domenica 19 maggio 2013

IL CLUB DEI MESTIERI STRAVAGANTI ; UNO DEI (TANTI) CAPOLAVORI DI GILBERT KEITH CHESTERTON.






Strano destino,quello di Chesterton. Famosissimo in patria, da noi lo è diventato in pratica solo dopo lo sceneggiato di padre Brown con Renato Rascel, e adesso che del piccolo prete con l'andare delle generazioni si è perso anche il ricordo, adesso Chesterton sta vivendo un'onda di popolarità tra gli intellettuali cattolici,questo perchè  in pochi anni ( non appena scaduti i diritti) piccole case editrici hanno rieditato in Italiano quasi tutta la sua opera,dalla narrativa ai saggi religiosi fino a quelli letterari; a mio avviso lo hanno abbastanza strumentalizzato ( un po come successo a De Andrè, che ora pare sia stato un santo laico, cosa lontanissima dal vero) ma a mio avviso tradurre e ritradurre Chesterton è stata l'iniziativa editoriale più importante degli ultimi anni; perchè GKC ( con questo acronimo è conosciuto universalmente) era un vero, autentico fuoriclasse della letteratura, uguale solo a se stesso e inimitabile quanto inarrivabile. Se fosse stato un calciatore sarebbe stato un Garrincha,o uno Schiaffino,o un Platini; gente che si muoveva in una dimensione tutta sua,che spesso non finalizzava ma era l'essenza stessa del gioco. Infatti nella letteratura poliziesca si ricordano sempre la Christie, Quenn, Carr e compagnia,ma nessuno di loro,pur avendo scritto di più,pur avendo una maggiore fantasia e talento per le trame ingegnose ed essere rappresentanti del genere,poteva nemmeno lontanamente aspirare a essere uno scrittore bravo come Chesterton. Nella storia  e nella preistoria del poliziesco nessuno,nemmeno Poe, è stato così bravo.
Che poi non lo dico io così per fare l'originale; lo diceva Kafka, lo diceva Calvino. Jorge Luis Borges affermò che “la letteratura è una delle forme della felicità,e nessun autore mi ha dato tante ore felici come Chesterton”. Ora, a casa mia, tre indizi fanno una prova.
Bene, tralasciamo pure gli straordinari saggi di critica letteraria e i pamphlet religiosi, tralasciamo gli impressionanti romanzi allegorici come Il Napoleone di Notting hill,  L'uomo che fu giovedì o La sfera e la croce, e occupiamoci solo della sua produzione “poliziesca” o vagamente tale,visto che nessun suo racconto è un giallo canonico con morto,investigatore e indagine (anche se spesso intrecci e soluzioni sono talmente straordinari da lasciare un segno indelebile nel genere) ma quasi sempre sono vere e proprie avventure dove l'ordine naturale delle cose viene scomposto e ricomposto. Poi c'era la vena soprannaturale tanto adorata da Carr,con dei misteri (uno su tutti lo straordinario pugnale alato) nei quali veramente si crede a una presenza prodigiosa e ultraterrena, salvo poi essere riportati alla realtà da una spiegazione razionale assolutamente impeccabile.
Ovvio,la gran parte della produzione poliziesca di GKC sono i racconti di padre Brown,ma non solo. Esistono anche raccolte come “L'uomo che sapeva troppo” ,“Il poeta e i pazzi” e “I paradossi di mister Pond”  proposte di recente da Igor Longo nei gialli Mondadori, iniziativa oltre ogni encomio possibile.
E poi c'è questo stupendo volumetto, una delle gemme assolute dell'autore, che si intitola “Il club dei mestieri stravaganti”.
Ora, già il titolo è curioso e stimolante; che cosa sarebbe questo club? di cosa si occupa? Lo dice il titolo,appunto; è un'associazione che riunisce tutti coloro che hanno inventato di sana pianta un novo mestiere e con esso riescono a produrre reddito e viverci (cosa assai attuale in questi tempi di crisi; con l'aria che tira tra poco il mestiere dovremo inventarcelo davvero) e il gioco intellettuale del libro sta nell'indovinare prima che venga svelato quale sia il mestiere in questione; perchè GKC struttura i racconti come fossero piccoli gialli in cui non bisogna scoprire colpevoli ma mestieri.
Il libro è composto da sei racconti che raccontano sei storie diverse ma sempre collegate tra loro,e in pratica è un romanzo in sei capitoli, perchè i protagonisti che dedicano il loro tempo a scoprire nuovi membri del club sono sempre gli stessi; Basil Grant “Il sognatore, il mistico”, un ex giudice che di colpo abbandona il suo ruolo perchè si sente inadatto all'aridità morale del codice civile, e si rintana in una grande soffitta di Lambeth, in mezzo a cimeli di un altro tempo come   spade,alabarde,armature e libri antichi. Poi il fratello di Basil, Rupert,uomo pratico e dinamico che trascina il fratello in queste sensazionali avventure; anche se poi sarà Basil a capire e risolvere gli “enigmi” che come già precisato di criminale non hanno proprio nulla. E poi c'è il narratore,a mico di Basil, che si trova sempre al posto giusto per raccontare le avventure dei suoi amici.
Oltre a questi indimenticabili attori protagonisti, il libro è disseminato di azzeccatissimi comprimari, e di favolose,magnifiche descrizioni della Londra del tempo. Svelare quali siano questi mestieri stravaganti o qualche altro particolare della trama sarebbe un mero attentato al piacere intenso che può regalare questo libro,per cui mi taccio e faccio parlare Chesterton, proponendo alcuni straordinari passi presi a caso.

“Basil Grant e io ci trovavamo un giorno in quello che forse è il luogo migliore al mondo per conversare, la parte superiore di un tram passabilmente deserto. Conversare in cima a una collina è una cosa meravigliosa, ma conversare in cima a una collina volante è un'esperienza magica.
Intorno scorrevano i quartieri settentrionali di Londra,universo desolato che si apriva al nostro passaggio in tuta la sua vastità e il suo squallore. Era come un'infinità plebea, come una sordida eternità, che ci rivelava l'orrore vero delle aree povere di Londra, così diverse da quell'orrore falso e artificioso, fatto di vicoli bui e luridi tuguri, di delinquenti e maniaci,di vizi e miserie, che tanto piace ai romanzieri di cassetta. Nei vicoli bui,nei recessi della miseria,nessuno cerca la civiltà,nessuno cerca l'ordine. Ma qui la civiltà c'era,l'ordine c'era. E questo era l'orrore,che la civiltà non mostrava non mostrava che la sua abiezione,l'ordine che la sua monotonia. Nessuno,passando in un quartiere malfamato, si stupisce che non vi siano statue o che non vi sorga una cattedrale. Qui,invece, gli edifici pubblici c'erano, ma erano soprattutto manicomi; c'erano le statue, ma erano perlopiù statue di ingegneri delle ferrovie e di filantropi, due tetre categorie accomunate dal loro disprezzo per la gente; c'erano anche le chiese, ma erano sette di chiese oscure e peregrine, gli Agapemoniti e gli Irvingiti. E, soprattutto, c'erano ampie strade e  incroci e tramvie e ospedali e tutti gli altri segni tangibili della civiltà. Ma,sebbene non si sapesse mai, in un certo senso, quello che si sarebbe visto di li a poco, una cosa era certa; che non si sarebbe visto nulla di veramente grande, di fondamentale, di eccelso, nulla che l'umanità avesse mai adorato. E con indescrivibile disgusto il nostro cuore tornò allora a quegli anditi veramente angusti e miserabili, a quelle strade veramente squallide,a quei bassifondi genuini che si estendono intorno al Tamigi e alla City,dove,nonostante tutto,resta almeno la possibilità di essere folgorati,a una svolta qualsiasi della strada,dalla grande croce della cattedrale di Saint Paul ”

“Credo che l'aspetto più deplorevole della vita moderna sia il fatto che l'uomo moderno debba sempre ricercare l'esperienza artistica in uno stato sedentario; per ritrovarsi anima e corpo nel furore di una battaglia deve leggere un libro; per librarsi in cielo,deve leggere un libro; per fare una scivolata sulla ringhiera delle scale,deve leggere un libro”

“Ben pochi sapevano qualcosa di Basil Grant,non perchè egli fosse minimamente restio, che chiunque fosse entrato nelle sue stanze egli l'avrebbe tenuto a conversare anche tutta la notte. Pochi lo conoscevano perchè, come tutti i poeti,egli poteva fare a meno di loro. Accoglieva le persone con lo stesso piacere con cui si accoglie un'inaspettata sfumatura del crepuscolo, ma non provava il bisogno di andare in società più  di quanto   bisogno di apportar modifiche alle nuvole del tramonto”


Questo per dare un'idea dello scrittore e del pensatore Chesterton,e del perchè asserisco che i suoi scritti siano inarrivabili.
Per concludere,alla fine dell'ultimo racconto,il libro termina con un perfetto finale circolare,come certi libri di Stevenson, scrittore molto amato da GKC. Nell'ultima frase del libro tutto sembra ricominciare, e basta tornare all'inizio del libro per rivivere subito un'esperienza di lettura davvero splendida.

In questo periodo di massimo fiorire di Chesterton nelle librerie Italiane (quanti titoli andranno esauriti già entro 2-3 anni?) anche il club dei mestieri stravaganti è disponibile; lo pubblica Guanda e costa 15 euro.

INTRECCIO E SOLUZIONE FINALE;  10/10
-LEGGIBILITA’  10/10
-ATMOSFERA  9/10
-HUMOUR   9/10
-SENTIMENTO   9/10

MEDIA VOTO;   9,4

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