Non si parlerà mai abbastanza del genio di Fritz Lang, il grande maestro
dei film neri. Non noir, intendiamoci, neri, che è diverso.
Del
Lang regista ne parlerò più approfonditamente in un articolo che sto
preparando e spero uscirà a breve, in questo caso analizzerò un suo solo
film divertendomi a paragonarlo a quelli di Hitchcock, in quanto "Blue
gardenia" è il solo titolo di Lang che possa veramente essere definito
Hitchcockiano, nonostante molti appassionati vedano molte più affinità
tra i due maestri del cinema, affinità più presunte che reali, come
vedremo.
Innanzitutto, una doverosa precisazione; anche se per
gran parte della carriera entrambi lavorarono a Hollywood, i due registi
erano profondamente europei, però Hitchcock era Inglese e Lang
Austriaco, due modi assolutamente differenti di intendere lo spettacolo,
l'intrattenimento e il cinema stesso.
Entrambi cominciarono
nell'epoca del muto, ma se Hitchcock cominciò, come la maggior parte dei
registi, con opere di budget modesto, Lang invece seppur molto giovane
diventò uno dei registi di punta della grande stagione dell'UFA, ossia
la casa di produzione Tedesca che ha regalato al cinema un bel mucchio
di capolavori immortali. Hitchcock aveva come attori onesti mestieranti
del teatro Inglese, Lang i migliori dell'epoca, i film di Hitchcock
duravano poco e quelli di Lang erano dei Kolossal anche oltre le tre ore
(e alcuni di essi, va detto francamente, sono oramai faticosamente
vedibili) situazione che si ribalterà in pieno nella loro maturità,
quando Hitch ebbe il meglio del meglio e Lang budget sempre più
risicati, riuscendo però lo stesso, talvolta, a eguagliare se non
superare il maestro Inglese. Ma quella tra Lang e Hitchcock è, come
ribadito, una partita che non ha molto senso giocare, perchè le loro
affinità si limitano al genere trattato, ma la poetica era del tutto
diversa; il tema portante dei film di Hitchcock è quello dell'innocente
ingiustmente accusato che si discolpa da solo o dell'eroe per caso che
esce vittoriosamente da un ingranaggio nel quale si è trovato
inaspettatamente; mentre la tematica Langhiana è quella che ognuno di
noi possa essere un assassino potenziale, sia ciò per deliberato
calcolo o solo accidentalmente; nei film di Lang non ci sono eroi,
semplicemente perchè il regista esclude la possibilità che essi
esistano. Certo un punto di vista meno divertente, ma sicuramente più
aderente alla realtà.
In ogni caso, tra tutto il mazzo dei film
di Lang, ce ne è uno che tra i cinefili è famoso per essere un puro
prodotto di routine girato dal regista tanto per ritornare dietro la
macchina da presa dopo essere stato vittima dell'assurda caccia alle
streghe, la pazzia del governo McCarty all'inizio degli anni cinquanta,
strumento di delazione bassa e crudele che però compromise, se non
rovinò del tutto, la carriera di molti attori, registi, scrittori e
intellettuali.
Si diceva appunto di questo prodotto d'accademia,
ossia "Gardenia blu" che però il sottoscritto non trova affatto tale,
anzi è un film delizioso che del suo essere Hitchcockiano fa un punto di
forza, una salutare vacanza di Lang dai tanti film-incubo precedenti,
pregevoli fin che si vuole ma ogni tanto un regista deve, o comunque
dovrebbe, cambiare tono e registro.
La storia, assolutamente
classica e "già vista "ma splendidamente resa e sempre sul filo del
rasoio, è un thriller venato di giallo nel quale una centralinista di
nome Norah (una Anne Baxter sexyssima e al massimo del suo fulgore)
depressa per essere stata lasciata via lettera dal fidanzato in Corea,
accetta l'invito al buio di un noto pittore cinico e donnaiolo (il futuro Perry Mason Raymond Burr) che, dopo
una cena indimenticabile nel locale stile Hawaaiano "Blue Gardenia" con
tanto di canzone eseguita dal grande Nat King Cole in persona, invita
l'ingenua e decisamente alticcia giovane nel suo appartamento con
intenzione abbastanza intuibili, e il tentativo di stupro, che poi di
quello si tratta, finisce nel sangue (il riferimento a "Blackmail", film
di Hitchcock del 1929, non credo sia casuale, anzi per certi versi
questo ne è un remake) e da questo momento la donna, in preda
all'angoscia una vota resasi conto di ciò che ha fatto, sola contro
tutti (no può nemmeno confidarsi con le due simpatiche donne con cui
condivide l'appartamento) , cerca in tutti i modi di discolparsi, anche
se la polizia e un giornalista cinico solo in apparenza (che da
cacciatore di scoop si trasformerà in detective...c'entreranno qualcosa i
begli occhioni da cerbiatta della Baxter?) stringono una rete sempre
più stretta attorno all'assassina; ma sarà davvero Norah la colpevole?
Sopra, una intensa Anne Baxter - Anne Baxter e Nat King Cole
Insomma,
avete due strade; se volete fare i cinefili snob e paragonare questo ai
maggiori lavori di Lang, allora resterete delusi; ma se invece vi
prendete il film come è e senza pregiudizi, vi divertirete moltissimo
con una storia ottimamente orchestrata, con una suspense costante, con
degli ottimi interpreti e una regia deliziosa seppur canonica. E poi, è
un importante spaccato degli States dei primi anni cinquanta, con donne
che lavorano e aspettano i loro uomini che sono la fronte, una Los
Angeles quasi metropoli ma ancora con un suo stile, e poi gli abiti, le
automobili, Nat King Cole...semplicemente imperdibile.
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RispondiEliminaVero. Cioè, quest'uomo rifiutò di piegarsi ai nazisti e ai maccartisti; doppiamente da amare.
RispondiEliminaPer quanto riguarda "Dietro la porta chiusa", sinceramente la trovo forse l'opera più personale ed estrema di Lang, non molto assimilabile a Hitchcock; ci possono esere echi di "Io ti salverò" o "Il peccato di Lady Considine", ma quello di Lang era un cinema da incubo, claustrofobico, visionario e senza umorismo, troppo personale per ricordare il lavoro di un altro regista; e in "Behind the closed door" Redgrave è un protagonista disturbato molto più fine e risolto che non il Peck di Io ti salverò o altri analoghi Hitchcockiani.
Un grandissimo Fritz lang.Forse anche più di Hitchcock. Era una spugna dal punto di vista concettuale e creativo nel suo lavoro. Aveva assorbito la lezione Espressionista , ma anche quella dell'Hard-boiled americana ; oltre a quella surrealista e modernista della sua prima stagione Europea . La vera analogia con Hitchcock io l'ho notata con il bellissimo e inquietante "Dietro la porta chiusa" del 48'.
RispondiEliminaNon si fidò mai fino in fondo dei nazisti. Gobbels , il ministro della propaganda tedesca , voleva farne il plenipotenziario del cinema tedesco ; alchè lui rispose : "guardi signor Gobbels , io sono Ebreo " , Gobbels: ." Non faccia l'ingenuo , decidiamo noi chi è, e chi non lo è.." Il giorno dopo si imbarcò per l'America..
Sì Omar , concordo sulla diversa natura dei due cineasta. Forse la natura narrativa della sua poetica , nonchè alla provenienza culturale - mi riferisco all'Espressionismo di matrice mittleuropea , più evidente nel suo cinema ( così come quello del suo maestro Murnau) rispetto ad Hitchcock - lo portarono con più naturalezza verso il grande filone Noir che si andava affermando negli States tra gli anni 30-40.
RispondiEliminaPS
RispondiEliminaNon dimentichiamoci di un altro grandissimo; forse il più eclettico di tutti ( mi riferisco sempre a quelli dell'area di provenienza mittleuropea) BILLY WILDER
Di Billy Wilder non oso parlare perchè se si inizia non ci se la può cavare con poche parole :) era un grandissimo che ha realizzato almeno 3 thriller imprescindibili, importanti quanto le commedie.
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