cui ancora non ho letto
tutto ma che comunque riesce a stupirmi ed emozionarmi come forse nessun altro.
Anche se continuo a preferirgli la Christie per una genialità raggiunta con
mezzi meno roboanti e più credibili, Carr è l’autore più funambolico e
spericolato di sempre (e qualche volta ha forse preteso troppo da se stesso) e
tanti suoi romanzi mi hanno letteralmente annientato oltre a divertirmi con le
loro ambientazioni favolose (Cupi castelli, musei delle cere, torri diroccate,
il Bayou di New Orleans..). In ogni caso, quando si è trattato di scegliere il
suo capodopera, non ho avuto alcun dubbio e ho puntato su “The crooked hinge”.
Certo, anche Il terrore che mormora, La corte delle streghe, Il mostro del
plenilunio e Le tre bare sono dei capolavori, ma nessuno mi ha coinvolto ed
emozionato come L’automa, che riuscì a farmi dimenticare che era ora di cena,
cosa assai difficile come sa chi mi
conosce bene.
Perché qui, oltre ad avere un intreccio di rara potenza
emotiva, abbiamo anche una grande capacità di dosare i molti ingredienti;
L’automa è da questo punto di vista un capolavoro dell’arte del narrare una
storia gialla, con continue aggiunte e cambi di registro che arricchiscono il
testo senza ridondare. Fin dal leggendario inizio con due uomini che
asseriscono di essere la stessa persona, poi con gli echi della tragedia del
Titanic, la magia nera, la rievocazione dei meravigliosi automi settecenteschi
come quello di Von Kempelen, un mistero sempre più coinvolgente che sfocia in
un finalone da antologia…insomma, un vero monumento all’ingegno, la perfetta
manifestazione del genio Carriano.
2- LA PAROLA
ALLA DIFESA, DI AGATHA CHRISTIE (Sad Cypress, Inghilterra 1940)
Ad ascoltare il cuore, dovevo rappresentare la Christie
con Dieci piccoli Indiani; in fondo è forse il suo romanzo più sensazionale,
quello a cui sono più legato affettivamente, quello più noto in assoluto; ma
poi ho riflettuto e non l’ho incluso perché in fin dei conti non è un giallo
classico, anzi è uno dei pochi libri atipici dell’autrice; infatti, pur nella
grande sorpresa finale, il romanzo è ascriviible al Thriller, al suspense, non
certo al poliziesco classico; non c’è un detective, non ci sono indagini se non
sommarie, e soprattutto l’incubo non si dissolve nel finale, e la verità la si
viene a sapere per puro caso. No, in fin dei conti questo romanzo non può
rappresentare al meglio la divina. E allora, quale scegliere? Poirot a Styles
Court? Bellissimo, ma ancora acerbo. L’assassinio di Roger Ackroyd? No, si
regge troppo sulla sorpresa finale. Orient Express? Macchè, atipico anche
questo. No, ho voluto optare per un’opera che rappresentasse il Christie- Style
al centouno per cento, il suo giallo perfetto, e tra tutti credo che “La parola
alla difesa” sia il libro che meglio racchiuda tutte le peculiarità
dell’autrice, tutti quei fattori ce l’hanno resa grande e superiore a tutti gli
altri che si sono cimentati nello stesso genere.
Innanzitutto è una storia superbamente narrata (Ma,
attenzione, va assolutamente letta nella traduzione integrale di Grazia
Griffini ristampata nell’ultima edizione degli oscar con le rose in copertina!!)
con una prima parte in soggettiva, coi vari protagonisti che vivono, amano,
odiano e agiscono in modo tale da scatenare una spirale di morte e di terrore.
Poi c’è un Poirot straordinario, libero da quell’Hastings che, pur essendo
divertente, lo rende troppo macchietta, mentre se è da solo Poirot in qualche
modo limita i suoi atteggiamenti eccentrici e diventa assai più credibile. Poi
la perfetta ambientazione tra campagna
bucolica e aule di tribunale, la scoperta del colpevole, il complesso
movente, la straordinaria competenza dell’autrice sui veleni e sulla botanica;
tutto reso al meglio. Insomma, oltre che un capolavoro, questo è per me il
romanzo più emblematico della grande Agatha.
1-
LA
PIETRA DI LUNA, DI WILKIE COLLINS (The Moonstone, Inghilterra 1868)
Perché, quale altro romanzo poteva
essere al primo posto, scusate? Mi viene da ridere quando leggo le classifiche,
anche di grandi autori come Carr, e non lo vedo incluso; eppure non c’è gara o
discussione che tenga, questo è il romanzo poliziesco più grande e imponente
mai realizzato, un’opera di grande spessore letterario che per seicento e passa
pagine non ha nemmeno un cedimento, e che soprattutto è un meccanismo
poliziesco perfetto. C’è una domanda a cui rispondere; chi ha rubato il
meraviglioso diamante chiamato “La pietra di luna” dalla magione di Lady
Verinder? E da qui parte un ineguagliato e ineguagliabile intreccio in cui non
manca veramente niente; indizi, false piste, passioni inconfessate, maggiordomi
impettiti, dometiche impiccione, equivoci, colpevoli insospettabili, un
detective di prima grandezza…lo disse Thomas Eliot che questo è e rimarrà il più grande romanzo giallo di sempre; se non
volete credere a me, credete almeno a lui….
Concludo la rassegna con un
pensiero per gli assenti; avrei voluto tanto includere anche “La lampada di
Dio” di Ellery Queen, “Lord Peter e l’altro” di Dorothy Sayers, “La scala a
chiocciola” sia della Rinehart che di Ethel Lina White,” La doppia morte
dell’ispettore Belot” di Aveline, “La notte ha mille occhi” di Cornell Woolrich
o anche “Il mistero della camera gialla” di Gaston Leroux, straordinario ma che
comincia a mostrare un poco i suoi anni. Ma d’altra parte più di dieci non ce
ne stavano.
Che bella classifica! Non li ho letti tutti e sicuramente avrei fatto una faticaccia a scegliere "soli" 10 titoli tra i tanti che mi piacciono. Basti pensare che tra solo quelli della Christie non saprei decidermi tra alcuni titoli; ho un debole per Endless night e sono affezionata a Assassinio sull'Orient Express che rileggo ogni volta con somma goduria per gli indizi sparpagliati qua e là come le briciole di Pollicino, e adoro "Parola alla difesa"... insomma, non avrei mai saputo redarre una lista altrettanto bella come la tua.
RispondiEliminaTi ringrazio molto, ma ti assicuro che anche per me è stata una fatica non da poco; ho cercato di scegliere, per la Christie ma non solo, il romanzo sia più rappresentativo che più godibile, un binomio non semplicissimo. E le rinunce sono state dolorose, ancora mi arrovello su due o tre titoli che vorrei cambiare...
RispondiEliminaMi piace moltissimo questa tua classifica, soprattutto perché hai scelto romanzi usciti in un periodo che va dalla fine dell'ottocento fino alla metà del novecento (quindi si va dalle origini fino alla fine della Golden Age -più o meno-). Ahimè, dei titoli da te citati ne ho letti 4 su 10, ma conto di rimediare al più presto perché sono opere che mi hanno sempre incuriosito.
RispondiEliminaChe tra l'altro li hai tutti, quindi non li leggi perchè sei pigro! :)
RispondiEliminaScherzi a parte, il periodo temporale copre forse troppo tempo, ma d'altra parte La pietra di luna è opera troppo importante, non tanto perché è un libro bellissimo ma per quanto ha plasmato, più di ogni altro proto-poliziesco, tutti i cliché e gli ingredienti del genere; opera capitale, ma anche un precursore perfetto.
RispondiEliminaA me è piaciuto molto il taglio che hai dato a questa lista: non figurano titoli conclamati e applauditi troppe volte e in troppe sedi, e nonostante il fatto che ce ne siano di conosciuti e plurinominati anche da altri essendo titoli "da sottolineare", emerge un dato rilevante: che la lista è "tua", e questo secondo è da apprezzare moltissimo. Sei riuscito, nel limite del possibile ma con grande maestria, a stilare una lista che conciliasse il tuo gusto al gusto "dei più, all'universale", anche se con quest'ultima parola bisogna andare sempre molti cauti. Inserire "quel" Carr è azzarditissimo (anche se questa non è la parola giusta) ma quando di mezzo ci sono le sensazioni ricevute a fine lettura, il gusto assume quel manto di sacralità che gli conviene da sempre per sua natura. Tutto si completa con "La pietra di luna" (di Collins, per ampliare gli orizzonti, se non l'hai letto, ti consiglio "Armadale, trama complicata ma gran libro), capolavoro. Si nota moltissimo la passione durevole per questo genere, una serie di frammenti che ricomposti risaltano come delle molteplici sfumature. Tutto ciò è un arricchimento prezioso per gli amanti del giallo e non. Continua così e ancora auguri per l'anniversario! :)
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiElimina