lunedì 20 ottobre 2014

"LA STESSA SERA ALLA STESSA ORA" DI HERBERT ADAMS.


L'anno scorso, quando scoprii "Una parola di otto lettere" Adams mi entrò subito nel cuore. A volte basta un libro per far innamorare di un autore, e fu questo il caso. A un anno esatto di distanza mi sono letto l'altro bassotto dedicato all'autore, appunto questo "La stessa sera alla stessa ora" e se non ho ritrovato la perfezione e il delicato umorismo del primo libro ( un gioiello del giallo rurale paragonabile al Dramma di corte rossa) sono stato comunque ampiamente soddisfatto.

 
 
Questo "The chief witness", scritto nel 1939, è un poliziesco decisamente più curato e "ardito" nell'intreccio, e ambientato quasi esclusivamente nella città di Londra, e comunque in interni; viene meno quindi l'aspetto agreste che il golfista Adams sapeva presentare così amabilmente, come anche nell'altro suo romanzo "Detective per amore" edito negli anni sessanta dalla Salani e che mi è piaciuto molto nonostante una traduzione da denuncia,e un Adams "cittadino" sinceramente perde qualcosa. Ma in ogni caso gli amanti del puro enigma lo preferiranno, come anche chi cerca da un poliziesco più realismo.

Ma andiamo con ordine; in un giorno di Luglio vengono trovati morti i due fratelli Alexander e Frederick Curtis, apparentemente entrambi suicidi, ma due orologi rotti indicano che la morte sia avvenuta, oltre che nella stessa sera, anche alla medesima ora; un qualcosa di troppo inverosimile per non risultare sospetto. E infatti Scotland Yard finisce ben presto di indagare non su un duplice suicidio ma su un duplice delitto. Ma ma polizia probabilmente farebbe fiasco se non fosse per il solito, improbabile investigatore dilettante tranquillamente tollerato dalla polizia e dai testimoni, in questo caso il simpatico Roger Bennion, in pratica uno sfaccendato golfista di talento (come Adams) che prende a cuore tutta la faccenda.

I fratelli Curtis, benestanti e stimati, erano due persone difficilmente ipotizzabili come suicidi, ma a mano  a mano che Bennion affonda nei segreti di famiglia, emergono dati sempre più inquietanti; matrimoni posticci, amanti, ricatti, rancori, cose che tutte assieme potrebbero distruggere la serenità di un uomo fino a spingerlo a un gesto estremo; ma in ogni caso Roger non crederà mai al doppio suicido sincronizzato, e dopo aver rischiato la vita per ben due volte (nei sottofinali adrenalinici e pieni di colpi di scena tipici di Adams) giungerà a smascherare un omicida diabolico e spietato.
 

Una delle sequenze clou riprodotta nella copertina dell'edizione Inglese
 
 
La soluzione del caso è veramente impeccabile, e coloro che avranno voglia di risolvere il mistero (io ho preferito godermi la prosa incantevole dell'autore senza lambiccarmi il cervello), troveranno pane per  propri denti, anche se mai duro da rodere come nella Christie o in Carr.

E soprattutto troveremo alcune tematiche a dir poco ardite per l'epoca; una ragazza madre, donne che si concedono per puro piacere, attricette che usano il loro corpo per fare strada vantandosene anche...insomma, in questo romanzo una volta tanto gli Inglesi si accoppiano felici e contenti, e senza troppi pudori, un qualcosa che non mi sarei mai aspettato di trovare tra le pagine del pudico Adams.

L'unica pecca che mi permetto di fare al romanzo è sul ritmo; la prima parte è veramente troppo lenta, in  pratica solo interrogatori lunghi e statici ai familiari dei defunti, come nei peggiori libri della Christie; la seconda parte è decisamente più interessante ma il libro, pur essendo piuttosto buono, non risulta un prodotto memorabile. Quindi se per caso non avete mai letto Adams, leggetevi prima "Una parola di otto lettere", assai più riuscito e d'impatto, ma non disdegnate nemmeno questo.

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