Un anno esatto fa iniziava la bellissima collezione dei
gialli del Corriere della sera, collana fermatasi a 35 volumi che altro non erano
che dei Bassotti Polillo ristampati , ma
che costavano 6,90 euro invece dei 14-15 che costano in libreria; per cui uno
che non fa la fame ma nemmeno ha troppi soldi da buttare come il sottoscritto
ha potuto recuperare una bella fetta di titoli della più bella collana di
gialli del nuovo millennio.
La collezione iniziava appunto con questo “La casa dei
sette cadaveri” , di un autore che al tempo mi era del tutto sconosciuto; mi
ricordavo vagamente di aver sentito il suo nome accostato a un vecchio film
Inglese di Hitchcock (Infatti fu lo sceneggiatore del delirante ma simpatico
Number seventeen, film del 1932) ma poi niente altro; d’altra parte, pur
essendo estremamente prolifico, non era mai apparso nel giallo Mondadori, e ciò
lo ha automaticamente classificato come un autore per esperti e addetti ai
lavori; i pochi suoi libri editi in Italia erano usciti nella collezione dei
“Gialli del veliero”, mai visti neppure per sbaglio. Ma ci ha pensato la
Polillo a rispolverarlo dall’oblio, pubblicando tre suoi titoli in pochi anni.
E la mia domanda era; valeva la pena di riesumare questo caro estinto?
La risposta, dopo aver letto il romanzo, è ; si, ma con
molte riserve. Infatti, pur essendomi piaciuto e avermi entusiasmato a tratti,
questo “Seven dead” ha molti difetti, e alcuni piuttosto gravi.
Diciamo subito che questo Farjeon, a parer mio, non era
precisamente un artista della penna. Aveva in se molta fantasia, ma mancava di
tecnica, di senso del ritmo. Mentre leggevo mi pareva infatti di essere in un
fumoso e poco illuminato Pub inglese, seduto al tavolo di un gruppo di Old
English tipo Samuel Pickwick e gli altri membri del suo circolo. Mi pareva di
essere tra di loro, spettatore passivo e perplesso, mentre si raccontavano a
vicenda interrompendosi l’uno con l’altro una storia interessante ma che
giocoforza salta di palo in frasca senza molto costrutto, come tutti i discorsi
improvvisati tra amici una sera al bar.
Perché una storia che si sposta senza soluzione di
continuità e in modo anche forzato tra l’Inghilterra, Boulogne, L’africa e una
lontana e fittizia isola sperduta nell’oceano atlantico potrà essere affascinante,
ma manca di ogni logica. Certo, è narrativa d’evasione e la logica conta poco,
ma è pur sempre qualcosa; in questo libro i personaggi fanno cose tanto
improbabili da essere sciocche, fidandosi ciecamente di perfetti sconosciuti o
diffidando a torto solo per sensazioni epidermiche, e cacciandosi stupidamente
in guai del tutto evitabili.
Comunque la storia più o meno è questa, provo a
raccontarla; uno sfortunato ladro penetra in una casa e trova sette persone
morte, senza alcun segno di ferita. Un giornalista freelance che si sposta con
un costosissimo Yacht (evidentemente li pagavano bene, che vi devo dire?) vede
il ladro che scappa terrorizzato, lo blocca, chiama la polizia e tutti insieme
tornano verso il luogo del misfatto.
All’interno della casa,( che appartiene a John Fenner,
un gentiluomo riservato e misterioso che abita la magione con la nipote Dora)
il giornalista, di nome Hazeldean, vede una palla da Cricket inopinatamente
posta in bella vista dentro a una saliera e il ritratto di una ragazzina
bellissima e dall’aria maliconica, ritratto a cui qualcuno ha sparato un colpo
di pistola colpendo la figura in corrispondenza del cuore.
Solo vedendo il ritratto, che ovviamente raffigura
Dora, Hazeldean si sente emotivamente coinvolto e parte per Boulogne, in Francia, dove a
quanto sembra si sono recati i Fenner; da qui la storia non è più narrabile, vi
basti sapere che seppur faticosamente l’ arzigogolata matassa si scioglierà e i
piccioncini convoleranno a giuste nozze.
Un plot simile può divertire o irritare molto, certo
sarà abbastanza detestato da coloro che amano storie rigorose e soluzioni
impeccabili, ma per un Wallaciano come il sottoscritto esso dovrebbe, e dico
dovrebbe, essere una vera manna dal cielo; ma neppure io, pur avendo apprezzato
davvero molto alcune sequenze ben definite (soprattutto il bellissimo,
avventuroso finale), alla fine resto perplesso. E’ quello stile abborracciato,
quasi colloquiale, con dialoghi talvolta veramente inutili e descrizioni
tediose come quella di tre pagine per delineare il ritratto di una cameriera un
poco tonta che rimane un personaggio del tutto secondario e privo di interesse;
ciononostante l’autore si prende 3 pagine 3, che avrebbe benissimo potuto usare
per rendere più comprensibile la non
proprio chiarissima vicenda.
E insisto sull’impressione del racconto a più voci
anche per i continui cambi di registro; si passa dalla cupa atmosfera di una
Pensione di Boulogne, dove al culmine di alcuni eventi sinistri l’autore si
interrompe e torna di colpo in Inghilterra, dove per sessanta pagine buone
seguiamo le irritanti facezie di un ispettore e un sergente che invece di
indagare in modo serio si fanno scherzi cretini. Chiaro che poi, quando l’autore
smette di giocare e ci riporta a Boulogne, tutto il pathos accumulato è ormai
svanito.
Insomma, come avrete capito i difetti ci sono eccome,
ma ciononostante non mi sento di bocciare un’opera che seppur altalenante
risulta avere una sorta di “fascino malato” che fa proseguire agevolmente la
lettura; alla fine ci sono anche dei dialoghi incantevoli, delle battute
frizzanti, delle ottime scene d’azione, un idillio un poco esasperante ma dolcissimo, e soprattutto tanta, tanta voglia
di divertirsi e divertire; e al termine di un finalone tra il Robinson Crusoe e
il Gordon Pym di Poe il lettore, seppur affaticato e perplesso, è comunque
soddisfatto.
In ogni caso, credo che per quanto mi riguarda il
prossimo Farjeon potrà aspettare a lungo sugli scaffali delle librerie, perché
al momento non ho molta voglia di un altro viaggio nello strano universo dell’autore;
ma se non conoscete questo libro provate
a leggerlo, seppur prendendolo con le pinze e non aspettandovi il solito giallo
classico, ma una specie di vacanza da esso.
D'accordissimo su tutto, le stesse impressioni le ho avute anche io (alcuni dialoghi poi, davvero piuttosto noiosi). Sul sito del Corriere store è disponibile tutta la collana con un ottimo sconto, se acquistata interamente (circa 3 euro a volume): 89 euro volumi 1-20, 69 euro volumi 21-35. :)
RispondiEliminaOttima informazione, per chi se la fosse persa è una vera occasione, visto che i Polillo si trovano male anche usati.
RispondiEliminaDella Polillo io preferisco la serie 'I Mastini'.
RispondiEliminaDella Polillo io preferisco la serie 'I Mastini'.
RispondiEliminaI mastini non li seguo molto perchè l'hard boiled non è il mio genere, ma è comunque una collana molto bella, un must per gli appassionati.
RispondiEliminaHo anche io l'edizione distribuita dal Corriere: mi incuriosì molto la trama. Mi spiace che non ti abbia convinto del tutto; probabilmente, come hai scritto, è da affrontare con la giusta consapevolezza, sapendo a che tipo di storia si va incontro :)
RispondiEliminaMa vedi, io credo di essere un lettore che sa contestualizzare da autore a autore, però pur con tutte le migliori intenzioni a mio avviso il romanzo ha delle pecche notevoli..tu lo hai letto? se si che ne pensi?
RispondiEliminaIo ancora non l'ho letto; ti farò sapere quando lo riprenderò tra le mani.
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