venerdì 30 ottobre 2015

"GLI OSPITI PAGANTI" DI SARAH WATERS


 

Ancora fresco di stampa, questo nuovo romanzo dell’acclamata autrice Gallese specializzata nel raccontare, però, la vecchia Inghilterra, mi è arrivato fino a casa grazie alla mia amica Giuseppina, che mi ha fatto un regalo di compleanno anticipato. Siccome lei è una delle poche persone dalle quali accetti un suggerimento su un libro da leggere, mi sono fiondato subito tra le pagine di questo romanzo. Non sono digiuno dell’autrice, visto che di lei  ho già letto tre romanzi; due (Carezze di velluto e Ladra) mi sono piaciuti molto anche se con alcune riserve per alcune parti narrative a mio avviso mal calibrate, mentre un altro (L’ospite) l’ho forse troppo frettolosamente considerato poco riuscito. La Waters, a mio parere, è una delle maggiori narratrici contemporanee, che in molti forse non apprezzeranno come merita perché le sue storie vertono sempre su storie d’amore tra donne; personalmente nessun fastidio, ma non vorrei che l’opinione pubblica la etichettasse solo come “quella che scrive di lesbiche” non riuscendo a percepire il notevolissimo talento per gli intrecci e la robustezza della prosa della scrittrice.



Devo dire che la lettura de “Gli ospiti paganti” mi ha conquistato fin dalle prime pagine, seppure ci si trovi di fronte a una situazione di vita quotidiana al limite dello squallore; siamo nella periferia signorile  della Londra del 1922, ancora occupata a ritornare alla normalità dopo la grande guerra, dove due donne, l’anziana e petulante Mrs Wray e la giovane, fragile e nevrotica Frances, ex suffragetta e ribelle che da qualche anno ha accettato suo magrado una grigia e noiosa esistenza assieme alla madre, rimaste sole e con un patrimonio decisamente esiguo, decidono per tirare avanti di affittare parte della loro grande casa a una giovane coppia del ceto medio, Mister e Missis Barber. Il Marito, Leonard, è un rampante assicuratore spavaldo e sicuro di se, mentre la moglie, Lilian, è una ragazza timida, fantasiosa e sognatrice con un talento artistico frustrato dalla famiglia d’origine prima e dal marito poi.

Da principio le quattro persone si intendono a meraviglia, ma tra Frances e Lilian, in pagine dense e avvolgenti veramente da applausi, inizia pian piano a svilupparsi un sentimento di sempre maggiore complicità. Frances, orgogliosamente omosessuale e con già una storia d’amore alle spalle interrotta per le pressioni della famiglia,  sa cosa le sta accadendo e non fa niente per nasconderlo, mentre Lilian, che si è sposata e “ha fatto tutte le cose in regola” più che altro per compiacere la famiglia, stenta a capire cosa le stia succedendo.

Senza spoilerare troppo, basta solo dire che il sentimento tra le due donne evolverà fino a provocare una reazione a catena di eventi decisamente gravi; nella seconda parte infatti il romanzo, da melò fiammeggiante, diventa un thriller-procedural venato di una suspense decisamente Hitchcockiana, visto che il lettore sa cosa è successo ma trepida per sapere quanto le conseguenze dei fatti avvenuti saranno gravi per le due protagoniste. E visto che con la Waters i lieti fini non è che siano scontati, preparatevi a ogni evenienza.

Personalmente, trovo “Gli ospiti paganti” un grande romanzo, anche se non un capolavoro perché purtroppo soffre dei difetti di altri libri dell’autrice, ossia alcune parti più lente delle altre, dove il meccanismo leggero e oliato alla perfezione talvolta si inceppa, poi riparte di slancio, poi si inceppa di nuovo e così via; se in “Ladra” a incepparsi era la parte centrale, se in “Carezze di velluto” le ultime cento pagine “Ideologiche” risultano davverro irritanti nella loro inutilità e finiscono per inficiare una vicenda fino a quel momento narrata in maniera quasi perfetta (ma era il primo libro, ci stava…) in questo romanzo è tutta la parte procedurale che soffre un po di andatura “a scatti”, e la magistrale tensione narrativa della prima metà del libro finisce per scemare. In ogni caso, un ottimo libro, avercene uno al mese di questo livello; da leggere assolutamente, e già che ci siete, se non lo avete ancora fatto, recuperate anche gli altri libri da me citati, non ve ne pentirete.

lunedì 12 ottobre 2015

"INCUBO" DI ANNE BLAISDELL.


Per il secondo mese consecutivo mi riesce di commentare un GM mentre è ancora fresco di stampa a far bella mostra di se nelle edicole; non vi abituate troppo bene, perché non so se riuscirò a tenere il ritmo per molto.

Lo attendevo con piacere questo “Nightmare” , perché questo romanzo, a leggerne la sinossi, mi pareva rientrasse a pieno in quel genere del “Female suspense” di cui ho parlato nel numero scorso. E così è stato, ma solo parzialmente, come solo parzialmente il libro mi è piaciuto.




Parliamo appunto del riassunto in quarta di copertina; se non lo avete già letto non fatelo, perché in esso in pratica si svela tutto quello che poi sarà il romanzo, nel bene e nel male.

Partiamo dai pregi;  è senz’altro un romanzo scritto (e tradotto) molto bene; l’autrice sapeva bene come si costruisce una trama intrigante e avvolgente, e come gestire la suspense in modo egregio.

Si parte piano, con una ragazza, la giovane Americana Patricia Carroll, allegramente a zonzo senza meta per il Galles, per puro piacere turistico. Durante il viaggio Pat soccorre un bello sconosciuto rimasto in panne, che si rivela essere uno scrittore di successo che in mezz’ora si innamora cotto della bella e disinibita ragazza. I due progettano di incontrarsi di li a qualche giorno a Newcastle, perché lei vuole prima terminare il tour del Galles che ha intrapreso e soprattutto deve rendere visita all’anziana zia del suo ex-promesso sposo Stephen, morto tragicamente un anno prima. Una visita di circostanza noiosa che la giovane vuole  fare più che altro per un vago e recondito senso di colpa, ma quando raggiungerà la sinistra magione dell’anziana Mrs. Trefoile, inizierà per lei il “Nightmare” del titolo, un incubo angosciante che travolge la sventurata Pat e mette a dura prova  i nervi di noi lettori.

Questi, insomma, gli indubbi pregi, ma la medaglia ha, ahimè, un rovescio, ossia che questo romanzo è talmente stracolmo di tutti i cliches della letteratura Neogotica Vittoriana che essi tracimano letteralmente dalle pagine. Ora, per tanti classici del genere si può dire che siano prevedibili perché inflazionati da mille tentativi d’imitazione, ma questo libro fu scritto nel 1963 e già all’epoca, quindi, si trattava di un’operazione nostalgia.

Praticamente, mentre leggevo, già anticipavo ad alta voce tutto quello che sarebbe successo nel libro, e anche i personaggi sono scontatissimi; la vecchia pazza fanatica religiosa, i domestici devoti ma solo perché tenuti in scacco dalla loro padrona con un ricatto, un ritardato mentale che bene o male ha la funzione di fare da tramite tra la segregata e brutalizzata Patricia e colui che verrà a soccorrerla (chi sarà il principe azzurro che soccorre la bella tenuta rinchiusa dall’orchessa? Non c’è nemmeno bisogno di dirlo, suppongo..) insomma, una cosa già vista e stravista che finisce per togliere al lettore il piacere della sorpresa, la gioia di leggere un qualcosa di minimamente imprevedibile e originale.

E poi a me il libro non è piaciuto molto perché non sopporto le storie di donne tenute prigioniere; va bene la donna minacciata da un pericolo oscuro, va bene la ragazza in fuga, ma le violenze domestiche non mi attirano davvero; ma questi sono gusti personali, e la mia opinione in questo caso è puramente soggettiva, se a voi la trama intriga fate benissimo a leggere questo romanzo, che per me è già finito nella corposa pila dei libri che non rileggerò, ma a qualcun altro potrebbe piacere e anche molto; quindi, alla fine di tutto questo panegirico, non lo sconsiglio e non lo consiglio, mi sento indeciso a dare un giudizio definitivo su un’opera che in fondo è forse povera di idee ma di indubbia qualità letteraria. Fate voi.

mercoledì 7 ottobre 2015

"IL SEGRETO DI GREENSHORE" IL PRESUNTO INEDITO DI AGATHA CHRISTIE.


Dunque, nei giorni scorsi c'è stato un passaparola (neanche troppo, solo un poco) su un inedito ritrovato della grande Agatha, con immancabili commenti giubilanti di utenti entusiasti, convinti di trovarsi di fronte a chissà quale miracolo editoriale.








Ora, io sono un tipo abbastanza scettico, anche perche' un inedito vero dell'autrice sarebbe stato un evento mediatico quasi da prima pagina sui giornali (perfino quelli Italiani..) e qualche dubbio mi è venuto; dubbio alla fine più che legittimo, visto che questo "Il segreto di Greenshore" , titolo originale "The Greenshore folly" che riecheggia quello di un racconto con Miss Marple ovvero "The Greenshaw folly", non è altro che la prima stesura di uno dei romanzi diciamo "medi " della produzione della Christie, ovvero "La sagra del delitto". E' a dire il vero un racconto lungo, ed è già capitato che l'autrice sviluppasse un romanzo da un suo precedente scritto, niente di nuovo sotto il sole; certo, a voler essere pignoli è proprio un inedito, okay, ma allora cosa facciamo, se si trovano le bozze o le prime stesure di tutti gli altri romanzi dell'autrice, verranno tutte stampate e spacciate come fossero storie mai viste prima? Tutti i romanzi scritti, da Cervantes in poi, hanno prime stesure, ma non per questo ci interessano, quello che conta è il prodotto finale, e la storia ufficiale è quella del romanzo "La sagra del delitto" non questo racconto spacciato per romanzo e venduto alla bellezza di dodici euro (per un volumetto di nemmeno 100 pagine, pensate).
Certo, i fan duri e puri, i collezionisti che non possono fare a meno di avere tutto ciò che esce della Christie, lo compreranno e saranno felici; e magari sarà anche una lettura piacevole pur conoscendo il romanzo;  ma definire questo libro un "inedito" è una triste operazione commerciale.

Quindi non vi sto sconsigliando l'acquisto ne sto affermando che il libro non vale niente perchè non l'ho letto per intero (io sinceramente non l'ho comprato,solo sfogliato in libreria) solo occhio a cosa acquistate, ecco tutto, perchè se vi aspettate una storia mai letta prima andrete in contro al classico "pacco" editoriale; se invece vi interessa per scrupolo filologico o perchè di Agatha non potete non leggere tutto (cosa più che legittima, sia chiaro) allora buona lettura.