Le mie grandi, vere passioni di lettore non sono state
poi moltissime; ho letto tanto fin da bambino, ma ho amato visceralmente ben
poco. Lasciando perdere gli amori svaniti col passare del tempo, le cose amate
da bambino e da ragazzo che ancora riesco a sentire vicine come tanti anni fa
sono relativamente poche; Le storie dei paperi di Carl Barks, il Tex Willer di
una volta, Agatha Christie, Edgar Allan Poe, Stevenson, Conan Doyle e… Alfred Hitchcock.
Il grande regista Inglese era un mito per me fin da
bambino; i miei genitori associavano il suo nome a quel cinema di qualità che
prima o poi,crescendo, avrei apprezzato; ed è vero, perché una freddissima sera
invernale come quella in cui sto scrivendo, durante le vacanze natalizie del
1995 (ero in terza media) davano alla Tv “La donna che visse due volte”. I miei
erano usciti ed ero tutto solo in casa, e quale occasione migliore per tentare
il salto nel buio di un cinema totalmente diverso dai film Disney o dagli
action-movie di Stallone e Schwarzenegger a cui ero fermo?
Ed evidentemente le stimmate del cinefilo e adoratore
Hitchcockiano erano ben presenti in me, perché mi innamorai perdutamente di
quello che è il suo film più profondo e affascinante ma anche il più complesso
ed enigmatico, forse il più pesante per un ragazzino; ma a rapirmi bastò
quell’inquietante vagare per le strade di una San Francisco cupissima, quella
storia di una morta che pare tornata alla vita, quella sublime ambiguità di
fondo che non si scioglie nemmeno nel finale.
Da quel momento Stallone e company finirono
semplicemente di esistere, e mi trasformai, col manicheismo in fondo tipico di
quell’età, in un intransigente cinefilo in erba che ogni settimana spulciava
“sorrisi e canzoni” per vedere se venivano trasmessi film del maestro, a
saltare di gioia quando un titolo veniva proiettato, a programmare il
videoregistratore a VHS per registrarlo e guardarlo poi quando ero solo in
casa, perché tuttora non riesco a leggere o guardare film se qualcun altro è
presente nella stessa stanza.
Poi qualche anno dopo, quando ero ormai in quarta
superiore, potetti collezionare le videocassette della De Agostini (qualcuno ha fatto quella mitica
collezione? Che bella..), ma ormai i capolavori ero riuscito a vederli tutti.
Ma la mia passione per Hitchcock non si fermava certo
ai film; volevo sapere tutto di lui e del suo cinema, e setacciavo le biblioteche
per accaparrarmi qualsiasi cosa lo riguardasse; conobbi così il mitico libro-
Intervista con Francois Truffaut “il cinema secondo Hitchcock” e altre chicche che negli anni ho
collezionato.
Ma in biblioteca (finalmente arrivo al dunque, scusate
la prolissità) trovai anche un volumetto di racconti molto strano e
affascinante. Si intitolava “L’ultima autopsia” e già quello poteva renderlo
interessante, ma quello che mi colpì fu la scritta “Alfred Hitchcock presenta”
in alto; nella mia ingenuità pensai che fossero dei racconti scritti da
Hitchcock stesso, e invece mi accorsi che ben presto che era solo una raccolta
di racconti del “Mystery magazine”, rivista che presentava storie thriller
nello stile di quelle del leggendario telefilm “ Alfred Hitchcock presents” che
assieme a “The twylight zone” ovvero Ai confini della realtà, fu l’icona della
neonata televisione Americana tra gli anni cinquanta e sessanta.
In questi volumi, Hitchcock metteva la faccia e una
breve prefazione, un articoletto dove, con grandi dosi di humour nero di marca
British, il maestro (o chi per lui, temo) presentava i volumi.
I 26 volumetti (più un Omnibus dal titolo
“SuperHitchcock” che comprende 33 dei racconti migliori della collana) uscirono
nella collana Oscar Mondadori tra l’agosto del 1968 e il maggio del 1982, anno
in cui presumibilmente l’interesse del pubblico scemò, anche perché forse la
formula aveva fatto decisamente il suo tempo, in quanto in quegli anni il
thriller Americano aveva preso strade decisamente diverse e tramontò l’epoca
dei pulp magazine.
Tutti i volumi Mondadori presentavano eleganti copertine di Karel Thole, copertine
decisamente riuscite e fantasiose dove talvolta bisognava “riconoscere” la
faccia di Hitchcock celata tra altri elementi,
in un divertente gioco enigmistico.
Ve ne posto tre esempi;
I titoli dei
volumi sono i seguenti;
1-
SCORCIATOIA
PER IL PATIBOLO
2-
IL
DELITTO NON PAGA ABBASTANZA
3-
MAI
UCCIDERE PER AMORE
4-
SEI
PICCOLE BARE
5-
LA
COLLINA DEGLI SPETTRI
6-
IL
SONNO SI ADDICE ALL’INNOCENTE
7-
IL
CERCHIO NELLA POLVERE
8-
IL
GIORNO DELLA PAURA
9-
UCCIDERE
E’ IL MIO MESTIERE
10- PARTITA CON LA MORTE
11- IL DIAVOLO IN AGGUATO
12- UN ASSASSINO NELLE TENEBRE
13- DELITTI AL RALLENTATORE
14- COL CUORE CHE SANGUINA (la mia
antologia preferita)
15- IL FILTRO DELLE STREGHE
16- L’ULTIMA AUTOPSIA
17- OMICIDI IN STILE LIBERO
18- PARLANDO DEL DIAVOLO
19- SEDICI SCHELETRI NEL MIO ARMADIO
20- CRONACHE DAL PATIBOLO
21- C’ERA UNA VOLTA IL BRIVIDO
22- L’OMICIDIO FA BUON SANGUE
23- LA GIOSTRA DEL DELITTO
24- LA MORTE PUO’ ESSERE BELLA
25- COSI’ GIOCANO GLI ASSASSINI
26- DELITTO DOLCE DELITTO
A questi bisogna
aggiungere il volume Rizzoli “I maghi del brivido”, Il volume Garzanti “Galateo
del delitto” e soprattutto le tre bellissime maxi-antologie Feltrinelli “25
racconti del terrore vietati alla tv”, un vero capolavoro antologico che a
breve recensirò a parte, “Racconti per le ore piccole” e “I terrori che
preferisco”. Queste di Feltrinelli sono
le primissime antologie Hitchcockiane apparse in Italia, e quelle dove
la scelta è più di qualità, dove si spazia anche nel serbatoio di grandi autori
anche non di genere, così come le altre due antologie.
Le antologie Mondadori invece ospitano solo racconti
provenienti dal Mystery Magazine, e sono brevi, fulminanti, strani e talvolta
bizzarri thriller un poco pulp, un poco noir, un poco giallo classico e un poco
giallo umoristico, scritti da robusti mestieranti che campavano coi racconti di
genere da dare in pasto alle riviste, e scrivevano un po’ di tutto, anche
racconti horror, di fantascienza o western; non certo una qualità sopraffina,
ma ci si poteva affezionare a quell’amabile precarietà letteraria, e certo gli sprazzi
di vero talento non mancavano. Comunque, tra tutte le antologie editate,
abbiamo sui 500 racconti disponibili, un mondo tutto da esplorare.
I nomi che ricordo con più piacere sono quelli di
Arthur Porges, Robert Bloch, Richard Deming, Jonathan Craig, C.B. Gilford,
Talmage Powell, Fletcher Flora, Syd Hoff….perchè fin da ragazzino li
collezionavo e li leggevo e rileggevo, e avevo imparato a memoria i nomi degli
autori, cominciando a leggere i volumi che via via trovavo ( ci ho messo 9 anni
per finire la collezione senza ricorrere all’e-commerce, dal 1997 al 2006)
partendo dagli autori che preferivo fino a quelli che amavo di meno, ossia i
derivati dell’hard-boiled e le ammazzatine tra gangsters.
Come ho detto la qualità è altalenante, ma è innegabile
che tutte assieme formino una specie di grottesca, stranissima “comedie
humaine” dell’America del tempo, non quella metropolitana, cinica e
sentimentale di Chandler e Hammett ma una più provinciale e autentica, dove i
delitti non sono appannaggio di gangsters in grandi città ma avvengono perlopiù
in ambienti intimi e dimessi, e al lettore d’oggi salta all’occhio soprattutto
la grande ipocrisia dell’istituzione familiare americana di quegli anni; su 10
racconti infatti sei o sette avevano per tema il delitto tra le mura
domestiche, la violenza porta a porta che nella fascistella America Maccartista
era pressoché impensabile; i protagonisti sono perlopiù vecchi pensionati,
ubriaconi falliti, casalinghe frustrate, viaggiatori di commercio, donne
equivoche, piccoli truffatori e ragazzini problematici; tutto quello che al
tempo veniva nascosto sotto il tappeto, per intendersi.
C’erano però anche parecchi racconti di stampo più
classico, dal Whodunit alla Agatha Christie (grande specialista Arthur Porges,
pregevole autore che preferivo a ogni altro) a quelli di stampo soprannaturale,
oppure racconti più goticheggianti e grandguignoleschi; inutile dire che erano
e sono i miei preferiti, e talvolta li rileggo con immutato piacere.
Per quanto riguarda il collezionismo, i volumetti
Mondadori si trovano in giro abbastanza bene, specialmente dei primi la
tiratura era alta. Più difficile trovare le tre Antologie Feltrinelli con
sovraccopertina integra (mentre senza sovraccoperta li ho visti diverse volte),
l’unico elemento veramente rognoso è l’omnibus “Superhitchcock”, a dire il vero
un omnibus apocrifo visto che la copertina non è di Pinter ma di Thole e la
veste grafica è diversa; ma comunque è un pezzo non comunissimo, anche se non
certo raro o introvabile.
Insomma, la finalità di questa “guida” è quella di far
conoscere una collezione che rischia di sparire nell’oblio più totale, e che
invece merita considerazione e affetto; e spero che se in qualche mercatino,
bancarella o dove altre volete vi capitasse di trovare uno di questi volumetti
magari prendetelo, dategli un’occasione; forse come me poi vi divertirete per
anni a reperirli tutti, o forse non ci penserete nemmeno, ma se non provate non
lo saprete mai…
Salve Omar!
RispondiEliminaMi chiamo Paola e sono una grandissima amante del giallo classico ed in particolare della Christie.
Quali sono i dieci racconti delle antologie di Hitchcock da leggere assolutamente?
Ciao
Paola
Ciao Paola,
RispondiEliminaBenvenuta su questo blog!
Beh mi fai una domanda un poco difficile, perchè in questo caso non conta tanto il racconto singolo quanto l'insieme ce ne sono alcuni che spiccano sugli altri, ma pochi (sei piccole bare, il cerchio nella polvere, La collina degli spettr..racconti molto belli che danno anche il titolo alle rispettive antologie) sono tutti racconti di buona fattura, con pochi tonfi ma anche pochi capolavori. In ogni caso le antologie che ho sempre preferito sono "Il sonno si addice all'innocente", "La collina degli spettri" "Col cuore che sanguina" e "L?ultima autopsia. Ciao, spero di esserti stato utile!
Ciao
RispondiEliminaHo letto anni fa un racconto con alieni che arrivano sulla terra a vedere i grandi disastri come spettatori a teatro;mi sai dire il titolo del racconto e dell'antologia che lo conteneva?
Grazie
Elena
Ciao
RispondiEliminaHo letto molte raccolte di racconti di Hitchkoch anni fa e sto cercando di ritrovare un racconto in cui degli extraterrestri vengono sulla terra a vedere i grandi disastri come se fosse un teatro.
Mi puoi aiutare?sai il titolo del racconto è /o della raccolta?
Grazie
Elena
Ciao
RispondiEliminaHo letto anni fa un racconto con alieni che arrivano sulla terra a vedere i grandi disastri come spettatori a teatro;mi sai dire il titolo del racconto e dell'antologia che lo conteneva?
Grazie
Elena