giovedì 23 gennaio 2014

LA GHOST STORY CLASSICA INGLESE, IL “GENERE GEMELLO” DEL POLIZIESCO.


 

Ho sempre ritenuto, forse a torto, una stranezza bella e buona che un appassionato di polizieschi classici non sia anche un cultore delle Ghost story anglosassoni, da non confondersi col genere horror prima e dopo di esse; le storie di fantasmi da narrare davanti al caminetto in una sera di pioggia sono un sottogenere ben distinto, lontano sia dai fluviali goticoni  stile Ann Radcliffe che dai tomi contemporanei di Stephen King.
 
 

Un sottogenere ovviamente molto amato dagli inglesi, quasi uno dei loro manifesti, una cosa della quale andare fieri, a cui si dedicavano anche insigni luminari, su tutti Montague Rhodes James, rettore di Cambridge e maestro supremo di questo filone narrativo.

Alle Ghost story si sono dedicati con estrema ispirazione  grandi autori vittoriani come Dickens, Stevenson, Kipling, George Eliot, Elizabeth Gaskell e Wilkie Collins; ma anche americani famosi per tutt’altra narrativa come Nathaniel Hawthone, Henry James  e Edith Wharton.

Ma questo sottogenere, proprio come il poliziesco, raggiunge la sua apoteosi nel ventesimo secolo, precisamente negli anni tra le due guerre, che coincidono con la golden-age del poliziesco; ma se il giallo continuerà a fiorire,  con la virata dell’horror verso lo splatter  e il realismo le vecchie storie del brivido dal sapore ottocentesco sono definitivamente tramontate, inadatte a un pubblico sempre più voglioso di emozioni forti.

In ogni caso, la stagione delle grandi Ghost stories è stata lunga e intensa, grazie anche all’ondata di interesse per lo spiritismo e i fenomeni paranormali a cui si dedicò anima e corpo Conan Doyle, e allo splendore di essa hanno contribuito anche noti giallisti; cominciò ovviamente Edgar Allan Poe, che è un precursore più o meno di tutto escluso i libri di ricette, ma il suo caso è inverso, lui era un grande autore di storie del brivido che si prestava anche al racconto poliziesco; il primo giallista a occuparsi anche di storie soprannaturali fu l’eclettico Arthur Conan Doyle, che ci ha lasciato una trentina di racconti fantastici assolutamente deliziosi, tra i quali alcune Ghost stories di cui una davvero di grande impatto, ovvero “Lo specchio d’argento”,  piccolo gioiello dove il protagonista vede, riflesso in un antico specchio, un fosco dramma del passato.

Un’altra grande autrice di esemplari e sottovalutatissime storie del brivido fu Agatha Christie, della quale in pochissimi purtroppo conoscono racconti di fantasmi assolutamente perfetti  come “La lanterna”, “L’ultima seduta” e “La bambola della sarta”. L’ho già detto tante volte, ma per chi non era attento ribadisco che la raccolta di racconti intitolata “Il segugio della morte” è uno dei grandi libri per assicurarsi piacevolissimi sussulti in notti buie e tempestose.

Poi ci furono scrittori che per una carriera intera giocarono a danzare sul labilissimo confine tra il poliziesco e la Ghost story vera e propria. Proprio qui volevo arrivare; in fin dei conti i due generi sono gemelli, si può infatti infarcire con estrema facilità una storia gialla di elementi horror, così come inserire enigmi razionali in una storia del brivido. John Dickson Carr e soprattutto il suo maestro Chesterton si sono divertiti a mescolare i generi per una carriera intera, pur rimanendo, talvolta con molta (troppa?) fatica entro la barricata del razionale; ma specialmente Carr qualche volta ha bellamente e volutamente oltrepassato questo limite, in qualche racconto e in uno dei suoi romanzi migliori, quale non posso dirlo senza incorrere in spoiler fastidiosi.

Ma lasciamo i giallisti nel loro brodo, qui si vuole parlare di Ghost story vere e proprie, che  nelle sere di questo inverno abbastanza mite ma comunque brumoso  e tempestoso  si gustano con estremo piacere.

 
 
Nel nostro paese abbiamo molto materiale al riguardo; sono disponibili a prezzi popolari tutti i racconti di Poe, di Rhodes James, di Le Fanu, di Dickens; di quest’ultimo vi consiglio la raccolta dal titolo “Da leggersi all’imbrunire”, che in appendice contiene anche storie gotiche del primo ottocento molto importanti.

Per brividi più eterei e raffinati raccomando le raccolte (sempre dal titolo Storie di fantasmi, non si scappa) di Edith Wharton e Henry James; bellissima è la raccolta “Nel buio” di Edith Nesbit edita da Sellerio, e graziosissimo è il racconto lungo “Il velo sollevato” di George Eliot, nel catalogo Marsilio.

Insomma, di materiale ce n’è quanto ne volete; e  oltre ai volumi dei singoli autori sono sempre reperibili anche antologie molto note e ampiamente esaustive, talvolta pure troppo; è il caso del mammut Newton “Storie di fantasmi”, un volumone di oltre mille pagine che racchiude molte delle storie più belle, ma ne contiene altrettante abbastanza mediocri o comunque datate e poco scorrevoli, specialmente di autori Italiani, Francesi e Tedeschi; come dicevano giustamente Fruttero e Lucentini, solo gli inglesi sapevano scrivere storie di fantasmi perfette, evitando le compiacenze letterarie dei Francesi o gli slanci liricheggianti dei Tedeschi ( slanci che rovinano anche molti dei racconti di Poe, che dai romantici Teutonici era parecchio influenzato; ma come ripeto lui era un precursore, che fu imitato a oltranza e, almeno per me, finì per essere superato) e soprattutto l’ingiustificato snobismo degli Italiani, che a parte qualche grazioso racconto di Tarchetti, Capuana o della Perodi non seppero mai prendere sul serio il genere soprannaturale, visto che nel nostro paese bisognava raccontare la vita vera, la sofferenza e la provvidenza. Per leggere un racconto del terrore nostrano davvero ottimo (anche se per certi versi è una parodia dell’antieroe Lovecraftiano, seppur di grande effetto) bisogna leggersi “Oleron” di Stefano Benni, incluso nel bizzarro e divertente “Il bar sotto il mare”, nel quale l’autore rende omaggio ai principali generi letterari con garbo, inventiva e leggerezza.

Insomma, il volume Newton è ottimo ma va preso con le molle, prima leggete gli autori col cognome Anglosassone e poi gli altri (a parte qualche godibile Francese come Gautier, Maupassant o Leroux) ma giusto per completismo.

Per chi scrive la raccolta di storie di fantasmi perfetta è quella dal titolo omonimo curata dai già citati Fruttero e Lucentini, un vero manuale del genere assolutamente irrinunciabile che a parte racconti stupendi ma non propriamente ascrivibili al genere come “Il richiamo di Chtlulu” di Lovecraft o “Il terrore” di Machen propone storie davvero esemplari; chi ruba la scena, con ben 4 racconti, è Rhodes James, del quale vengono proposti quelle che sono davvero le sue punte di diamante, ossia “Il tesoro dell’abate Thomas”, “Il numero 13”, “Fischia e verrò da te e soprattutto lo straordinario “La mezzatinta”. Ma oltre a James ci sono due dei capolavori di Lovecraft (Nella cripta e l’orrore di Dunwich), poi il famosissimo “La zampa di scimmia”, che Jorge Luis Borges riteneva la definitiva variante della leggenda dei tre desideri (e dalla quale Stephen King prenderà spunto per il suo bellissimo Pet Sematary) e l’ammaliante  “La bella adescatrice” di Oliver Onions (non il gruppo musicale, intendiamoci), da molti ritenuta la più raffinata storia di fantasmi di sempre. Altre ottimi racconti completano quella che è l’antologia capolavoro sui fantasmi disponibile in Italia, perché essere grandi antologisti è difficile come essere grandi scrittori ( e Fruttero e Lucentini erano entrambe le cose).

E quali sono le storie di fantasmi ( o comunque del brivido, perché oltre agli spiriti dei trapassati i racconti vertevano anche su presenze ancestrali, precognizioni inquietanti, demoni…non c’erano solo ghost nelle ghost stories) migliori per il sottoscritto, che ne ha lette tante? Faccio una top- ten? Ok, visto che insistete la faccio, precisando che ho preso in considerazione solo storie che considero esemplari e perfette nella maturità del genere, quindi epoca vittoriana- primo novecento; ho lasciato fuori con dispiacere storie molto belle ma un pochino datate come “La storia della vecchia nutrice” di Elizabeth Gaskell o  “LA stanza degli arazzi di Walter Scott, e anche racconti di gran livello come “Il campanello della cameriera” di Edith Wharton, per non parlare di un paio di racconti meravigliosi della Nesbit come “Corpi di marmo” e “L’automobile viola”, che compaiono stabilmente in varie antologie. Ma in una top ten ci stanno dieci elementi, e non di più, purtroppo.

 

 

1-     ESSI  ( o I bambini), di Rudyard Kipling; ecco, è questo per me il più bel racconto di fantasmi mai scritto, il più perfetto e compiuto, il capolavoro definitivo. Frutto della tarda fioritura Kiplinghiana, si narra di un automobilista senza nome che percorre in automobile la splendida e rigogliosa campagna Inglese, e nel suo vagare si imbatte in una bellissima casa abitata da una donna cieca e da tanti, tanti bambini curiosi e molto timidi. Più che una storia di grande ingegno, “They” è una poesia in prosa lunga venti pagine, partorita da un genio incompreso che scrisse grandi cose per tutta la sua carriera, ma negli ultimi anni di vita ci regalò alcune delle pagine più belle e potenti del ventesimo secolo, degne in tutto e per tutto degli autori più celebrati. Provare per credere le antologie edite da Adelphi.

 

2-     LA MEZZATINTA, di Montague Rhodes James ; ho deciso di scegliere un solo titolo per autore, altrimenti di James ne dovevo mettere almeno tre. Ho scelto questo perché per il sottoscritto è la storia più paurosa mai letta, di un orrore efficacissimo perché trasmesso non in un situazione di panico o di trauma, ma che emerge nell’oziosa conversazione di due compassatissimi e imperturbabili collezionisti d’arte Inglesi. A uno dei due capita una mezzatinta raffigurante una casa, niente di particolarmente interessante, non fosse che per una figura mostruosa che comincia a emergere dall’estremità del dipinto per portarsi verso una delle finestre della casa…in un crescendo di suspense viene svelata un’atroce verità, che assicura un brivido lungo la schiena ben oltre la parola fine. Come, non vi siete ancora fiondati in libreria a comprare l’antologia Newton che per soli 4,90 euro raccoglie tutte le storie dell’autore? Correte prima che chiuda!

 

3-     LA BAMBINA DI NEVE, di Nathaniel Hawthorne; racconto che riesce nel miracolo di essere al tempo stesso dolcissimo e inquietante, a scaldare il cuore e a far correre brividi lungo la schiena. In un gelido giorno di dicembre due bambini, fratello e sorella, costruiscono un pupazzo di neve che riproduce le sembianze di una bambina, per creare una compagna di giochi che faccia loro compagnia nella solitudine della campagna innevata. E questa bambina di neve si mostra felicissima di essere stata creata, e di mettersi a giocare con coloro che l’hanno plasmata... l’infinita poesia dell’infanzia, l’unica cosa che mi rammarico di avere perduto per sempre, qui rivive in tutta la sua bellezza, e sarà  proprio l’ottusità dei grandi a porre fine a questo splendido miracolo invernale.

 

 

4-     IL SEGNALATORE, di Charles Dickens; del sommo autore vittoriano, che si dedicò con estrema perizia anche alle storie del brivido, ho molto caro questo racconto di inquietanti precognizioni che presenta un’ambientazione assolutamente banale e quotidiana, eppure estremamente suggestiva; si svolge infatti tutto in una remota stazioncina nella campagna Inglese, dove un vecchio addetto ai binari ha delle strane e bizzarre visioni che lo terrorizzano. E poi, lo dico senza vergogna, a me i treni che sfrecciano nella notte sono sempre parsi un poco inquietanti, per cui il racconto ha un motivo in più per turbarmi.

 

5-     JANET LA STORTA, di Robert Louis Stevenson; grande, potentissimo racconto ambientato nella scozia più rurale, dove una misteriosa perpetua dall’aspetto mostruoso cela un segreto terribile,  che verrà svelato al reverendo Murdoch in una notte di tregenda. Meraviglioso, la summa del racconto del brivido Stevensoniano, da evitare nell’edizione Einaudi che vuole rendere il dialetto scozzese usato da Stevenson nell’originale con una maccheronica parlata Toscana che, ve lo dico da Toscano, è tutta sbagliata e finisce per essere non poco fastidiosa.

 

6-     IL GIRO DI VITE, di Henry James; a dire il vero sarebbe un romanzo breve, ma non me ne sono mai accorto, visto che ogni volta che lo rileggo non ci metto più di un’ora a terminarlo; storia molto nota e oggetto di infinite discussioni tra i fans (c’è chi dice che non esiste nessun fantasma e tutta la vicenda sia il frutto di una mente malata…io non mi pronuncio, mi suggestionano entrambe le soluzioni e va bene così…) . Mentre scrivo, mi sto accorgendo che in molti dei racconti di questa mia top-ten troviamo fra i protagonisti dei bambini, le figure più innocenti, sensibili e quindi più percettive, dotati della “lanterna” del sesto senso che permette di captare le presenze soprannaturali molto più facilmente di un adulto. Di cosa parla “Il giro di vite”? No, non posso assolutamente dire nulla, lascio il piacere di scoprirlo ai fortunati che non hanno ancora letto questo capolavoro.

 

 

7-     NELLA CRIPTA, di Howard Phillips Lovecraft; del grande autore del New England ho letto quasi tutto, e anche se non è tra i miei scrittori preferiti molti dei suoi racconti mi hanno folgorato, e li ricordo a memoria dopo anni. Evocatore di un orrore più cosmico e fantascientifico, questa è una delle sue rare ghost- story più canoniche, ed è davvero terrificante; la storia di un becchino che rimane chiuso in una cripta coi morti da seppellire è già di per se terribile, ma se ci si aggiunge un finale sconcertante che aggiunge orrore all’orrore, la notte insonne per gli impressionabili è garantita.

 

8-     LA LANTERNA, di Agatha Christie ; racconto del quale ho già parlato nel post dello scorso maggio dedicato ai racconti dell’autrice, ma del quale ribadisco l’estremo valore; una bella storia di amicizia tra due bambini, uno vivo e l’altro no, trattata con una sensibilità che solo una grande donna poteva avere.

 

 

9-     COMPAGNE DI GIOCO, di Alfred MacLelland Burrage; dopo tanti autori notissimo, mi permetto di inserire un outsider, del quale ho letto solo due racconti, che  ho amato moltissimo; l’ottimo “La statua di cera” fantasia macabra contenuta nell’antologia Newton, e questo rarissimo “Playmates”, datato 1927, che ho fortunosamente reperito in una raccolta di storie del brivido.. per le scuole medie, ovvero “Blackout-nel buio del terrore”, miracolosa antologia curata di Donatella Ziliotto che comprende molti bellissimi e rari racconti. Qui la trama è molto classica, con la grande casa nel quale si trasferiscono un anziano misantropo e la bambina che ha adottato, la quale trova alcune amiche in un’ala della casa che un tempo era una scuola; le bambine sono molto simpatiche e affettuose, ma sono molto timide e vestono e parlano in modo antiquato…ok, il tutto è prevedibile, ma trattato con una delicatezza straordinaria, che fa del racconto un gioiellino assoluto, peccato sia un’impresa reperirlo.

 

10-  LA ZAMPA DI SCIMMIA, di William Wimark Jacobs; già citato archetipo della Ghost- story americana, negli USA molto famoso e citato, oltre che da Stephen King anche dal cinema e perfino dai Simpson. In ogni caso la storia della zampa di scimmia alla quale si può chiedere tre desideri che verranno subito soddisfatti (ma a carissimo prezzo, purtroppo) è un capolavoro assoluto, che nello splendido finale raggiunge un pathos ineguagliabile. Peccato solo che questo sia in pratica stato l’unico exploit dell’autore.

 

 

Insomma, spero abbiate apprezzato il mio sforzo di popolare di incubi di prima scelta il vostro sonno.

 

 

 

1 commento:

  1. Sono un'amante delle ghost stories, alcuni di questi racconti e raccolte che hai citato li ho già letti e me ne sono innamorata, altri invece non li conoscevo affatto, grazie per le dritte!
    salvo subito la pagina tra i preferiti, e magari torno a leggerti volentieri per scoprire qualche altro titolo interessante :)
    A presto!!

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