mercoledì 17 dicembre 2014

"IL TERRORE CHE MORMORA" DI JOHN DICKSON CARR.


 
Secondo la mia modesta opinione, un poliziesco perfetto è un’amalgama di tre fattori, di tre ingredienti;

1-     Un enigma originale e una soluzione complicata anche se non troppo arzigogolata.

2-     Uno scavo psicologico approfondito dei personaggi coinvolti nella vicenda

3-     Infine, la capacità di tenere il lettore avvinto, incatenato alla poltrona, facendogli maledire qualsivoglia interruzione, fondendo abilità narrativa con leggerezza della scrittura, e creando soprattutto quell’atmosfera di curiosità mista a sottile disagio che rende unico e memorabile un poliziesco.

 

Lo so, sono abbastanza severo, perché i romanzi che presentano queste caratteristiche in contemporanea, chiamiamoli romanzi “ideali” sono pochissimi. Gli stessi maestri del genere raramente presentano un romanzo ideale; la Christie spesso offriva nei suoi romanzi un enigma di prim’ordine, ma non sempre era avvincente, e spesso i personaggi erano unidimensionali, appena funzionali alla vicenda. La Sayers offre personaggi approfonditi e memorabili, ma manca troppo spesso di leggerezza. Rex Stout e Simenon sono estremamente piacevoli alla lettura, ma i loro casi polizieschi abbastanza prevedibili. O ancora Cornell Woolrich, il maestro dell’adrenalina pura ma dalle trame, se si guarda bene, abbastanza sgangherate.

Insomma, è difficile trovare romanzi ideali. Capiamoci, non sto parlando dei “soliti” capolavori del genere, ma di romanzi che fondano assieme i tre fattori suddetti.

Per chi scrive,  il primo e il più grande tra questi è “La pietra di luna” di Collins, poi possiamo considerare tali “Come in uno specchio” di Helen MacCloy, “Dieci piccoli Indiani” ed “E’ un problema”  di Agatha Christie, “Un’accusa imbarazzante” di Josephine Tey, o ancora “Il cerchio rosso” di Edgar Wallace.

A questo ristretto club (se poi vi vengono in mente altri titoli, suggeriteli pure) appartiene anche il grande John Dickson Carr, autore che amo e leggo spesso pur non idolatrandolo come fanno in molti. A Carr “rimprovero” (uso le virgolette perché il suo valore è incontestabile), enigmi a volte fin troppo complicati che appesantiscono un testo già eccellente che con meno misteri filerebbe assai più spedito, oppure trame estremamente avvincenti ma del tutto assurde (molti dei romanzi storici, nei quali talvolta si sconfina anche nel fantastico, con salti temporali tra epoche diverse assai suggestivi ma che a me non sono mai piaciuti; l’ultimissimo romanzo, “Il mistero di Muriel”, è poi talmente inverosimile da essere quasi involontariamente comico) che mettono a dura prova la sospensione di incredulità del lettore di polizieschi, che è disposto a concedere qualche “deroga” ma non troppo; il purista dell’enigma perfetto esige verosimiglianza.

Ma in due occasioni almeno secondo me Carr sforna il romanzo perfetto; prima nel 1938 col meraviglioso “L’automa” e poi, pochi anni dopo, nel 1946, con “Il terrore che mormora”, forse appena un gradino sotto a The Crooked Hinge  ma sempre un capolavoro assoluto che a ogni rilettura (sono alla terza) assume nuovo spessore, nuova linfa.
 
 

Si, perché questo "He who wisphers" è un libro originale, eccitante tanto è avvincente, con personaggi splendidamente vivi e con risvolti di grande umanità, quasi doloroso a tratti. Ci sono coincidenze di troppo e qualche passaggio forzato, ma sono gocce in un mare di meraviglie.

La storia, come sempre in Carr, è difficile da raccontare, anche solo da riassumere. Inizia in una sera di pioggia, in una Londra che ancora si sta riprendendo dal disastroso conflitto mondiale appena terminato, nella sala privata di un ristorante. Qui due giovani, lo storico e reduce di gueraa Miles Hammond e la bella e determinata Barbara Morell ascoltano da un anziano professore Francese il racconto di un omicidio terribile, agghiacciante e con risvolti soprannaturali, accaduto in Francia poco prima dello scoppio della guerra. Di questo delitto, archiviato come suicidio quando è impossibile che esso lo sia, è sospettata una giovane e bellissima bibliotecaria, appena rientrata in Inghilterra…. Per i due giovani, aiutati da un Gideon Fell in forma splendida, è l’inizio di una vicenda che, come in un vortice a spirale, li trascina dentro a un incubo terribile, dal quale sarà difficile uscire, visto che i pericoli sono dappertutto, pericoli sia visibili che invisibili.
 
un'edizione Oscar dello scorso decennio; il classico del giallo ha la stessa copertina.
 

No, non mi sento di aggiungere di più, questo è davvero un libro da scoprire pagina dopo pagina, un capolavoro assoluto tra l’altro comodamente disponibile in libreria nei bassotti Polillo, nella stessa traduzione della Francavilla già presentata nei classici del giallo nel 2001.

Per un natale da brividi, per tre ore indimenticabili in compagnia di un grandissimo autore, per un romanzo veramente ideale, fate in modo di farlo arrivare sotto il vostro albero addobbato, in un bel pacchettino colorato, magari in giallo.

5 commenti:

  1. Superbo! Tra i 3-4 più grandi polizieschi della Golden Age. Assolutamente geniale.

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  2. Davvero! non mi sono sentito di rivelarne la trama dettagliatamente, troppe cose da scoprire a ogni capitolo, troppi colpi di scena superbi. Anche la risoluzione dell'enigma, da alcuni ritenuta troppo forzata, io non l'ho trovata affatto tale, anzi se si vuole è una delle soluzioni Carriane più "sobrie".

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  3. Carr è il mio autore preferito e questo è stato il suo primo romanzo che ho letto, e e poi riletto e riletto ancora. ad ogni lettura trovi sempre qualcosa di nuovo. condivido in pieno il tuo articolo e approfitto dell'occasione per farti i complimenti per il tuo ottimo blog.

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  4. Grazie mille Carter, molto gentile. Anche per me Il terrore che mormora è stato uno dei primi Carr, anche perché quando ho cominciato ad appassionarmi all'autore, una decina di anni fa, il testo era uno dei pochissimi disponibili in libreria negli Oscar. Come ho scritto nel post, non mi sono piaciuti tutti i romanzi di Carr, specialmente i gialli storici che spesso ho trovato forzati e inverosimili, ma sono senz'altro più i capolavori che i libri meno riusciti. Alcuni sono talmente famosi che è superfluo perfino parlarne, altri invece non hanno la fama che meriterebbero; spero col tempo di riuscire a parlare di tutti i Carr non ancora abbastanza noti.

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